“Migrantes” a Castiglione / “L’Italia sono anch’io”. Mons. Perego rilancia il diritto alla cittadinanza in base allo “ius soli”

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Mons. Perego con il parroco di Castiglione, don Roberto Fucile
Mons. Giancarlo Perego a Castiglione

Il Mediterraneo, teatro di migrazioni che in realtà sono sempre più autentiche fughe e sempre meno il primo passo di una personale «ricerca della felicità» in Europa. È in aumento il numero di quanti lasciano l’Africa ed il Medio Oriente non soltanto per conquistarsi migliori condizioni di lavoro di vita, logica conseguenza di instabilità diffusa e guerre che si riflette plasticamente nei numeri del Rapporto 2014 su immigrazione ed emigrazione in Italia, redatto da Caritas e Fondazione “Migrantes”, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana, e presentato nei giorni scorsi a Castiglione di Sicilia. Ospite della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo è stato proprio il direttore di “Migrantes”, mons. Giancarlo Perego, dal 2009 alla guida della fondazione, esperto di chiara fama sul tema delle migrazioni: «Verità e carità sono i nostri binari nella lettura del mutamento sociale» – questo una delle considerazioni più salienti della sua ampia relazione – valori che, secondo il religioso, dovrebbero ispirare l’agire di istituzioni e mezzi d’informazione nel governo del fenomeno e nel racconto di cronache spesso tragiche.

Scorrendo i numeri del rapporto, emergono altre tendenze meritevoli d’attenzione, come quella che potrebbe vedere, entro la fine del 2015, il numero di italiani che sceglie di trasferirsi all’estero superare quello degli immigrati nel nostro paese, un «sorpasso» che non si registra dagli anni Settanta del secolo scorso. Previsione che scaturisce dal trend degli ultimi anni, con il dato del 2013 che stima circa 94 mila italiani diretti all’estero, mentre sarebbero 100 mila gli stranieri entrati in Italia, per un totale di quasi cinque milioni di immigrati e 196 nazionalità rappresentate. Coloro che spesso diventano «nuovi italiani» provengono in maggioranza da Romania, Marocco, Albania e si concentrano per il 60% nelle regioni settentrionali. La proporzione si inverte – è quanto sottolinea a più riprese Perego – parlando di emigrazione: se la maggior parte degli stranieri si stabilisce in nord Italia – e solo il 14% al Sud e nelle isole – ben il 52% dei migranti italiani parte dal Mezzogiorno, sebbene dal 2013 il numero di chi lascia il nord sia in netto aumento.

Nell’approccio al complesso argomento delle migrazioni, è la discriminazione il vero ostacolo per la costruzione di una società che accoglie e, talvolta, sono le stessi leggi che regolano il vivere civile a farsi strumenti di separazione e creazione di barriere: per questo Caritas e “Migrantes”, come spiega Perego, hanno aderito alla campagna per i diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io” che punta all’introduzione dello ius soli. Esigenza ogni giorno più stringente, considerato che oltre la metà degli 805 mila minori stranieri iscritti a scuola è nato in Italia – «Sono italiani di fatto e saranno gli italiani di domani» – ma non può disporre della cittadinanza del Paese in cui si sta formando. «Se la legge non si adatta rapidamente alla realtà – annota ancora Perego – può diventare causa di discriminazioni».

Da segnalare il trend in calo dell’immigrazione irregolare (124 mila irregolari nel 2006, 30 mila nel 2013), mentre soltanto 81 mila persone fra le oltre 250 mila sbarcate negli ultimi due anni e mezzo, è rimasta nel Bel Paese, generalmente uomini e donne provenienti dall’Africa sub-sahariana.

La carrellata di Giancarlo Perego sul Rapporto “Migrantes” per il 2014 si è conclusa con un approfondimento sull’emigrazione italiana nel nuovo millennio: il numero complessivo degli italiani all’estero, secondo i dati dell’Aire, è quasi uguale a quello degli stranieri in Italia, una presenza monitorata dal Rapporto da ormai otto anni e che, soltanto nel triennio 2010-13, è aumentata del 10%, concentrandosi in Europa e Americhe, specie in Argentina, Germania e Svizzera.

Francesco Vasta

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