Card. Bagnasco: “Educare ad una umanità nuova e piena”

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L’appellativo “cristiani” dato a quanti seguivano la predicazione dei testimoni della vicenda storica di Cristo, connota l’identità dei discepoli sin dalle origini del cristianesimo. Venivano chiamati “cristiani” quanti si radunavano in segreto per conoscere e seguire gli insegnamenti di quel Gesù di Nazaret, che era passato sulle strade della Galilea operando prodigi, guarendo e consigliando lo stile di vita beata nella povertà, nella mitezza, nella purezza del cuore, invitando tutti a costruire pace, a operare giustizia.

Quanti hanno seguito i suoi insegnamenti e hanno riconosciuto la divinità del Maestro sono stati capaci di donare la vita fino ad accettare il martirio della morte. Dobbiamo a questi martiri se la Chiesa conserva ancora il messaggio evangelico. Oggi, noi non siamo chiamati al martirio della morte, bensì alla testimonianza dell’agire secondo la vita buona del Vangelo. Ma possiamo agire secondo il Vangelo e dirci testimoni credibili solo se, avendone assimilato i consigli, li incarniamo nella quotidianità.

Possiamo dirci cattolici se, conoscendo il Magistero della Chiesa, lo applichiamo nella pratica. Tutti dovremmo sapere cosa propongono i Vescovi Italiani e cosa chiedono ai cattolici per questo decennio 2010-2020 negli orientamenti pastorali:“Educare alla buona vita del Vangelo”, pubblicato il 4 ottobre 2010. Nella sua presentazione il Cardinale Presidente, A. Bagnasco, spiega che già il titolo “significa in primo luogo farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare a una umanità nuova e piena. Egli parla all’intelligenza e scalda il cuore di coloro che si aprono a lui e accolgono la compagnia dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo”.

Già  al IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana (Verona 2006) sono state messe a fuoco alcune scelte di fondo che portano alla consapevolezza della sfida educativa che coinvolge prevalentemente gli adulti. Lo stesso Pontefice non smette di sollecitare al compito educativo “per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita” (Discorso alla Diocesi di Roma, 2008). Alla base del compito educativo c’è la cura del bene delle persone, che  “comporta  la responsabilità di educare al gusto dell’autentica bellezza della vita”, dicono i Vescovi, confermando quanto già anticipato dal Concilio Vaticano II:  “la preoccupazione che siano formate l’intelligenza, la volontà e la capacità di amare, perché ogni individuo abbia il coraggio di decisioni definitive” (Gaudium et spes, n. 61).

Ormai è evidente nel nostro tempo la crisi di fiducia nella vita, a cui anche noi credenti spesso ci lasciamo indurre. Per questo, l’invito dei Vescovi per noi diventa proposta di percorso formativo, alla scuola di Gesù, il Maestro di vita, il solo di cui fidarci e al quale affidarci. La nostra fiducia, in quanto credenti, scaturisce dal saperci di Cristo, appartenenti a Lui, essere un corpo unico con Lui, nostra unica speranza affidabile. Se sapremo metterci con umiltà a servizio del Vangelo, potremo dare un più di umanità alla storia. Dio è fedele e non solo non deluderà le nostre attese, se saremo capaci di fedeltà ai suoi insegnamenti, ma ci darà molto di più di quanto noi non sappiamo chiedere e sperare, come assicura S. Paolo scrivendo ai  cristiani di Roma.

Teresa Scaravilli

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