Acireale / Incontro a tre voci su “La dimensione religiosa nella letteratura”

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L’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica e l’Insegnamento della Religione Cattolica, ha organizzato per gli IdR, un Seminario di studio e approfondimento sul tema “La Dimensione religiosa nella Letteratura”,  che si è tenuto nei locali del Liceo Classico Gulli e Pennisi di Acireale,  moderato dal vice direttore dell’Ufficio Irc di Acireale e vice preside dell’Iis Gulli e Pennisi, prof.ssa Barbara Condorelli.

 La dirigente scolastica, dott.ssa Maria Castiglione, dopo i saluti di benvenuto agli illustri relatori, mons. Sebastiano Raciti (docente di Teologia Fondamentale e direttore Ufficio Irc Acireale) , il prof. Salvatore Borzì, docente presso l’IIS Gulli e Pennisi di Acireale e il prof. Francesco Diego Tosto, docente di letteratura religiosa presso l’Issr San Luca di Catania, ha sottolineato il valore del tema, soffermandosi sul fatto che la storia e la cultura del popolo italiano, pur caratterizzata da  differenti stili e metodi di vita, da diversificati sistemi valoriali e tradizioni antropologiche, non può prescindere dal valore  della  cultura  religiosa  e  dai  principi  del  cattolicesimo, sia  in relazione ai suoi valori nonché ai significati in essi custoditi.

Oggi, ha sottolineato la dirigente, proprio la varietà di paradigmi culturali pone le basi per istituire un dialogo di conoscenza reciproca su quelle che sono le politiche e i valori, non stereotipati, al fine di  elaborare delle collegiali riflessioni in relazione anche ai cambiamenti sociali e culturali del  periodo storico in atto. Oggi, più che mai, è necessario  porre al centro l’uomo, la sua creatività, la consapevolezza che un’analisi comparativa e storico-critica dei contenuti dei saperi , possono diventare   chiavi di lettura della cultura e possibili fonti di senso dell’esistere.

Su questa linea, la moderatrice, prof.ssaBarbara Condorelli, ha ribadito che la nostra memoria, la nostra identità, l’identità del popolo italiano è segnata dal Cristianesimo, da sempre aperto alla conoscenza dialettica e all’ascolto di scrittori, poeti, letterati attraverso l’intreccio di categorie culturali, sociologiche, antropologiche che, apparentemente lontane dal “sentire religioso”, di fatto diventano aperture al trascendente, inteso come dimensione naturale dell’essere umano, del suo vivere  ben oltre la visione agnostica manifestata.

Oggi, ha aggiunto la moderatrice, nella società dell’effimero, spesso e volentieri non ci rendiamo conto come anche ritornare, magari attraverso percorsi mirati che rallegrano lo spirito, ad ascoltare non solo la “Parola” ma anche le belle parole dei tanti autori che hanno attraversato la nostra storia, diventa ricchezza di un sentire culturale che riprende, da una deriva nascosta, la dimensione trascendente dell’Essere  che non abbandona l’umano.

Con il suo intervento mons. Raciti ha voluto richiamare il rapporto tra Teologia e Letteratura e fare il punto della situazione sul significato oggi di tale rapporto.  Solo recentemente il dialogo con la produzione letteraria è stato messo al centro anche dalla Teologia, dialogo che affonda le radici nel testo biblico.

 Teologi come von Balthasar, Romano Guardini,  Henri de Lubac hanno ritrovato nella letteratura un linguaggio rivitalizzante, in grado di cogliere, dal sapere enciclopedico, la narrazione, il racconto, come   luoghi  teologici dell’epifania di Dio.

 La Teologia ha frequentato con intensità e motivazioni svariate l’ampia gamma dei diversi generi poetici ma  la coscienza epistemologica interdisciplinare si è esplicitata  solo all’inizio del Novecento,  con il ritorno alla Scrittura promosso dal Concilio Vaticano II (Gs n. 62).  Da qui l’individuazione della letteratura come punto di condensazione di una fenomenologia dell’umano vissuto – pensato, immaginato, interrogato – che le forme codificate del sapere teorico e delle scienze antropologiche riducevano nell’ambito del loro interesse speculativo e della poesia come luoghi capaci di raccogliere e dare parola a un’eccedenza dell’umano, al peso della sua esperienza di vivere. Dell’urgenza di stringere un’alleanza umanistica di tipo nuovo, con altre discipline, la teologia più accorta pare essere oggi sempre più consapevole.  

Dio talvolta si può dire solo così: parabole, poesia, lirica, narrazione. Ripresa letteraria del linguaggio di tutti i giorni, accessibile a tutti e, proprio per questo, capace di rivolgersi a tutti.   Questa assiduità con letteratura e poesia, ha concluso monsignor Raciti, va necessariamente recuperata, per intuire dell’umano con cui si  ha a che fare ogni giorno. Lì si troveranno parole che dicono dei vissuti di cui la fede è chiamata a prendersi cura. Parole di cui i nostri giovani sono in ricerca, affamati di un linguaggio che non riporti solo la tecnica dei loro diritti e delle loro possibilità, ma il sentire stesso del loro vivere in una complessità che è stata riversata su di loro, senza prima  ammaestrarli a un linguaggio che sapesse coltivare ciò che di più caro attraversa i loro cuori di donne e uomini chiamati a costruire il vivere insieme che verrà.

Sul rapporto tra “Letteratura e sacro” si è innestato l’intervento del  prof. Tosto intorno ad un’idea di fondo: la letteratura, essendo l’espressione artistica della mente e dell’animo umano che si rapporta inevitabilmente con la realtà fisica, si pone come strumento di dialogo con la vita e la quotidianità, in cui siamo tutti immersi. Nell’opera  da lui curata  “La Letteratura e il Sacro”, attraverso una disamina  della dimensione religiosa presente nel panorama letterario italiano dall’Ottocento fino ai nostri giorni,  ne legittima  il significato non come finalità ma come ricerca di senso e interrogazione dell’io.

Letteratura e Religione, ha sostenuto il relatore, sono intimamente connesse  in quanto la letteratura  affronta il rapporto con le domande radicali che l’uomo si pone nel suo rapporto con il sacro, e la religione, è di fatto uno strumento per la conoscenza di sé stessi e del mondo che consente di sperimentare l’interiorità che ci introduce alla verità. Le domande radicali  appartengono a tutti gli uomini e quindi anche ai non credenti, dotati anch’essi di una spiritualità che si nutre della ricerca del senso,  che conosce il senso della solitudine, del silenzio, del pensare…  una spiritualità che si alimenta dell’alterità che va incontro agli altri. Norberto Bobbio, scrittore laico, diceva : “Il laico è colui che non ha un libro, è colui che sospende il giudizio, è l’uomo che dubita, che ha le sue credenze senza le quali non potrebbe vivere. Ma che a un certo punto può anche cambiare idea, invecchio continuando a cercare, sono pieno di dubbi, quello che sostengo è che il laico è un dubitante e per questo è un sofferente”. La laicità è questo bisogno di pervenire alla verità.

Citando Ferdinando Castelli, il prof. Tosto ha richiamato il concetto di  letteratura dell’inquietudine che caratterizza il Novecento, volendo con questo termine indicare non solo l’angoscia dell’intellettuale moderno ma anche la sua positiva caparbietà nella ricerca, la sua instancabile voglia di catturare la pienezza, la totalità dell’esistente.

Una letteratura in dialogo mantiene sempre uno stretto rapporto con la vita e quando interviene in ambiti non suoi ( filosofici, scientifici, religiosi …) contribuisce – attraverso l’immaginazione, la fantasia, il racconto della condizione umana – ad avvicinare l’uomo alla verità liberandolo dalla sconfitta della ragione. L’intimo nesso  tra  letteratura  e  sacro  tende  a  valorizzare  la  scienza  del  cuore  umano,  la  purezza  che  si esprime  in  parole  e  gesti  artistici,  il  peso  della coscienza  e  dell’antropologia  sulla  storia  della letteratura  come  deposito  esistenziale,  sapienza, contro  l’afasia  e  l’agnosia  del  mondo contemporaneo. La letteratura è una forma di conoscenza, un’attitudine per conoscere se stessi e il mondo, racconta l’esperienza dell’interiorità: tra numen e lumen essa ci introduce alla verità.

Ha chiuso il seminario a tre voci, il prof. Borzì che si è soffermato sulla figura di Giacomo Leopardi e sulla constatazione che, nel panorama degli studi leopardiani, è prevalsa soprattutto una visione inadeguata e pregiudizievole del poeta (ateo, nichilista, pessimista) che ha finito con l’impedirne un giudizio obiettivo, rischiando così di falsare l’immagine dell’anima di Leopardi, non rendendo giustizia alla “sua costituzionale religiosità”, alla   tensione verso l’infinito, all’atteggiamento di ricerca di Dio e di una dimensione religiosa dell’esistenza, che è innegabilmente presente in tutta la sua  vasta opera .

Alla luce di questa riflessione si è snodato l’intervento del relatore che ha ripercorso, sulla base di studi e testi leopardiani noti o meno noti, le tappe del cammino religioso del Leopardi, inquadrandolo all’interno della sua evoluzione culturale, filosofica e poetica. Studiosi e critici, a partire dal De Sanctis, a Ungaretti, Russo, Levi, non hanno esitato ad affermare  che  nessuno ha “più strenuamente difeso lo spirito quale creazione dell’uomo contro la cecità dell’universo fisico”  e che “l’opzione materialistica non ha impedito a Leopardi di essere uno dei poeti più spirituali di tutti i tempi”. Una tensione spirituale vissuta sicuramente in maniera problematica, talora con tinte di tragicità, con esiti  sì personali ma non certo tali da condurlo a una visione atea e nichilista della vita. Il poeta, ha precisato il relatore,  elaborò una visione esistenziale che, sulla scorta dell’approdo al relativismo conoscitivo, contempla l’impossibilità non di giungere alla verità, ma alla Verità assoluta, valida per tutti gli uomini, e non rifiutò di credere nell’esistenza di Dio, che non è quello cristiano, ma Arimane, il dio del Male. Egli accetta che Dio esista, ma rifiuta che egli possa essere Amore.

A conclusione dell’intervento il prof. Borzì ha lanciato l’invito, per chiunque volesse accostarsi al pensiero del poeta, di  leggere e approfondire con occhio critico e scevro da ideologie precostituite, tutti gli scritti di Leopardi che documentano i sentimenti di un’ anima, protesa verso quell’abbraccio anelato che egli ritroverà nell’interiore suo esistere.

 Il seminario si è concluso con  gli interventi e le riflessioni dall’assemblea, che, in un plauso corale, ha espresso riconoscimento e apprezzamento ai relatori intervenuti. 

Carmela Conti

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