Acireale / Due coniugi lasciano alla Diocesi la loro villa di S. Giovanni Bosco: “Fatene una casa per malati bisognosi”

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La villa donata dai coniugi Garozzo alla diocesi di Acireale

Nell’ambito della festa di San Camillo, nel cortile della “Casa sollievo della sofferenza” di Acireale, ha avuto luogo una serata dedicata alla presentazione di un eccezionale progetto di una casa di accoglienza per persone abbandonate e malati, valorizzandocosì una villa donata con nobiltà d’animo dai coniugi Salvatore e Rosa Garozzo, morti senza figli. Il camilliano fratel Vincenzo ha commentato in proposito: “Aiutateci a realizzare il sogno dei due sposi”.

Attraverso un video si constata l’ampiezza della villa sita in località San Giovanni Bosco, la raffinatezza architettonica del fabbricato nuovo con una spaziosa terrazza e al centro una cisterna e di quello antico, anch’esso interessante.

La villa donata dai coniugi Garozzo alla diocesi di Acireale
La villa donata dai coniugi Garozzo alla diocesi di Acireale

Fratel Carlo parla del “privilegio” della conoscenza di Salvatore a 93 anni, lucido e determinato nel suo volere, ispirato nel cuore dal Signore: attraverso i canali della Provvidenza, il sogno della casa d’accoglienza, in memoria della moglie Rosa Maugeri, morta nel 2010, potrà realizzarsi. Nel testamento aperto dopo la morte, la volontà del donatore è chiara.

Il progetto prevede di rendere abitabile il primo stabile nuovo, poi quello antico, lottizzando i diversi lavori. Fratel Carlo presenta la nipote dei Garozzo, prof. Maria Grazia Zappalà: insieme si sono recati dal vescovo, mons. Antonino Raspanti. Infine, cita altre realizzazioni “volute da Dio”, quali “La casa della speranza”, con sette anni di vita, e “La tenda”.

L'ingresso della villa
L’ingresso della villa

La conversazione della prof. Maria Grazia Zappalà, abitante a 250 metri dalla villa, verte sul rapporto con gli zii, “suoi secondi genitori e ritenuta da essi come figlia “, rievoca con nostalgia tanti ricordi: il matrimonio nella chiesa di Santa Maria Ammalati, nel luogo nativo di Rosa, mentre lo zio, brigadiere della polizia stradale a Gela, dal cuore buono e generoso, era di Balatelle; la loro fedeltà alla Messa festiva; il desiderio irrealizzato della zia d’avere un bimbo, cosa che le arrecò grande sofferenza; il pianto dello zio per sei mesi per la morte della moglie, donna dolce e sempre sorridente. Dopo il congedo di Salvatore, l’acquisto della villa adeguatamente ristrutturata, dove i coniugi vissero circa 40 anni.

La prof..ssa Zappalà promette collaborazione nella realizzazione dell’opera, nella quale si ipotizza di ricavare 18 vani più servizi.

                                                                                                 Anna Bella

 

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