“Il tempo di un errore” – 4 / Attimi di poesia a cura di Rita Caramma: Elena Cesari, Isabella Panfido, David Huerta

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Se la conseguenza naturale di una perdita consiste nel non ritrovare ciò che si aveva, o qualcuno che ci stava accanto e che faceva parte della nostra vita, a vario titolo, altrettanto naturale è quel cercare di colmare l’assenza proprio di ciò che si è perduto, di ciò che non si ritrova, di ciò che non ci appartiene più.

cop3-cesariCosì, in “L’essenziale delle cose perse (LietoColle, pp. 35, euro 13), Elena Cesari si misura con il ciclico alternarsi del tempo col suo pacchetto di regali o col suo fardello di privazioni che la poetessa delinea con netta e realistica consapevolezza, con leggera e colma sapienza poetica: “Aveva delle corse perse / conservato solo l’essenziale; / le due facce amate unite in un ciondolo / regalo della notte / che infine smise anche per lei di dondolare.”

cop2-panfidoLa perdita, dicevamo che spesso è frutto di un abbandono, circoscrive uno spazio in cui misurare la propria sensazione, relazione e attenzione verso gli altri, come fa Isabella Panfido in La grazia del danno (La Vita Felice, pp. 93, euro 13). Qui l’autrice veneziana, apprezzata giornalista, ci regala una raccolta frutto di un lungo pensare che giunge al lettore attraverso un verso diretto e forte: “Ho cinto l’aria di pietre / per lapidare la tua ombra / ma la forma della tua lingua / è in salvo nella mia bocca. / Non ho altre parole che queste / nostre. / Hanno scelto malgrado noi / hanno detto la gioia / dettato il danno / taciuto la maledizione”.

cop1-huertaAll’assenza segue la ricerca, che a volte inizia dal proprio io, attraverso un viaggio fra dimensioni filosofiche e sfocate immagini per atmosfere di paesaggi ricchi di suggestioni simboliche e vibranti come in La strada bianca (Kolibris, pp. 199, euro 12) di David Huerta, con nota di Lucia Cupertino e traduzione di Chiara De Luca. Autore contemporaneo messicano fra i più apprezzati, Huerta sa modulare il suo dire come una benevola frescura dell’anima che sfocia nel salvifico ritrovarsi nel ritrovare l’altro: “[…] i lenti scintillii dei tuoi primi sguardi / nel freddo di una mattina di ottobre, / i dorati passi del giorno, il pane / e le tazze di caffè, i minuti / delle nostre vite nel tremore di specchi / dell’imminenza, l’amore che provo / per te, la tua presenza, le tue fantasie.”

Rita Caramma

 

 

 

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