Charta Oecumenica, a dieci anni dalla firma

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Ricorre oggi il decimo anniversario della Charta Oecumenica firmata a Strasburgo il 22 aprile 2001 dai presidenti del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek) di allora, rispettivamente il card. Miloslav Vlk e il metropolita Geremia Caligiorgis, al termine di un incontro ecumenico europeo e di un lungo percorso di dialogo che ha coinvolto tutte le chiese in Europa. Abbiamo chiesto una riflessione a mons. Aldo Giordano, oggi osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, il quale nel 2001 era segretario generale del Ccee e fu uno dei grandi protagonisti del processo di stesura della Charta Oecumenica.

Il 12 aprile scorso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha approvato una Raccomandazione su “La dimensione religiosa del dialogo interculturale”. Nel dibattito sono intervenuti 5 leader rappresentanti delle religioni, tra cui il Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il cardinal Jean-Louis Tauran, e il Patriarca della Chiesa Ortodossa di Romania Daniel. Il tema è risultato di grande attualità: più di 50 parlamentari hanno chiesto in seguito la parola. Nel memorandum che spiega le motivazioni della Raccomandazione viene ampiamente citata la Charta Oecumenica (cfr. n. 93ss). La Charta è vista come un fatto esemplare per dire l’impegno comune dei cristiani del nostro continente nel salvare e promuovere i valori che sono alla base della costruzione europea e per dire la possibilità di collaborazione tra religioni e res pubblica per il bene comune. Questi contenuti della Charta Oecumenica sono messi in evidenza come promettenti nel testo dell’Assemblea parlamentare.

1. C’è un punto di partenza comune: il riconoscimento della uguale dignità della persona umana. Nel prologo della Charta le Chiese cristiane prendono la seguente posizione: “…noi vogliamo impegnarci con il Vangelo per la dignità della persona umana, creata a immagine di Dio…”. La radice dei diritti dell’uomo va dunque ricercata nella dignità della persona umana che appartiene ad ogni essere umano.

2. Nella Charta è chiaro che il dialogo interreligioso e il dialogo tra le religioni e le altre convinzioni sono mezzi di riconciliazione e di promozione dei valori fondamentali. Ancora nel prologo si dichiara: “Nel nostro continente europeo, dall’Atlantico agli Urali, da Capo Nord al Mediterraneo, oggi più che mai caratterizzato da un pluralismo culturale, noi vogliamo (…) contribuire insieme come Chiese alla riconciliazione dei popoli e delle culture”. Più in là nel testo, al capitolo III, sezione 8 (Riconciliare popoli e culture) si può leggere: “Di fronte ai numerosi conflitti è compito delle Chiese assumersi congiuntamente il servizio della riconciliazione anche per i popoli e le culture. Sappiamo che la pace tra le Chiese costituisce a tal fine un presupposto altrettanto importante”.

3. Questa volontà di riconciliazione e di dialogo si concretizza in una serie di impegni, tra i quali: al capitolo II, sezione 4 (“Operare insieme”), l’impegno ad “aiutare a sgombrare il campo da equivoci e pregiudizi tra le Chiese maggioritarie e minoritarie nei nostri paesi”; al capitolo III, sezione 7 (“Contribuire a plasmare l’Europa”), l’impegno “per un’Europa umana e sociale, in cui si facciano valere i diritti umani e i valori basilari della pace, della giustizia, della libertà, della tolleranza, della partecipazione e della solidarietà”; nella stessa sezione 7, l’impegno a: “difendere i valori fondamentali contro tutti gli attacchi”; e a “resistere a ogni tentativo di strumentalizzare la religione e la Chiesa a fini etnici o nazionalistici”.

4. Infine nel testo dell’Assemblea parlamentare si nota che tre sezioni (da 10 a 12) sono dedicate rispettivamente ai seguenti temi: “Approfondire la comunione con il giudaismo”; “Curare le relazioni con l’Islam”; “L’incontro con altre religioni e visioni del mondo”.

Ho visto come simbolico questa considerazione da parte del mondo politico europeo della Charta Oecumenica proprio qui a Strasburgo dove esattamente 10 anni fa avevamo firmato questo documento. Con il Patriarca Daniel, che aveva seguito autorevolmente tutto il processo di stesura del testo, abbiamo avuto la possibilità di raccontarci di nuovo quell’evento dell’aprile 2001. È vero che anch’io potrei scrivere un “romanzo” sulla stesura di questo documento! Avevamo scelto Strasburgo per la firma, per la presenza del Consiglio d’Europa e per il fatto che Strasburgo è una città europea di frontiera a livello politico, ma anche ecumenico e interreligioso. In una sala del Consiglio 100 giovani e 100 leader delle Chiese e comunità cristiane dell’Europa si erano scambiate le idee, le esperienze e l’impegno serio di collaborare per testimoniare il Vangelo, per avanzare nel cammino dell’unità e per contribuire al bene comune. Un altro aspetto simbolico significativo: nel 2001 la data della Pasqua coincideva per tutti i cristiani e così è anche per il 2011.

SIR

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