Cronaca di un’ordinazione speciale

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“Amate il vescovo che viene come avete amato me”. Con queste parole Sua Ecc.za Mons. Pio Vittorio Vigo aveva rivolto il suo saluto ai fedeli della diocesi lo scorso 20 settembre. Un invito certamente non caduto nel vuoto, visto il calore con cui alle ore 16:00 la gente sita in piazza Duomo ha accolto sin dalle prime battute l’arrivo del suo undicesimo pastore. Bisogna risalire al lontano 14 febbraio del 1981 per ritrovare una circostanza simile, data in cui proprio Mons. Pio Vittorio Vigo ricevette l’Ordinazione Episcopale, per divenire vescovo ausiliare della limitrofa diocesi di Catania. E nonostante nel corso della storia della diocesi di Acireale quella di questa sera sia stata la decima ordinazione episcopale (la prima fu quella di Mons. Giovanni Battista Arista nel 1904), tuttavia, quanto hanno assistito i fedeli, ha dello straordinario e dell’eccezionale, così come messo bene in evidenza da Mons. Pio Vittorio Vigo, durante il suo saluto iniziale da amministratore apostolico: “A questa assemblea è concesso oggi un dono straordinario e unico, che risulta impossibile registrare in natura: i figli vedono generare il loro padre; il gregge vede nascere il loro pastore! Una grazia singolare che solo la potenza divina, presente nel sacramento, può compiere e che nei 167 anni di vita della Diocesi, mai si è verificata”. Ed infatti nel passato tutti coloro che avevano preso possesso della diocesi erano stati ordinati precedentemente. Stasera invece i tantissimi fedeli provenienti da tutte le zone della diocesi di Acireale, così come gli altrettanto numerosi fedeli della diocesi di Trapani, hanno avuto modo di assistere all’Ordinazione Episcopale ed alla presa di possesso della diocesi. Il nuovo vescovo – eletto il 26 luglio giorno della festa di S. Venera – succede a S.E. Mons. Pio Vittorio Vigo che, dopo aver retto la Diocesi di Acireale per nove anni, ha rimesso il mandato nelle mani del Papa, per raggiunti limiti di età, così come imposto dal codice di diritto canonico, can. 401 §1.

Già dal mattino diversi fedeli si erano accalcati davanti agli ingressi della cattedrale, nel timore di non riuscire ad avere un posto che permettesse di vivere dal vivo la celebrazione. Un timore fondato visto che gli oltre 10 pullman provenienti dalla sola città di Alcamo, senza contare quelli provenienti da Trapani, Erice e Calatafimi, hanno causato il rapido riempimento degli oltre 2000 posti a sedere garantiti tra Piazza Duomo e la Basilica Cattedrale.

Sincero e cordiale il saluto iniziale avvenuto col sindaco avv. Nino Garozzo che nella circostanza ha rappresentato non solo i restanti sindaci dei 18 comuni della diocesi, ma anche le istituzioni pubbliche nel loro insieme. Viene delineata dal primo cittadino acese una chiesa che è vista come “interlocutore prezioso e affidabile” con cui “condividere ansie, preoccupazioni e speranze”, ed in cui “i giovani presbiteri rappresentano i veri gioielli della chiesa di Acireale”. Mons. Raspanti ha replicato al saluto del sindaco rivolgendo un doppio desiderio: l’uno rivolto alla politica e l’altro ai cittadini. Ai politici ed alle autorità si è affermato che la comunità dei fedeli “desidera offrire una collaborazione costruttiva, franca e leale… alle istituzioni civili e ai corpi sociali in vista del bene comune al quale insieme tendiamo”. Tutto ciò al fine di operare un lavoro comune chiesa-istituzioni che permetta di “elevarsi ad una visione verso cui indirizzare la comunità dei cittadini facendoli sentire parte di una tensione civile e appassionandoli così nel raggiungimento di nobili mete”.

Alle 16:30 in punto ha avuto così inizio la lunga processione liturgica che attraverso Piazza Duomo si è snodata dal sagrato della Basilica dei SS. Pietro e Paolo fino alla Basilica cattedrale. Una processione formata da sacerdoti provenienti non solo dalle diocesi di Acireale e di Trapani, ma anche da Roma, dalla Francia e dagli Stati Uniti, una processione che nel suo incedere ha simboleggiato realmente il cammino della chiesa intera che, al di là dei confini geografici e delle barriere culturali che a volte erigiamo, vuole seguire le orme di Cristo buon pastore (e non a caso la liturgia colloca all’inizio di ogni processione la croce astile). Una processione arricchita dalla presenza di Sua Eminenza il Signor Cardinale Mons. Paolo Romeo, Arcivescovo metropolita di Palermo e nella circostanza vescovo ordinante. Insieme al cardinale stavano i vescovi coordinanti: Sua Eccellenza Mons. Pio Vittorio Vigo, Amministratore Apostolico della diocesi di Acireale e Sua Eccellenza Mons. Francesco Miccichè, vescovo di Trapani, diocesi da cui proviene il nuovo vescovo. Tra i tanti concelebranti erano presenti pure il cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo Emerito di Palermo, Mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI, tutti i Vescovi di Sicilia, il Preside della Facoltà Teologica di Palermo e Sacerdoti legati per amicizia a Mons. Raspanti, tra cui in particolare i Presbiteri Assistenti del Vescovo ordinando: i Rev.mi Mons. Liborio Palmieri, Vicario Generale di Trapani e don Max Huot de Longhchamp, responsabile della comunità “Saint Jean de la Croix” con sede a Courtioux in Francia.

In un’affollatissima cattedrale, insieme ai fedeli, prendono già posto un numero levato di autorità: il prefetto di Catania Dott.ssa Francesca Cannizzo, il Presidente della Provincia Regionale di Catania, On. Giuseppe Castiglione, i parlamentari della diocesi, i sindaci dei 18 comuni, le autorità politiche e militari della diocesi. È assente per motivi istituzionali il Presidente della Regione On. Raffaele Lombardo (ricorre infatti l’anniversario dell’alluvione del messinese) così come il prefetto di Trapani Dott.ssa Marilisa Magno. sono toccanti le parole con cui il cardinale S.E. Mons. Paolo Romeo inizia la celebrazione: “Dio mi ha chiamato a generare nella fede il padre di questa mia chiesa da cui provengo come figlio ed a cui sono profondamente legato”. Pertanto, dopo il saluto pronunziato da Mons. Pio Vittorio Vigo e dopo la liturgia della parola (la prima lettura è stata proclamata dal fratello di Mons. Raspanti) è toccato al delegato ad omnia Mons. Rosario Di Bella rivolgere al cardinale presidente la richiesta formale di Ordinazione Episcopale.

Ed il cardinale nella sua omelia sottolinea come ciò che si sta vivendo nella chiesa di Acireale è un evento di grazia che suscita una duplice gioia a motivo sia per dell’Ordinazione Episcopale, che dell’inizio del ministero episcopale. Una duplice gioia che allude ad una duplice consegna: “Il Pastore si consegna alla sua Chiesa e la Chiesa al suo Pastore. La gioia del Pastore e quella del Gregge si fondono insieme”. E da parte di chi guida la chiesa di Sicilia non poteva mancare un invito diretto esplicitamente al caro Mons. Antonino Raspanti: “la missione del vescovo è quella di essere anzitutto pastore e padre, capo e guida spirituale che discerne e valorizza i carismi di un popolo tutto sacerdotale, profetico e regale”. Una missione che va compiuta all’insegna dell’Ordine dell’Episcopato, il quale “è il nome di un servizio, non di un onore, poiché al Vescovo compete più il servizio che il dominare, secondo il comando del Maestro”. Ed in tal senso “caro don Nino… vieni scelto e consacrato per essere predicatore instancabile del Vangelo, guida del popolo santo di Dio, padre soprattutto dei più deboli e bisognosi, pastore degli smarriti e dei lontani, intercessore e santificatore delle pecorelle del tuo Gregge”.

Ed a queste esortazioni, per nove volte Mons. Antonino Raspanti ha pronunziato il suo “si, lo voglio”, prima di prostrasi per terra ed invocare insieme a tutti i fedeli i santi del cielo, perché lo sostenessero con la loro intercessione. E tra questi santi è risuonato anche il nome di S. Teresa di Gesù, di cui oggi si celebra la memoria; santa molto amata dal nostro vescovo se non per quell’intuizione che l’ha guidata durante tutto il corso della sua vita: non si può vivere all’interno della Chiesa se non a partire dalla dimensione dell’amore. E qui ritornano in mente ancora una volta le parole del cardinale Romeo: “seguire Cristo nel pascere il suo Gregge, questo Gregge acese, è e sarà sempre questione di amore, di più amore!”. Si è così giunti al momento in cui il sacerdote Antonino Raspanti diviene vescovo della chiesa di Gesù di Cristo attraverso il gesto dell’imposizione delle mani e della preghiera di Ordinazione. L’imposizione delle mani sul capo dell’eletto da parte di tutti i vescovi presenti avviene in silenzio: ad agire non è l’uomo, ma la potenza misteriosa ed invisibile dello Spirito Santo. È lo stesso gesto che ci è stato tramandato direttamente dagli apostoli e che ad essi ci lega in una catena indissolubile e, con loro, a Gesù Cristo: il vescovo è il successore degli apostoli – potremmo dire è l’apostolo del giorno di oggi – ed è colui che vive la piena configurazione a Cristo attraverso al pienezza del sacerdozio. La preghiera di Ordinazione rivolta al Padre affinché effonda il suo Spirito è pronunziata dal cardinale mentre due diaconi tengono sul capo dell’eletto il libro dei vangeli aperto: colui che sta per divenire vescovo sta sotto il libro perché è prima di tutto ascoltatore attento e umile servo del Vangelo. Da questo momento in poi la Chiesa ha visto generare un nuovo apostolo che la sosterrà con la preghiera e col ministero.

La liturgia – animata dagli alunni del Seminario Diocesano – a questo punto presenta una straordinaria ricchezza di segni, affinché si possa mostrare agli occhi ciò che lo sguardo non può cogliere. Se il sacramento è infatti il segno visibile della Grazia invisibile, ecco che ai fedeli presenti viene mostrato attraverso i riti esplicativi che cosa significa l’Ordine dell’Episcopato. Mons. Raspanti è unto sul capo con l’olio crismale perché partecipa pienamente al sacerdozio di Cristo; a lui è consegnato il libro dei vangeli (lo stesso che gli era stato posto sul capo) perché ora Egli lo deve annunciare con la parola e con la vita. Ed in particolare tra i riti esplicativi vi è la consegna delle cosiddette “insegne episcopali”: l’anello, la mitra ed il pastorale. Sono i segni permanenti che d’ora in poi lo accompagneranno nell’esercizio del suo ministero e che gli ricorderanno essere diventato lo sposo della Chiesa (anello), colui che è chiamato a far risplendere nella propria vita la santità di Dio (mitra), e colui che deve guidare la chiesa a lui affidata secondo lo stile del Buon Pastore (pastorale). Tre segni che proiettano Mons. Raspanti verso il futuro, ma allo stesso tempo tre segni che gli ricordano il presente e la sua provenienza. Se il pastorale infatti è dono della diocesi di Acireale, la mitra (ricamata dalle suore clarisse del monastero del Sacro Cuore di Alcamo) è dono della diocesi di Trapani, l’anello è dono della parrocchia cattedrale di Trapani ed infine la casula è dono della parrocchia S. Oliva di Alcamo (la parrocchia natale di Mons. Raspanti). Altro momento toccante dei riti esplicativi – dopo la presa di possesso della diocesi simboleggiata dal sedersi sulla cattedra – è stato il saluto con il Collegio dei Consultori, con la rappresentante dei consacrati suor Maria Virzì F.M.A., con il presidente di Azione Cattolica dott. Ninni Salerno, e con la coordinatrice delle aggregazioni laicali dott.sa Barbara Sgroi. Il loro saluto ha celebrato l’incontro tra la chiesa di Acireale e il suo nuovo pastore.

Dopo che Mons. Raspanti ha assunto la presidenza liturgica, la celebrazione è proseguita come di consueto fino alla distribuzione della S. Comunione, al termine della quale la Cappella Musicale del Duomo (arricchita dalla presenza di altri cori parrocchiali), sotto la direzione del M° Rosanna Furnari, ha intonato il canto del Te Deum, il canto secolare della chiesa che esprime il ringraziamento dei fedeli per le meraviglie e la grandezza dell’azione di Dio. Canto del Te Deum che ha accompagnato la benedizione di Mons. Raspanti ai suoi nuovi fedeli presenti in cattedrale ed in piazza. È il primo gesto compiuto dal nuovo vescovo, seguito subito dopo dal Suo discorso di ringraziamento. La liturgia in questo modo ci suggerisce come le parole devono essere sempre accompagnate – se non precedute – dai gesti della testimonianza. E nel discorso finale di ringraziamento sono stati ricordati non solo tutti i presenti, ma anche coloro che ora dal cie lo vivono la gioia di questo momento, primo tra tutti il padre di Mons. Raspanti.La celebrazione – trasmessa in diretta televisiva dall’emittente T.R.A. – si è quindi conclusa con la processione fino al palazzo vescovile, da dove Mons. Raspanti ha rinnovato la benedizione a beneficio dei presenti e di tutti i fedeli di cui lui ora è pastore e guida. Una benedizione pronunziata con “umiltà e dolcezza” (il motto episcopale) affinché ogni uomo possa sentirsi raggiunto dall’amore misericordioso di Dio, in quanto “la distanza dei cieli non è distanza dei cuori perché l’amore ci unisce”.

Don Marco Catalano – Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali

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