La guerra nella zona etnea / Il primo rastrellamento tedesco in Italia, senza vittime, avvenne a Pedara nell’agosto 1943

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piazza pedara
Il teatro degli eventi, oggi

Non tutti sanno che il 3 agosto 1943, a pochi chilometri da Acireale, avvenne la prima rappresaglia effettuata in Italia, nel corso della seconda guerra mondiale, dai tedeschi ai danni di civili.

Accadde a Pedara, allora piccolo centro pedemontano che contava appena tremila abitanti, ma accoglieva in quei giorni moltissimi sfollati dalla città di Catania. Volta al termine la famosa battaglia della piana di Catania, i soldati tedeschi battevano in precipitosa ritirata attraversando i paesi del versante sud dell’Etna, commettendo razzie e violenze di ogni genere contro inermi civili. La rabbia della popolazione, esausta dopo anni di guerra, esplose contro quello che era formalmente l’esercito alleato, ma che si comportava da vero e proprio invasore. Questa rabbia si manifestò in diversi episodi.

La mattina del 3 agosto, dopo che un contadino aveva ucciso, a colpi di pietre,  un soldato tedesco – un altro rimane ferito – in difesa del  proprio mulo, preda del razziatore, a Pedara scoppia la rabbia popolare in difesa della propria “roba”. Occorre ricordare che allora il furto di un mulo (o di altro mezzo di locomozione) poteva comportare per una  famiglia di contadini di modesti mezzi finanziari il tracollo economico. In breve tempo parecchi giovani si armano (oltre ai fucili personali, altre armi furono date dai carabinieri col benestare del podestà), dislocandosi tra le vie del paese. Tuttavia i tedeschi, ricevuti rinforzi, nelle prime ore del pomeriggio ritornano in paese, iniziando un vero e proprio rastrellamento.

Soldati tedeschi ad Acireale (agosto 1943)
Soldati tedeschi ad Acireale (agosto 1943)

Nei pressi della piazza principale arrestano 13 cittadini, portati successivamente in una zona periferica di Zafferana Etnea, precisamente presso l’albergo “Airone”, requisito dai tedeschi. Questi ultimi, ormai allo sbando ed incalzati dalle truppe alleate anglo-americane, giorno 8 sono costretti ad abbandonare quelle posizioni, lasciando liberi gli ostaggi, che il 10 agosto fanno ritorno al paese, dove – trepidanti ed ignari della loro sorte – li attendevano i parenti.

Quei tredici malcapitati, arrestati senza alcun motivo (uno di essi era un fervente fascista), furono, in realtà, molto fortunati. Ben altra sorte, infatti, toccherà pochi giorni dopo (12 agosto) al paese di Castiglione di Sicilia, dove ebbe luogo la prima strage nazista in territorio italiano (16 morti).

Pare che gli ostaggi “pedaresi” riuscirono a salvarsi grazie al provvidenziale intervento della signora Maria Antonietta Morlini, milanese di origine, che conosceva il tedesco per aver studiato in un collegio svizzero e riuscì a trattare con i tedeschi, ottenendo un allungamento sui tempi fissati per la consegna del colpevole o la loro fucilazione (agli ostaggi era già stata fatta scavare la propria fossa). In quei convulsi frangenti un altro autorevole e decisivo intervento in favore dei tredici disperati fu quello delle autorità ecclesiastiche locali, in particolare di mons. Francesco Pennisi, allora rettore del seminario arcivescovile di Catania, pedarese di nascita, e futuro vescovo della diocesi di Ragusa.

Guido Leonardi

 

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