Luoghi della fede 4 / Vite immerse nella preghiera e nella lode a Dio nella Certosa di Serra San Bruno

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In questo mondo ci sono degli “angoli di paradiso”: diciamo cosi quando pensiamo un paesaggio e ne ammiriamo la bellezza con il cuore pieno di pace e di gioia. Alcuni lo direbbero anche dei monasteri. Il silenzio di questi luoghi porta ad entrare nella preghiera (o contemplazione) anche guardando la bellezza di un’alba, per esempio, oppure quando si ascolta il canto di un passero.

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Complesso della Certosa, Serra San Bruno

I certosini sono stati definiti come “i solitari di Dio” ma, al di la di questa solitudine, sono riuniti come fratelli: per via della comunità che formano, per via della stessa vocazione contemplativa, per la partecipazione alla messa comunitaria. L’unità fra i monaci è di carattere spirituale: “essi sono uniti dall’amore del Signore e dalla preghiera”. Essi vivono seguendo l’esempio del loro fondatore San Bruno e rendendo “visibile” nel mondo, con il loro silenzio, l’esperienza della preghiera e di unione a Dio.

Un momento molte forte ed importante della vita in certosa è la preghiera dell’ufficio notturno. Ogni giorno dalle ore 24.30 fino alle 2 – 3.30 del mattino, i monaci intonano salmi e cantici. Questa veglia “spezza” ogni notte il loro dormire che non viene chiamato “sonno” ma riposo. Alle ore otto c’è la messa comunitaria. Ogni monaco vive due momenti forti che sono quello della consacrazione quando ognuno si stende per terra in atto di adorazione e quello l’abbraccio di pace. Successivamente ogni monaco va alle sue occupazioni, al suo officio quotidiano. La vita del certosino è avvolta dalla preghiera. Anche in cella un monaco ha i suoi tempi da dedicare alla meditazione.

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Certosa di Serra, interno della Chiesa

Ricordiamo le parole di Benedetto XVI in occasione della visita alla Certosa: “Fugitiva relinquere et aeterna captare“: abbandonare le realtà fuggevoli e cercare di afferrare l’eterno. In questa espressione della lettera che il vostro Fondatore indirizzò al Prevosto di Reims, Rodolfo, è racchiuso il nucleo della vostra spiritualità (cfr Lettera a Rodolfo, 13): il forte desiderio di entrare in unione di vita con Dio, abbandonando tutto il resto, tutto ciò che impedisce questa comunione e lasciandosi afferrare dall’immenso amore di Dio per vivere solo di questo amore. Cari fratelli, voi avete trovato il tesoro nascosto, la perla di grande valore (cfr Mt 13,44-46); avete risposto con radicalità all’invito di Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!” (Mt 19,21). Ogni monastero – maschile o femminile – è un’oasi in cui, con la preghiera e la meditazione, si scava incessantemente il pozzo profondo dal quale attingere l’”acqua viva” per la nostra sete più profonda. Ma la Certosa è un’oasi speciale, dove il silenzio e la solitudine sono custoditi con particolare cura, secondo la forma di vita iniziata da san Bruno e rimasta immutata nel corso dei secoli. “Abito nel deserto con dei fratelli”, è la frase sintetica che scriveva il vostro Fondatore (Lettera a Rodolfo, 4). La visita del Successore di Pietro in questa storica Certosa intende confermare non solo voi, che qui vivete, ma l’intero Ordine nella sua missione, quanto mai attuale e significativa nel mondo di oggi”.

Riccardo Naty

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