Diocesi / Veglia di preghiera per i missionari martiri. Il vescovo Raspanti: “Stigmatizzare il male”

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“Quella di stasera è una bella espressione della Chiesa diocesana”. L’ha affermato il parroco di Dagala del Re don

La Chiesa Maria SS. Immacolata di Dagala del Re
La Chiesa Maria SS. Immacolata di Dagala del Re

Giuseppe D’Aquino durante il suo saluto al vescovo e ai numerosi fedeli, accorsi lo scorso 24 marzo nella chiesa Maria SS.ma Immacolata per la veglia di preghiera diocesana in memoria dei missionari martiri. La veglia, celebrata in occasione della ventitreesima Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, è stata organizzata dall’Ufficio missionario della diocesi guidato da don Giampaolo Bonanno con l’apporto dai ragazzi del Movimento giovanile missionario (Mgm). “Nel segno della croce” è lo slogan scelto dall’Ufficio nazionale Missio per la ventitreesima Giornata e che è stato ripreso dai giovani del Mgm per la vegli di Dagala: ai piedi dell’altare, infatti, sono stati collocati uno striscione riportante la frase di Tertulliano “Il sangue dei martiri è seme dei cristiani” e  una grande croce, segno delle sofferenze e atrocità patite dai missionari martiri, i cui nomi sono stati letti e “portati” ai piedi della croce simbolicamente con un fiore di garofano.

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Il vescovo Antonino Raspanti

Presieduta dal vescovo mons. Antonino Raspanti la veglia ha ripercorso i “luoghi della croce” riportando alcune storie di missionari martiri.  Getsemani, Golgota, Sepolcro, sono stati i luoghi meditati attraverso le letture del Vangelo e i canti. La veglia ha posto i riflettori sul mondo attuale. Il primo racconto è stato quello del “El tren de la muerte”, il treno merci della morte che attraversa il centro America, noto alle cronache per i continui attacchi compiuti ai passeggeri da parte dei narcotrafficanti e dalle mafie locali. Significativa è stata la storia di Khiria Al-Kas, una cristiana irachena di Qaraqosh fuggita dallo stato islamico del Kurdistan, presa in ostaggio dai suoi sequestratori i quali le imponevano di convertirsi all’Islam per non essere decapitata. Forte e di grande rilevanza è stata la riflessione del vescovo Raspanti. “Quella delle persecuzioni – ha detto il vescovo – è oramai diventata un bollettino quotidiano. Sono quasi sempre i cristiani ad essere trucidati e non solo per mano dei fanatici dell’Islam. In questa veglia ricordiamo i martiri della fede di ieri e di oggi: la crudezza e la barbarie delle uccisioni ma la fortezza e il coraggio di questi uomini, sono le storie dei primi martiri della fede, come Agata e Lucia. Sono questi i figli della luce, della giustizia, gli operatori della pace”.

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Il crocefisso allestito in chiesa dai ragazzi del Movimento giovani missionari

Dinanzi allo scorrere di notizie quotidiane di barbarie “non dobbiamo essere miopi e senza discernimento – ha continuato il vescovo. Anzi, dobbiamo chiedere al Signore la luce e la forza. Dobbiamo sapere prendere le distanze non solo per condannare ma anche per stigmatizzare questo male”. E in conclusione l’invito rivolto ai fedeli a “essere testimoni di Cristo crocefisso perché la Chiesa non è solo luogo dell’educazione, delle celebrazioni e delle processioni, ma è soprattutto luogo dell’affermazione di Cristo, che è la missione centrale della Chiesa”.  In questo tempo forte di Quaresima e con l’approssimarsi della Pasqua il Pastore ha infine esortato i fedeli a non “essere eticamente molli, senza spina dorsale” ma a liberarsi da quei “compromessi che ci impediscono di essere più netti e chiari dinanzi alle malefatte della corruzione, della mafia, tutte cose incompatibili con il Vangelo”.

Domenico Strano

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