Intervista / Don Roberto Strano sul suo “E nascìu lu bammineddu”: “Un libro che aiuta a riflettere sul Natale”

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Don Roberto Strano, da poche settimane prevosto-parroco della parrocchia San Filippo di Agira in Aci San Filippo, non è nuovo alle pubblicazioni. Quello che verrà presentata domani, martedì 20, nel Presepe Settecentesco di Acireale, comunemente detto ’A Rutta, non è infatti il suo primo libro; ma arriva dopo “Un tesoro in vasi di creta”.
Si tratta di un piccolo, agile testo, nel quale l’autore medita sul mistero del Natale, soffermandosi su alcuni personaggi “chiave” del nostro, bellissimo, Presepe settecentesco.
Ne parliamo con l’autore in questa intervista.

Don Roberto, come le è venuta l’ispirazione per questo libro?

Avendo studiato Liturgia, ho pensato che era opportuno andare oltre il manufatto, per cercare di comprendere, partendo dal segno, il Mistero. Una sorta di mistagogia.  Più volte ho avuto modo di constatare che la visita al Presepe si sofferma troppo su scenografia, pastori, luci, movimenti, etc. e poco o nulla nella meditazione del Verbo che si è fatto carne. Il libro vuole essere una piccola “guida” spirituale che accompagna il fedele alla visita al presepe, o uno strumento di catechesi (per esempio in occasione della novena) in preparazione al Natale.

Qual è il personaggio che la appassiona di più e quale meno e perché?

Chi legge il libro noterà che il personaggio che mi appassiona di più e il Pastore della meraviglia, per il messaggio che trasmette. In un mondo in cui l’indifferenza sembra prendere il sopravvento, abbiamo bisogno di meraviglia e stupore, per comprendere la lieta notizia del Vangelo. A dire il vero non c’è un personaggio che mi appassiona meno, perché ognuno con la sua specificità ha qualcosa da trasmettere.

Si può definire, il suo, un libro di spiritualità?

Penso di sì. Una guida spirituale, che accompagna il visitatore e lo induce ad immergersi nel cuore del Natale.

E’ destinato ai fedeli cattolici o a un pubblico più vasto?

Beh, io mi rivolgo a chi, nel bambino del Betlemme, riconosce il Figlio di Dio. Credo che, anche per mera curiosità, può essere letto da tutti, o quantomeno ammirato per le bellissime foto del presepe e dei singoli personaggi su cui mi soffermo.

Quale contributo può portare alla religiosità dei fedeli e alla conoscenza, in genere, del mistero divino? 

Se il libro avrà aiutato qualcuno a comprendere e penetrare sempre più il mistero del Natale, sarò grato al Signore per avermi ispirato di scriverlo.

Il ricavato del libro a quale obiettivo è destinato?

Sarà destinato al progetto di restauro del presepe settecentesco. Mi sento un po’ responsabile dell’associazione “Presepe settecentesco”, perché il tutto, come una illuminazione dall’alto, è nato a Napoli mentre percorrevamo la strada dei presepi di San Gregorio Armeno. Ecco perché ho voluto dedicare il libro a Giuliana Pistarà e a Paola Riccioli e a quanti, come loro, si dedicano al recupero e alla conservazione del patrimonio artistico-culturale che abbiamo ereditato dai nostri Padri. Sarò grato, se attraverso il libro, potrò contribuire a questo progetto di recupero.

Alla presentazione del libro, domani sera, martedì, alle 19,30, nella grotta lavica che ospita il presepe settecentesco (parrocchia di Santa Maria della Neve), interverranno il vescovo, mons. Antonino Raspanti, e don Gaetano Pappalardo. Modererà il giornalista Mario Agostino, direttore dell’Ufficio Cultura della Diocesi acese.

 La Voce

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