Acireale / Quale riforma per la Costituzione? Lions e Diocesi ne parlano con autorevoli costituzionalisti

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La nostra Costituzione repubblicana – la “legge delle leggi”, o la legge per eccellenza – stabilisce i principi fondamentali cui deve essere informata la nostra convivenza, i diritti e i firma-costituzionedoveri dei cittadini nei rapporti civili, etico-sociali, economici, politici, e l’ordinamento dello Stato: il Parlamento, il Presidente della Repubblica, il Governo, la Corte Costituzionale, la magistratura, le autonomie locali (Regioni, Province, Comuni).

Da tempo si parla di apportare a questa “legge fondamentale” sostanziali modifiche, non tanto per rivederne i principi fondamentali, quanto per introdurre nell’ordinamento dello Stato gli aggiustamenti necessari per renderne più efficiente l’azione. Dal 1983 si sono succedute diverse iniziative parlamentari con questa finalità, che però non sono andate in porto; fa eccezione la revisione delle norme concernenti le Regioni, operata nel 2001, che però ha rivelato molti punti di criticità, bisognevoli di un urgente intervento correttivo. Da ultimo, nel marzo 2013 il Presidente della Repubblica ha istituito un “Gruppo di lavoro sui temi istituzionali” perché provvedesse ad approfondire la problematica; nel successivo mese di giugno, il Presidente del Consiglio ha istituito una “Commissione per le riforme costituzionali”, perché formulasse idonee proposte di modifica: la Commissione ha presentato la sua relazione in settembre. Infine, lo scorso 12 marzo il governo Renzi ha reso nota una bozza di progetto di riforma, che riguarda principalmente: il superamento del “bicameralismo paritario” (attualmente, Camera e Senato svolgono esattamente le stesse funzioni, con una duplicazione che viene ormai valutata come un inutile appesantimento dei lavori del Parlamento), la riduzione del numero dei parlamentari e la revisione delle norme concernenti le Regioni. Si sta avviando ora il confronto tra le forze politiche.

Sul tema: “Quale riforma per la Costituzione?” lo scorso 14 marzo si è svolto ad Acireale, nella Sala delle Conferenze del Credito Siciliano, un interessante dibattito, organizzato dal Lions Club di Acireale e dalla Diocesi. Relatori: Luigi D’Andrea, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Messina (in atto, Vice Presidente Nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), e Ida Nicotra, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Catania e componente della “Commissione” di cui si è parlato sopra. L’incontro è stato avviato dal giudice dott. Pietro Currò, Presidente del Lions di Acireale, che ha fatto da moderatore. Ha concluso il prof. Stefano Figuera, referente diocesano per il Progetto Culturale della Chiesa Italiana.

Per Ida Nicotra il fallimento dei tentativi di riforma degli ultimi trent’anni dimostra la difficoltà che la politica incontra per riformare se stessa; anche in quest’ottica, si è d’accordo che le modifiche costituzionali approvate dal Parlamento saranno comunque sottoposte a referendum (andando anche al di là di quanto previsto dalla Costituzione): il coinvolgimento diretto del popolo appare opportuno soprattutto in questo tempo, in cui il rapporto tra il corpo elettorale e i suoi rappresentanti politici registra una notevole crisi di fiducia.

La Nicotra si è quindi soffermata sulla prospettiva di ridefinire le funzioni dei due rami del Parlamento: la Camera dei deputati rappresenterà in maniera unitaria la nazione e sarà l’unica a votare le leggi e la fiducia al governo. Il Senato invece dovrebbe diventare una “Assemblea delle autonomie”, con il compito precipuo di rappresentare le istituzioni territoriali: ne faranno parte quindi rappresentarti delle regioni e sindaci. Continuerà a partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica e all’approvazione delle leggi costituzionali; svolgerà funzioni di controllo (commissioni di inchiesta, rapporti con la Corte dei Conti) e avrà rapporti privilegiati con l’Unione Europea. La concretizzazione di questa nuova funzione del Senato pone peraltro problemi tecnici complessi, su cui si confrontano più ipotesi.

Per quanto attiene alla revisione delle norme riguardanti le Regioni, in sostanza, si riporteranno alla competenza esclusiva dello Stato materie che erano state devolute alla competenza delle Regioni, si elimineranno i casi di competenza concorrente (Stato e Regioni), e si stabiliranno opportune garanzie per evitare che le Regioni eccedendo dai limiti loro fissati mettano in crisi l’essenza stessa dell’unità e della indivisibilità del paese.

Luigi D’Andrea ha evidenziato gli ulteriori profili di problematicità presenti in questo percorso di revisione costituzionale, a cominciare dalla “patologia” di un processo che dura da tanti anni senza arrivare a compimento: forse la revisione della Costituzione è un falso bersaglio, perché i problemi del nostro paese stanno altrove, e riguardano il sistema politico e la società. Un’altra questione è che viviamo in un sistema costituzionale articolato su più livelli, connessi tra loro: a partire dai Comuni alle Regioni, allo Stato, alla Comunità Europea. Non ne teniamo sufficientemente conto quando , ad esempio, valutiamo le “intrusioni” europee nella vita del paese, o quando votiamo alle elezioni comunali pensando agli equilibri nazionali. Oggi la stabilità dei governi è più necessaria che in passato, per via delle relazioni internazionali molto più coinvolgenti e sistematiche. E’ importante poi tenere ben distinti tre livelli: la società civile (cittadini, imprese, sindacati, associazioni: in sintesi, i governati), il sistema politico partitico (i rappresentanti) e le istituzioni (casa di tutti). Oggi questa distinzione viene spesso ignorata, creando dei corti circuiti che compromettono la qualità della nostra vita democratica. Per quanto riguarda il sistema dei partiti, occorre affrontare la questione della selezione della classe dirigente e quella del rapporto tra le formazioni politiche e i loro leaders. La politica non deve ignorare la Costituzione, ma procedendo sui binari da essa fissati, deve saper operare le scelte necessarie per il perseguimento del bene comune. In definitiva, la nostra capacità di operare correttamente, rispettando le distinzioni e curando le relazioni, dipende dalla nostra storia e dalla nostra cultura: ed è imprescindibile un impegno su questo piano.

Salvatore Leonardi

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