Sport / Germania, una superpotenza calcistica

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In una estate senza appuntamenti internazionali di richiamo, la Germania si candida sempre più ad assumere il ruolo di federazione guida nel calcio continentale conquistando gli Europei Under 21 e la Confederations Cup. Un risultato fatto di talento e organizzazione, frutto di una rivoluzione che dai primi anni 2000 ha totalmente rifondato il sistema-calcio tedesco.

I due 1-0 con cui i Panzer hanno portato a casa la Confederations Cup e l’Europeo Under 21 meritano grande attenzione: dietro i trionfi contro Cile e Spagna, infatti, si cela una macchina organizzativa quasi perfetta, che ha permesso ai due selezionatori Kuntz e Loew di arrivare alla vittoria pur schierando seconde e terze linee. E’ fondamentale, infatti, riflettere su un elemento: il tecnico della nazionale maggiore Joachim Loew ha affrontato la Confederations rinunciando a 8/11 della sua formazione tipo:  Neuer, Boateng, Hummels, Howedes, Kroos, Khedira, Muller, Ozil e Gomez non sono stati convocati, venendo rimpiazzati da calciatori potenzialmente impiegabili per il Campionato Europeo Under 21. La lista comprende giocatori come il classe ’96 Werner del RB Lipsia, i ’95 Kimmich e Sule, Emre Can del Lierpool oltre a talenti quali Goretzka, Brandt, Ginter ed Henrichs.

Un effetto domino che ha permesso all’allenatore dell’Under 21 Stefan Kuntz di lanciare talenti come il portiere Pollersbeck, Weiser, Selke e Gnabry del Bayern Monaco, per citarne alcuni. La vittoria della “mini-mannschaft” sulla Spagna rappresenta, a ragion veduta, lo spot migliore per il calcio tedesco: una squadra priva di stelle è infatti riuscita a battere i giocolieri spagnoli grazie a un gruppo compatto, composto da tanti calciatori dal tasso tecnico elevato che riescono a inserirsi perfettamente nelle trame tattiche create dal selezionatore. Organizzazione e spirito di gruppo dunque, ma anche integrazione: in una società sempre più multietnica sono all’ordine del giorno storie di campioni che sono tedeschi in tutto e per tutto, ma con storie e origini differenti i turchi Ozil e Gundogan, il tunisino Khedira, il ghanese Boateng e lo spagnolo Mario Gomez sono veri e propri pilastri della nazionale Campione del Mondo in carica. Una squadra multietnica a tutti i livelli: il talentino Gnabry, classe ’95 del Bayern Monaco e tra gli uomini simbolo dell’Under 21, nasce da padre ivoriano e madre tedesca.

Una rinascita, quella della Germania calcistica, partita dal fallimento della pay tv tedesca Premiere, che lasciò senza un quattrino la Bundesliga. Questo trauma ha portato la federazione a rivedere le priorità, puntando su strutture sportive all’avanguardia che attraessero pubblico e facessero crescere al meglio i giovani dei vivai. Un modello di successo che, in tre anni, ha permesso alla Mannschaft di alzare al cielo una Coppa del Mondo, la prima Confederations Cup della storia e il secondo Europeo Under 21: ai Mondiali di Russia 2018 i favoriti non possono che essere loro.

Giorgio Tosto

 

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