Continuano le segnalazioni di cristiani perseguitati

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Arrivano quasi ogni giorno le segnalazioni ad ACS (Aiuto alla Chiesa che soffre), la fondazione pontificia che si occupa dei problemi dei cristiani perseguitati nel mondo. Arrivano soprattutto dal Medio Oriente, ma anche dall’Africa e dall’Europa orientale.

Le ultime comunicazioni riguardano i rifugiati iracheni in Turchia, dove – denuncia don Andrés Calleja, direttore dell’opera dei Padri Salesiani di Istanbul – i profughi sono costretti a sopportare lunghe attese in cerca di un visto per raggiungere Canada, Europa e Stati Uniti. «In media aspettano da tre a quattro anni – dice don Andrés – durante i quali agli adulti non è permesso lavorare e ai bambini non è consentito frequentare la scuola».

Anche in Siria la situazione è molto grave. «La Siria è in un vicolo cieco. E non vi è alcuna soluzione all’orizzonte». L’arcivescovo maronita di Damasco, monsignor Samir Nassar, descrive così l’attuale momento siriano. Il morale dei cittadini è pessimo e il futuro talmente incerto che «alla fine di ogni messa i fedeli si dicono addio».

Abbiamo segnalazioni pure dalla Nigeria, dove oltre 35 mila  persone hanno abbandonato il nord del paese. «La popolazione è nel panico – riferisce una fonte – e sono in molti a scappare, lasciando il poco che possiedono. Non hanno il tempo di prendere nulla, perché nessuno può sapere quando scoppieranno altre violenze». Tra chi cerca di mettersi in salvo è altissimo il numero dei cattolici.

Ma anche in Bosnia-Erzegovina, dall’altra parte dell’Adriatico (nel territorio della ex Jugoslavia), i cristiani, 20 anni dopo lo scoppio della guerra dei Balcani, continuano ad essere discriminati. Questo è quanto affermato da Anton Maric, sacerdote della diocesi di Banja Luka, ma anche dal cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo. «Tutto qui è in mano ai musulmani – afferma mons.  Puljic – e provano in ogni modo a farci lasciare il Paese».

«In Pakistan scegliere di dedicare la propria vita a Dio non è facile». Don Ryan Joseph, un giovane sacerdote ventisettenne nato a Karachi, ha desiderato farsi prete sin da bambino, e adesso è ben cosciente che la sua scelta potrà costargli molto, perfino la vita, eppure è sereno.

Il 31 gennaio scorso ACS ha celebrato nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, a Roma, il IX anniversario della scomparsa del suo fondatore padre Werenfried van Straaten. E’ stata un’occasione, per tutti i partecipanti, per offrire la propria preghiera per la Chiesa perseguitata, in aggiunta a quanto di concreto fa quotidianamente in questo senso la fondazione.

Nino De Maria

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