Diocesi / Il santuario di Vena di Piedimonte sarà “Porta Santa” nel Giubileo della Misericordia

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Nell’anno del Giubileo straordinario della Misericordia, voluto da Papa Francesco e che si aprirà il prossimo 11 dicembre, il Santuario di Vena avrà l’occasione di vivere una stagione di rinnovata centralità pastorale nel contesto della Diocesi di Acireale. È stato infatti lo stesso vescovo, mons. Antonino Raspanti, ad annunciare, nel corso dell’annuale solennità della Madonna della Vena, la scelta del tempio mariano nel comune di Piedimonte Etneo quale “Porta Santa” per le indulgenze. A Vena si affiancheranno, per il territorio diocesano, la Cattedrale di Acireale ed il Santuario della Madonna di Valverde. Nel periodo giubilare, le Porte Sante saranno le mete dei pellegrinaggi che vengono compiuti al fine di ottenere l’indulgenza dai peccati e «trovare la via della conversione», come ha ricordato lo stesso pontefice. La notizia è giunta a coronamento di un periodo segnato da numerose iniziative e da grande vitalità per il Santuario, guidato come ormai da più di sette anni dal rettore don Carmelo La Rosa.correttar Vena Facciata santuario 26 (960 x 540) (480 x 270)

Il 2015, infatti, è dedicato alla celebrazione dei 150 anni dall’eruzione dell’Etna del 1865, una delle più imponenti fra quelle in tempi storici e che interessò l’alto versante orientale della montagna. La tradizione della borgata racconta che in quell’anno la lava, giunta nelle campagne intorno a Vena, si arrestò dinanzi alla processione degli abitanti del tempo che condussero al fronte lavico una statua di Maria ancora oggi custodita nel Santuario e di recente restaurata. Il simulacro, «arroventato da un vento furioso alzatosi all’improvviso» poco prima del fermo miracoloso della colata, fu appunto denominato da allora “Madonna del Fuoco”. L’evento eruttivo diede origine, a circa 1800 metri di quota, ai coni di scorie ribattezzati Monti Sartorius, oggi uno dei luoghi più visitati durante tutto l’arco dell’anno sull’Etna, immersi in un bosco di betulle che è stato scelto per ospitare una Santa Messa a ricordo del prodigio, e organizzata assieme alla sezione di Linguaglossa del Club alpino italiano e del Distaccamento del Corpo Forestale di Linguaglossa.

«L’unica arma di quei nostri lontani concittadini era la preghiera – ha detto padre La Rosa durante l’omelia – Credere significa rendere possibile il miracolo e far venire il Signore presso di noi». Un’altra celebrazione è stata officiata in contrada Giretto, poco fuori da Vena, dove nel 1936 venne costruito un altare monumentale a ricordo dei fatti.Vena

La rievocazione del miracolo della Madonna del Fuoco non si è fermata qui: al piano del Santuario di Vena si è tenuta anche una conferenza-dibattito intitolata “La lava dei miracoli”, con gli interventi del ricercatore dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Osservatorio Etneo, Stefano Branca, del geologo Carlo Cassaniti e del sindaco di Piedimonte Ignazio Puglisi. È stato presentato per la prima volta al pubblico l’omonimo progetto di promozione del turismo religioso finanziato nei giorni scorsi dalla Regione. Al piano, che prevede la creazione di un unico percorso turistico da Catania a Vena, aderiscono, oltre a Piedimonte, i comuni di Sant’Alfio e Nicolosi – nel 1928 e nel 1886 scampati al vulcano «per mano divina» – ed operatori turistici privati.

Adesso le energie del Santuario di Vena si concentreranno sulla messa in moto della macchina organizzativa giubilare, così da preparare la frazione etnea ad accogliere un flusso di ospiti e fedeli che si preannuncia notevole. Un compito quanto mai ostico: si attende ormai da anni una riqualificazione urbanistica dell’area intorno alla chiesa, mentre l’offerta in termini di posti letto ed accoglienza è praticamente inesistente. Ancora una volta, a Vena, si farà affidamento sulla tenacia e l’inventiva di don Carmelo e degli altri pochi «custodi», fra residenti e assidui frequentatori di uno dei luoghi di fede più antichi della Sicilia.

Francesco Vasta

 

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