Buon Natale / Possiamo impararlo dalla famiglia di Nazareth

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Natale! La ricorrenza del Natale ogni anno ci invita ad andare dentro il mistero grande che esso racchiude: la nascita di un bambino da una madre vergine che porta in sé la sovranità del figlio di Dio. Lo stupore ci avvolge e noi rimaniamo incantati con gli occhi lucidi di lacrime di gioia perché Dio compie per l’uomo quel che mai l’uomo sarebbe stato capace di immaginare per la sua stessa felicità. “Dio che molte volte in tutti i tempi aveva parlato agli uomini in vari modi, oggi parla a noi per mezzo di un Bambino”, ci ricorda la lettera agli Ebrei. Il Verbo si è fatto carne umana, è un neonato, viene in mezzo al suo popolo e porta un annuncio inaudito, mai prima ascoltato, mai più smentito: ”Pace in terra agli uomini e gloria su nel cielo!”.
Quel Bambino sarà per l’umanità intera la luce che dirada le tenebre dell’errore e del male, sarà motivo di salvezza eterna per quanti accoglieranno la sua Parola. Quel Bambino è il Figlio di Dio, è Dio. Egli porta in sé la verità della vita e la forza invincibile dell’Amore: è il “sole che sorge dall’alto per illuminare coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i passi dell’uomo sulla via della pace”, secondo il racconto del Vangelo di Luca.
Sembra tutto chiaro. Dio, assumendo la natura umana, entra nella nostra umanità e l’attira a sé perché diventi divina e non si lasci più travolgere dal male, ma viva e si nutra solo di bene. E tutto ciò è vero, ma occorre che l’uomo desideri nutrirsi e ricercare il bene, perché il bene lo trasformi e lo abiliti a operare bene sempre. Senza la volontà di ben vivere e di bene operare l’uomo resterà in preda ai suoi istinti peggiori e, abbandonato a se stesso, non riconoscerà ciò che è buono e ciò che è saggio e lo fa vivere, cadendo inesorabilmente nell’annientamento di sé e dei suoi istinti, oggi come ieri, da sempre.
Il Bambino ci presenta la fragilità, la debolezza della creatura che necessita delle cure della madre per sopravvivere, la totale dipendenza e l’abbandono in chi lo guidi e lo istruisca per farlo diventare adulto. Egli è totalmente dipendente e totalmente inerme. Non è capace di fare il male. In Maria e Giuseppe scopriamo l’importante ruolo della famiglia, sul piano educativo e affettivo, che protegge ed educa, che sostiene e insegna la solidarietà e il reciproco aiuto. Il Bambino tende le braccia come in un cordiale abbraccio verso l’uomo e prospetta un avvenire che estende i confini fino all’estremità della terra, nei confronti di ogni vita umana, di ogni razza e di ogni continente, perché nessun uomo  sia solo. Dio lega a sé ogni vita umana e invita a vivere da fratelli, umanità redenta dall’umanità del Figlio di Dio. Guai a chi è solo!
Perché a nessuno manchi il necessario per vivere e crescere bisogna realizzare quel sogno di libertà che la vita porta con sé: quel mondo di verità e di giustizia, di pace e di bene, iscritto dall’eternità nel cuore di ogni uomo. A ciascuno la responsabilità di scoprirlo e costruirlo per la propria e altrui felicità.
Questo c’insegna ogni anno il Natale. Ribaltare ogni logica umana per accogliere la logica di Dio, che da ricco che era si fece povero per arricchire della sua divinità tutti noi che vaghiamo nelle tenebre dell’errore. “Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù!” è l’invito che si diffonde sulle strade del mondo da millenni. A ciascuno di noi accoglierlo e viverlo!
Buon Natale! Impariamolo dalla Santa Famiglia di Nazareth!

Teresa Scaravilli

 

 

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