Banco farmaceutico / Nel 2017 + 9,7%. Il presidente Daniotti: “In prima linea per soccorrere la popolazione più fragile”

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Nel 2017 il fabbisogno  di farmaci per assistere i poveri cresce del 9,7% (+27,4% in cinque anni). Aiutate dal Banco farmaceutico oltre 580 mila persone (+4% rispetto al 2015) che non possono permettersi l’acquisto di un medicinale. In crescita i poveri under 18, soprattutto italiani.

Domenica 19 novembre ricorre la prima Giornata mondiale dei poveri istituita da Papa Francesco alla fine del Giubileo della misericordia come gesto fortemente simbolico e concreto: “Non amiamo a parole ma con i fatti”, il titolo-richiamo del suo messaggio per l’appuntamento. E tra i diversi volti che assume la povertà nel nostro Paese spicca quello della povertà sanitaria, come emerge dal “Rapporto 2017 – Donare per curare: Povertà sanitaria e donazione farmaci,” promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch, realizzato dall’Osservatorio donazione farmaci (organo di ricerca di Banco Farmaceutico) e presentato, a pochi giorni dalla Giornata voluta dal Papa, oggi 16 novembre a Roma presso la sede dell’ Aifa.
Dall’indagine emerge che nel 2017 la richiesta di medicinali da parte di 1.722 enti assistenziali è cresciuta del 9,7% (contro l’8,3% del 2016 e l’1,3% del 2015).
Nel quinquennio 2013-2017 tale richiesta è cresciuta del 27,4%, a seguito del costante aumento di poveri assistiti.

Complessivamente, gli enti aiutati hanno fornito farmaci a oltre 580mila utenti. Si tratta mediamente del 12% dei poveri assoluti italiani, percentuale che sale al 21% al Nord. Dopo la grande crescita degli ultimi anni (+37,4% solo lo scorso anno), nel 2017 si assiste a un processo di stabilizzazione degli utenti, cresciuti ancora di circa il 4% rispetto al 2016.
Tra i poveri assistiti, oltre all’aumento degli stranieri (+6,3%) quello dei minorenni (+3.2%) che rappresentano il 21,6% degli utenti.
La crescita maggiore si registra fra i ragazzi italiani (+4,5% in un anno, contro il +1,5% degli stranieri). Diminuiscono invece gli anziani (-5,2%). La componente maggiore degli assistiti è rappresentata comunque dagli adulti: il 65,2% del totale (59% italiani; 68,9% stranieri).
Dall’incontro emerge inoltre che una persona su tre è stata costretta a rinunciare almeno una volta ad acquistare farmaci o ad accedere a visite, terapie o esami; il 16% ha cumulato tutte le tipologie di rinuncia. Si tratta soprattutto di persone con titolo di studio basso (40,85%), con più figli (42,1%) e residenti al Sud (50,6%). Rinunciano casalinghe (40,2%), pensionati (39,8%) e – più di tutti – lavoratori atipici (51,2%). Anche dentro il perimetro degli utenti coperti dal Servizio sanitario nazionale, più del 10% degli intervistati ha rinunciato a visite ospedaliere o a esami del sangue, non potendosi permettere il ticket. Il Banco informa inoltre che nel 2015, le persone indigenti hanno potuto spendere per curarsi 29 centesimi al giorno, ovvero 106 euro all’anno, contro i 695 euro del resto della popolazione.
Nel 2015, oltre 13 milioni di italiani (un milione in più rispetto al 2014) hanno limitato il numero di visite mediche o gli esami di accertamento per motivazioni di tipo economico. Sono in questa condizione 20 famiglie non povere e 42 povere su 100. E intanto l’ Osservatorio sui medicinali (OsMed) di Aifa informa che le spese farmaceutiche totalmente a carico dei nuclei familiari sono ammontate, nel 2016, a 8 miliardi 165 milioni di euro, ovvero il 37,1% della spesa totale (22 miliardi 58 milioni di euro) perché il Ssn copre solamente il 62,9% di questa spesa.

“Il Rapporto conferma la necessità di compiere un ulteriore sforzo per sostenere quella straordinaria e complessa macchina che è il Servizio sanitario nazionale, risorsa che costituisce un unicum tutto italiano e che troppo spepso diamo per scontata. Importante il gioco di squadra perché l’accesso al farmaco è un diritto e va garantito a tutti”, afferma Mario Melazzini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa),facendo gli onori di casa e aprendo l’incontro di presentazione. Per Giancarlo Rovati, ordinario di sociologia generale presso l’Università Cattolica, e per Luca Pesenti, direttore della ricerca Odf, “1.772 enti caritativi costituiscono una sorta di Servizio sanitario solidale che garantisce risposta a cittadini indigenti”. Una realtà che “merita di essere considerata e supportata dalle istituzioni pubbliche” anche perché depositaria di informazioni da cui ” trarre indispensabili indicazioni di policy sul versante terapeutico, assistenziale e preventivo”. Silvano Cella, docente di farmacologia presso l’Università degli studi di Milano, spiega che “le malattie della povertà sono malattie socialmente trasmissibili: le più diffuse sono diabete mellito e malattie psicotrope”. Per Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria, “bisognerebbe pensare a livello istituzionale ad una forma di compartecipazione alla spesa farmaceutica in base al reddito ampliando la fascia di esenzione”. Un passo avanti per incrementare le donazioni “potrebbe essere l’emanazione del decreto attuativo della legge 166 che dovrebbe chiarire le modalità di donazione”. “Quello che ci colpisce di più è la povertà sanitaria dei bambini, minori in condizioni di salute critica: malnutrizione, infestazioni da scabbia e pidocchi, infezioni gastrointestinali acute”, avverte Lucia Ercoli, direttrice di “Medicina solidale”. “Grazie alla disponibilità del Papa e del suo elemosiniere mons. Krajewski, ora disponiamo di farmaci pediatrici, ma la loro donazione deve crescere”. “I poveri non sono numeri, sono persone come noi, vivono con noi e domenica sarà la loro giornata voluta da Papa Francesco. Per questo siamo e saremo sempre in prima linea per aiutarli”, assicura Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco farmaceutico, chiudendo l’incontro. “Noi – aggiunge – copriamo il 30% di quello che gli enti chiedono”, per soccorrere in modo più efficace le persone più vulnerabili “dovremo cercare di raggiungere in modo capillare il maggior numero di farmacie con l’obiettivo di farle aderire tutte”. “Il nostro contributo – conclude – è a disposizione delle istituzioni e costituisce per esse un elemento di sostegno, in termini di dati, analisi e previsioni, all’elaborazione delle politiche socio-sanitarie e degli strumenti necessari per soccorrere la popolazione più fragile”.

Giovanna Traversa Pasqualin

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