Casa San Camillo / Nella terza serata di “Arte migrante” la musica come strumento di inclusione e condivisione

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Il centro d’accoglienza San Camillo di Acireale ha ospitato la terza serata di “Arte Migrante”.

“Arte Migrante” è un’organizzazione di inclusione che, come altre di questo tipo, ha come obbiettivo principale quello di riunire persone di ogni genere, di dare valore alla diversità, di non fare distinzioni come accade nella società dei nostri giorni poiché, come sulle confezioni dei prodotti, si usa etichettare ormai anche le persone.

La serata ha visto la partecipazione di migranti, bambini, persone senza fissa dimora, persone diversamente abili, studenti. E proprio in questo mix l’atmosfera d’accoglienza e condivisione si respirava a pieni polmoni. In una società votata al consumismo dove ognuno pensa al proprio ego, una realtà così diventa sempre più difficile da realizzarsi, eppure, questo ci dimostra che il sentimento di umanità resiste ancora. Ancora è presente, anche se in sempre meno persone.

L’evento si è svolto in tre momenti come prevede il progetto. Nel primo momento di presentazione, tutti i presenti, seduti a cerchio, hanno pronunciato il loro nome e una parola per loro significativa; alcune di queste sono state: pace, accoglienza, rispetto, famiglia, gioia. Nel secondo momento è stata consumata la cena, per la quale hanno contribuito i partecipanti preparando prelibatezze di vario tipo: primi, secondi, dolci. Infine il terzo momento, quello delle performances, è stato il cuore della serata. È proprio l’arte, in tutte le sue forme, lo strumento attraverso il quale si realizza questa inclusione, in cui persone sconosciute tra loro diventano parte di un’unica bellissima realtà: momenti di canto, poesia ed esibizioni.

La serata si è conclusa dopo l’arrivo di una comunità di migranti che ha eseguito della musica  con diversi strumenti: tamburo, chitarra, kajòn e altri. Di nuovo si è formato un cerchio e questa volta per salutarsi augurandosi “buonanotte” in tutte le lingue presenti.

Da mettere in evidenza è la presenza di giovani studenti che hanno saputo dimostrare vivo interesse per iniziative come questa e sono stati i primi a tenere le redini della serata, proponendo esibizioni che oltre all’ascolto sapevano creare anche coinvolgimento. È stato un divertimento spontaneo e sano quello che ha animato i presenti. Sano – perché sì – per divertirsi non è necessario usare alcool o sostanze stupefacenti, come spesso avviene oggi, specie tra i giovani, ma basta poco: un posto accogliente, un po’ di musica, la voglia di condivisione e la compagnia giusta.

“Arte Migrante”, che ha preso l’avvio nel 2015 in diverse città d’Italia, è un esempio di rispetto e amore per il prossimo, per ricordare che diverso non significa sbagliato, che le distinzioni non esistono, ma sono una nostra creazione perché, in fondo, siamo tutti uguali di fronte alla madre natura.

Eugenia Castorina

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