Intervista / Don Antonio Loffredo, parroco del rione Sanità di Napoli: “L’economia politica deve diventare civile”

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Don Vittorio Rocca, decano della basilica di S. Sebastiano di Acireale, per guidare il triduo del Santo Patrono che si festeggia in questi giorni, ha voluto fare una bella sorpresa alla comunità, invitando don Antonio Loffredo, dal 2001 parroco della basilica di S. Maria della Sanità di Napoli, comprendente cinque parrocchie, per complessivi 30.000 abitanti.  Un sacerdote molto conosciuto dai ‘media’ per la sua straordinaria vita d’apostolato nel Rione Sanità, da considerare quale periferia con relativi problemi, nel centro storico del capoluogo campano. Umoristicamente, padre  Loffredo cita Totò, per identificare la  sua gente: “fa la guerra con la vita”; tuttavia è ben contento di questa esperienza che gli ispira momenti eccezionali di creatività.
L’abbiamo incontrato per una “chiacchierata” amichevole.

Dai “media” si sa che lei, già da alcuni anni ha rigenerato il Rione Sanità. Quale è stato il suo metodo?

Trasformare gli spazi in luoghi. I cardinali Sepe e Ravasi, fedeli al principio della sussidiarietà, tanto caro alla Chiesa, affidano ad un gruppo di giovani le Catacombe di Napoli. E’ iniziato un vivace e creativo utilizzo del territorio: abbiamo riaperto spazi abbandonati (case, canoniche, conventi, congreghe, giardini) e li abbiamo affidati ai giovani. Ora sono “luoghi” per l’aggregazione, piccoli orti urbani, strutture, dove si fa teatro, danza, musica; sono stati aperti botteghe e laboratori di restauro. Insieme ai giovani del Dipartimento di Architettura abbiamo iniziato a ridisegnare le nostre piazze, i nostri naturali “luoghi” per la vita di relazione.

Concretamente come si può aiutare il Paese a creare Comunità, superando la crisi? Quali risultati hanno conseguito i giovani del Rione Sanità?

Papa Francesco ci suggerisce di promuovere una Comunità che ha come ‘modello non la sfera ma il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità’. Ovvero, partire dal basso; la strategia deve essere quella di sostenere, favorire e potenziare le pratiche per l’organizzazione delle Comunità. Il che significa articolare in modo nuovo le relazioni tra Mercato, Stato e Terzo Settore, generando una società civile consapevole e protagonista. Certo la buona politica può fare molto di più. Il nostro piccolo laboratorio ha recuperato e reso fruibile, con fondi privati, migliaia di metri quadrati di beni storico- artistici e, in pochi anni, ha portato il numero dei visitatori delle sole Catacombe di Napoli da 5000 a 100.000. I giovani del Rione Sanità, per organizzare il lavoro, hanno scelto la Cooperazione, che è esperienza di vita, forma giuridica adatta a generare Comunità.  Oggi una sessantina di tali giovani lavorano in diverse piccole cooperative e molti sono provenienti dal circuito penale. La disponibilità di professionisti affermati e la credibilità delle nostre idee agli occhi dei privati, cioè del Mercato, hanno insegnato ai sogni a muovere i passi giusti.   Cooperative storiche si sono affiancate a quelle giovani; il sostegno di benefattori, l’incoraggiamento della gente, l’insieme ci ha convinto che la pratica concreta della Comunità è la cooperazione.”

Don Loffredo nelle Catacombe di Napoli

Nel 2014 è sorta la Fondazione con il Sud. Quali sono i relativi obiettivi?

Crescita del capitale umano attraverso la bellezza, con particolare attenzione per i più fragili. Punto centrale: promozione, conservazione e fruizione dei beni storico-artistici del proprio territorio. Infine, coinvolgimento di quante più persone possibili in maniera attiva nei progetti della Comunità. I soci sostenitori della Fondazione S. Gennaro, residenti nel territorio e non, sono circa 6.000 persone. E’ una nuova storia, specie ad Sud, fatta di Umanità, Speranza, Sostenibilità. Bisogna integrare e rendere protagonisti gli ultimi, investendo sempre in educazione e formazione.”

L’esperienza del Rione Sanità è molto incoraggiante. Cosa suggerisce per un’azione positiva nel nostro territorio?

E’ urgente mettere nelle mani delle comunità territoriali i tanti beni comuni inutilizzati e trascurati ed il patrimonio storico-artistico, con coraggio e fiducia; così pure i beni paesaggistici. L’umanesimo o diventa Umanità o muore. L’economia politica deve cedere il passo ad un’economia civile: la Comunità cresce, quando le Istituzioni pubbliche, le imprese e il Terzo Settore insieme condividono una visione di sussidiarietà verticale ed orizzontale. Le Fondazioni di Comunità sono un ottimo strumento. Se oggi si conosce per la cronaca il Rione Sanità, con possibilità di crescita e di riscatto, anche attraverso il lavoro, se oggi il Ministero dei Beni Culturali ritiene d’investire quattro milioni in questo territorio, è grazie ad un cammino lungo e faticoso. Lutero 500 anni fa avviò con coraggio una grande e necessaria Riforma nella Chiesa. E se è stato necessario per la Chiesa, è indispensabile ed urgente per il nostro Stato continuare a fare riforme, per ‘ricostruire la Speranza, ricucire il Paese, pacificare la società’, come diceva Giorgio La Pira.

                        Anna Bella 

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