Guardia / Conferenza su “Invecchiamento della popolazione e demenze”: alla famiglia il gravoso onere dell’assistenza

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Oggi la vita media della popolazione si è notevolmente allungata. Questo dato di fatto ci viene ricordato  non solo dalle statistiche che periodicamente vengono diffuse da giornali e televisione, ma anche dal notevole numero di anziani che popola la nostra società. Arrivare alla fatidica “terza età” in buona salute e poter godere appieno di quegli anni che non devono assolutamente essere associati ad una vita noiosa, fatta di rinunce e di ricordi di tempi migliori, è una formula quasi magica, perché dipende dal nostro bagaglio genetico trasmessoci dai nostri genitori, da fattori ambientali, dallo stile di vita condotto, e – perché no? – anche da un pizzico di fortuna che se c’è non guasta mai.

La dott.ssa Antonella Di Maggio

Ma aldilà delle considerazioni appena fatte, arrivare bene alla “terza età” è anche legato alle nuove conquiste della medicina che hanno permesso alla popolazione mondiale di raggiungere lunghi traguardi e di affrontare e superare serenamente molte malattie che fino a pochi decenni fa potevano essere incurabili o difficilmente tollerabili, modificando sensibilmente la qualità della vita dell’anziano.

“Invecchiamento della popolazione e demenze”: questo il tema trattato nella conferenza che si è svolta nel salone San Luigi di Guardia. L’incontro, organizzato dall’arcipretura parrocchiale Maria SS. Immacolata di Guardia, dalla biblioteca parrocchiale “Prof. Riccardo Di Maggio” e dalla Caritas interparrocchiale di Guardia e San Giovanni Bosco, è stato introdotto dalle dottoresse Antonella Di Maggio, figlia del professore Riccardo, e Maria Grazia Sorbello.

Il tema trattato ha indotto, fin da subito, a profonde riflessioni per la sua delicatezza, complessità, e perché no, per il coinvolgimento che tocca una larga parte della popolazione. In molte famiglie la gestione di un anziano affetto da demenza senile può costituire un impegno notevole, visto che oggi la moderna società ha cambiato l’assetto tipico delle famiglie di un tempo, composte da molti componenti, con le donne occupate in maggioranza ad accudire la prole, a curare la gestione domestica e a far fronte ai bisogni degli anziani presenti in famiglia. Oggi, il numero dei componenti il nucleo familiare si è sensibilmente ridotto, tutti i  componenti svolgono il loro lavoro fuori dall’ambiente domestico e gli anziani spesso sono soli e accuditi da personale estraneo al nucleo familiare, quando addirittura non si opta per la scelta di strutture di accoglienza. Questo se da un lato può far nascere un sentimento di tristezza, dall’altro è lo specchio dei nostri tempi, dell’odierna società. Se poi consideriamo che molte malattie degenerative dell’anziano da un punto di vista economico sono a quasi totale carico della famiglia, la situazione si complica sempre di più.

Relatore dell’incontro è stato il dott. Rosario Bertino, medico neurologo, dirigente ASP del distretto di Acireale. La sua esauriente ed attenta disamina del problema, affrontato anche con un linguaggio adatto ad un eterogeneo uditorio, è stata attentamente seguita dal numeroso pubblico in sala e si è protratta a lungo per l’interesse e le molteplici domande che i presenti hanno rivolto allo specialista. Oggi, come si diceva prima, la medicina è andata molto avanti nell’affrontare questo genere di patologie, ma non è facile convivere con un anziano affetto da demenza senile e il familiare che si occupa di gestire il suo quotidiano rischia di dover fare i conti con una situazione difficile da reggere da un punto di vista fisico e psicologico. Lasciare soli i familiari di questi malati è un grave rischio perché l’impatto psicologico con la vita del demente senile è un gravoso impegno e quindi il servizio sanitario dovrebbe considerare attentamente questo aspetto.

Le conclusioni sono state affidate a don Giovanni Cavallaro e a don Carmelo Raspa che hanno trattato l’argomento anche dal punto di vista umano e religioso.

Gabriella Puleo

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