Intervista / La senatrice Laura Puppato, alfiere della Green Economy: “Non possiamo più buttare via alcunché”

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Laura Puppato, ex sindaco di Montebelluna (Treviso), senatrice del Partito Democratico, membro della commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle ecomafie, ha presentato una mozione in cui si denunciava sia in termini economici che operativi l’inefficienza del sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti.

Il suo progetto motivo dell’intervista,  “ un’altra idea del mondo”, guarda da una prospettiva diversa alla filiera delle 4 R – Riduzione, Riuso, Riciclo e Recupero – è la premessa necessaria per abbattere in misura rilevante i volumi di rifiuti “non riutilizzabili”, ma riciclare e riutilizzare non basta, per frenare l’esaurimento delle risorse del pianeta bisogna intervenire all’origine, agendo sulle grandi aziende di produzione e distribuzione. Nella stessa logica si colloca la re-immissione nel ciclo produttivo del materiale di scarto (lattine, bottiglie, imballaggi, elettrodomestici, etc.), per trasformare il rifiuto in una “materia prima” doppiamente preziosa in quanto il suo reimpiego intelligente non intacca le riserve naturali e preserva l’ambiente dal degrado e dall’inquinamento.
La moderna politica industriale deve essere coniugata con un progetto globale di tutela dell’ambiente e del territorio. Si deve produrre sprecando meno risorse naturali e prestando grandissima attenzione alla “impronta ambientale”.
La Green Economy è al tempo stesso il mezzo ed il fine. Come strumento attuativo dello sviluppo sostenibile è la via per avviare il cambiamento, il quale, una volta instaurato, conduce ad un nuovo modello economico stabile e sostenibile.
La Blue Economy si basa sul semplice fatto che in natura tutto (energia, materia, alimenti) viene ciclicamente rigenerato e riutilizzato, senza intaccare l’equilibrio dell’ecosistema. La natura non genera rifiuti, ogni scarto o residuo diventa la materia prima di un nuovo prodotto.

Senatrice, Lei parla un linguaggio diverso dagli altri politici, al centro del suo lavoro, vi è la Green Economy, la tutela dell’ambiente e il rifiuto che non è più scarto inutile, ma diventa ricchezza. Dunque una visione nuova in termini di economia e sviluppo.
Una visione che da molti anni, reputo obbligata. Faccio un esempio semplice. Abbiamo tutti notato che da un po’ di anni i produttori e gli operatori telefonici hanno iniziato a ritirare i vecchi cellulari. Questo dipende dal fatto che alcuni materiali, con cui sono prodotti gli smartphone sono rari o sempre più costosi, e si trovano in gran quantità proprio in quei vecchi telefoni che non usiamo più. L’economia circolare ha ragioni molto concrete, scarsità di materie prime, crescita economica vorticosa di Paesi prima immobili con la conseguente industrializzazione, instabilità sui mercati internazionali dei costi della materia prima. Dunque l’economia circolare nasce da una necessità produttiva e considera spreco tutto ciò che non viene riusato o riciclato, è stato assurdo il nostro comportamento fino ad oggi quando non abbiamo tenuto presente che il pianeta terra ha limiti abbondantemente superati dalla nostra cupidigia e stoltezza.  Il passo successivo è quello di iniziare a concepire il prodotto acquistato come un bene durevole anche quando avrà esaurito il servizio o la funzione per cui lo abbiamo comprato. I rifiuti sono perdite nette di risorse preziose, abituiamoci a concepire ogni rifiuto una materia prima-seconda che deve tornare più e più volte nel ciclo produttive, invece che inquinare la nostra terra. Quando guardiamo una discarica, vediamo una pericolosa fonte di inquinamento, un pugno nell’occhio che deturpa il territorio e uno spreco enorme di materiali che avremmo potuto riutilizzare per produrre nuovi prodotti di qualità e ad un prezzo più basso. Non è un vantaggio per nessuno, non è più possibile “buttare via”.

Come si può far fronte alla spoliazione e distruzione delle Risorse della Natura e agli enormi danni causate dall’inquinamento, quali sono le strategie che la Commissione Ambiente di cui Lei è componente al Senato, intende attuare nei confronti degli eco-reati?
C’è la prevenzione, la cultura del riciclo e c’è l’eco design che studia come rendere sempre più compatibili con il riuso i prodotti, dall’altra parte ci sono i reati ambientali che sono entrati a far parte del nostro codice penale solo da un anno a questa parte, grazie ad un lavoro messo in campo anche dalla commissione Ecomafie di cui faccio parte.
“Chi inquina paga” diktat che vige da decenni nell’ordinamento europeo e italiano ma di fatto inattuato. Infatti, nonostante i richiami da parte dell’Europa, che dal 2003 ha sollecitato l’Italia a dotarsi di articoli specifici per i disastri ambientali, l’inquinamento e tutti i reati connessi con la gestione dei rifiuti, il nostro Paese era sprovvisto di questa fattispecie di reato penale. I giudici dovevano attrezzarsi al meglio per riuscire ad usare articoli generici come il disastro colposo, la caduta di edificio etc per sanzionare il colpevole. Ma, vi era un ulteriore “ma”, a frapporsi sulla via della giustizia, ovverosia la prescrizione che arrivava sistematicamente a sanare il debito morale ed economico del responsabile di tale inquinamento. Ecco direi che un notevole passo avanti verso il concreto rispetto dell’ambiente lo ha fatto la legge sugli ECOREATI considerata positiva già nel primo anno di verifica della sua efficacia. Dunque se crei un danno a tutta la comunità andando ad alterare l’ambiente in cui vivi, sei responsabile penalmente della tua azione e dovrai pagarne le conseguenze oltre a ripristinare la situazione iniziale. Dobbiamo metterci in testa che abbiamo un solo pianeta e che ne abbiamo già abusato abbastanza. È chiaro che leggi come quella sugli eco-reati o il Collegato Ambiente devono essere seguite in maniera certosina per controllare che siano applicate con fermezza e rispondano sia alla tutela ambientale e al ripristino dei luoghi sia alla pesante penalizzazione di chi non si pente, non bonifica e continua il suo lavoro criminale.  Quella ambientale è la sfida principale di questo secolo.

Una riconversione ecologica orientata verso la sostenibilità, può dare slancio positivo alla economia del nostro Paese?
Alcuni dati ci danno idea di cosa possa essere la green economy per il nostro paese. Attualmente quasi 3 milioni di persone hanno un lavoro direttamente o indirettamente collegato a “competenze verdi” e nel corso del 2016 sono aumentati di altre 249 mila unità. Il contributo della green economy  vale oltre  150 miliardi di euro annui, il 13% del nostro PIL, ed è un settore che non ha risentito della crisi scoppiata nel 2008 e resasi pesante per almeno i  5 anni successivi, anzi ha continuato a crescere, di anno in anno… Che la riconversione ecologica possa rilanciare l’economia italiana è un dato di fatto acquisito, non ci sono dubbi, ora dobbiamo azionare tutte le leve, compresa quella fiscale, per rendere sempre più indirizzati verso la sostenibilità il lavoro e la produzione. Ma anche la mobilità, le costruzioni, l’energia…. Un altro esempio sta nel recupero idrogeologico del territorio o nella messa in sicurezza sismica. Un investimento corposo, ma che sarebbe da solo in grado di creare migliaia di posti di lavoro stabili soprattutto per i più giovani e per coloro che si sono specializzati. Ma anche un enorme risparmio, perché la prevenzione è di gran lunga più economica della ricostruzione, senza contare il tragico bilancio di perdite umane che abbiamo ormai maturato.

Lei è stata tra i promotori della legge sulle Agenzie Ambientali e di un ampio processo riformatore che vede al centro l’ambiente. Cosa cambia in Italia.
È uno dei passaggi chiave che abbiamo approvato in questa legislatura, davvero positiva dal punto di vista ambientale. Non se ne parla spesso e mi ha fatto piacere che la vostra scuola abbia inteso aprire il mondo del parlamento italiano per verificare attenzioni e sensibilità su rilevanti temi ambientali. Io penso che in questa legislatura il cambio di passo ci sia stato, non così evidente forse ma la legge sugli ECOREATI, il primo Collegato Ambiente e la Legge sulle Agenzie Ambientali sono 3 punti sostanziali di nuove politiche ambientali. Dal punto di vista pratico le modifiche principali riguardano sia il ruolo dell’ISPRA che un potenziamento numerico e di funzioni delle ARPA regionali con l’inserimento dei nuovi LEPTA – ovvero i Livelli Essenziali di Protezione Territoriale ed Ambientale-  come obiettivo primario valido per tutto il territorio italiano. Da qui in avanti i controlli, il monitoraggio, la prevenzione non potranno più essere occasionali e diversi da luogo a luogo, ma dovranno garantire ogni cittadino e ogni pezzo di terra a prescindere da chi e dove. Le Arpa avranno poi compiti di pubblico ufficiale con le conseguenze prevedibili.  I traffici illeciti non conoscono confini e vanno affrontati nella loro globalità, con sempre più stretti rapporti dell’intelligence europea.  Il prossimo passo fondamentale è la legge sul consumo di suolo, per cui ho presentato un disegno di legge.

La Sicilia in termini di tutela ambientale non brilla, come possiamo intervenire, per aiutarla in un processo di riconversione del sistema?
Bacchette magiche non ne esistono, ma bisogna anche uscire dall’idea che per riconvertire il nostro sistema serva chissà quale rivoluzione e magari debba partire dagli altri, dalle istituzioni pubbliche o dalla regione. In realtà siamo noi a dover cambiare mentalità e di conseguenza comportamenti, meglio se accanto a ciascuno di noi ci sono le istituzioni soprattutto quelle locali e magari si riesce a fare squadra con le imprese che operano localmente e che possono risultare interessate da un business pulito come quello della raccolta differenziata spinta. Risultati eccellenti sono stati raggiunti altrove mettendo in rete persone accorte e sensibili, facendo proselitismo nelle scuole, attivando i giovani e i bambini. Dove si è iniziato questo percorso si sono avuti risultati inattesi anche in termine di riduzione dei costi della tariffa rifiuti e di incremento dei posti di lavoro. Laddove è stata applicata già dalla fine degli anni ’90, è ormai recepita come un comportamento “ovvio”, senza alcuna difficoltà. Gli esempi semplicemente da copiare sono decine, centinaia e dicono con precisione assoluta come far partire la nuova macchina della raccolta differenziata e quindi del riciclo. La forza popolare attivata dalle scuole e dai giovani può essere la miccia che sviluppa un positivo incendio di idee e volontà in tutta la Sicilia. La regione piuttosto metta in piedi una strategia che persegua tappe di efficentamento sia della produzione che del consumo, premi i migliori, contribuisca a creare una mentalità positiva e pubblicizzi i risultati, non c’è pubblicità migliore di questa per far partire la virtuosità contrapposta alla speculazione e allo spreco o peggio al malaffare e all’inquinamento.
Serve inoltre, in questo caso in tutto il paese e non solo in Sicilia, una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata che al Nord come al Sud specula sulla gestione dei rifiuti più pericolosi. Non rimaniamo però seduti ad aspettare che dall’alto arrivino le soluzioni, ognuno di noi deve essere cosciente che la propria azione modifica il futuro, mantiene salubre il proprio ambiente, la terra, i fiumi, il mare….una buona raccolta differenziata renderà più consapevole anche la spesa quotidiana, tra le leggi approvate da questa legislatura c’è anche la lotta allo spreco alimentare, una legge per recuperare gli alimenti e renderli disponibili a chi non ne ha, che favorisce i negozi che fanno questa accorta politica solidale e che premia chi volontariamente e contribuisce a mantenere in vita piuttosto che gettare via, cibo ancora utile. Per parte nostra noi consumatori, dobbiamo essere consapevoli di come è il prodotto che acquistiamo, capendo se ci sono eccessi di imballaggio ed evitando ogni sovraccarico ambientale e soprattutto quanta merce compriamo, con che scarto e quindi che spreco e che ulteriore fonte di inquinamento. C’è una responsabilità personale in ciascuno di noi.

Quanto è servita la sua esperienza di sindaco nella sua formazione politica?
Direi che è stata fondamentale. È stata un’esperienza difficile ma bellissima. Il sindaco è la figura di riferimento dei cittadini, quando si ha un problema, dal più importante al più futile, si cerca di parlarne con il sindaco o con un assessore o con un consigliere comunale. Gli amministratori locali sono sempre in prima linea e devono affrontare problemi concreti tutti i giorni. Si nota subito chi ha avuto un’esperienza amministrativa e chi no, qui in senato, per esempio me ne accorgo facilmente, perché gli amministratori locali sono dotati di un pragmatismo e di una concretezza anche negli obiettivi da raggiungere che difficilmente si riscontra in chi non ha avuto questa esperienza.

Quanto contano i valori nella vita di un soggetto politico?
I valori contano nella vita di ciascuno di noi, ma per un politico si aggiunge il fatto che sulla base di certi valori molte persone hanno riposto in te la propria fiducia. Fintanto che rimarrai ancorata ai valori fondamentali, senso di giustizia, libertà di pensiero e onestà intellettuale e materiale si potrà sbagliare ma le scelte che si fanno, saranno sempre scelte autonome, ragionate e frutto di impegno, studio e valori morali, si potranno spiegare e giustificare.  Se invece ti metti sul “mercato” degli affari spiccioli o di parte, inizierai a tradire il mandato e te stessa fin da subito, un fatto pericoloso oltreché orribile politicamente, nessuno potrà mai riporre fiducia nuovamente in te.

 L’ottica in cui si muove il mondo femminile è il perseguimento di una parità che nasce dalla Carta Costituzione, eppure le donne, storicamente hanno da sempre dovuto ingaggiare una lotta sociale, per la conquista di una Democrazia Paritaria e di Genere, tanto che, ancora oggi sono il fanalino di coda in termini di presenza numerica, nella vita politica Italiana. Lei, senatrice, è la prima donna, dopo Tina Anselmi, ad essere stata indicata dal suo partito a candidarsi a premier del nostro Paese. Non pensa che il sentimento esageratamente maschilista abbia di fatto influito sul risultato?
Può darsi, ma mi rendevo conto che era una sfida da Davide contro Golia, eppure, come diceva Tina Anselmi: “era necessario esserci”, per dare almeno un segnale, che mancava e che manca ancora oggi. Molti passi storici, in questo paese, sono stati compiuti dalle donne, non solo Tina Anselmi, ma anche Lina Merlin, a cui dobbiamo la frase “senza distinzione di sesso” all’art. 3. Le nostre nonne e le nostre madri hanno via via spinto verso l’alto il “soffitto di cristallo” e forse neppure la nostra generazione riuscirà a frantumarlo, ma sicuramente lo lasceremo meno compatto, più penetrabile dalle nostre figlie e nipoti.

L’Italia ha bisogno di un vero cambiamento, una analisi della situazione politica nazionale, non può iniziare che da una presa d’atto della profonda crisi in cui si dibatte la politica. Nel ringraziandola per la sua disponibilità, mi permetto una provocazione, una legge elettorale che preveda la presenza di equità tra la rappresentanza di genere, in tutti i livelli istituzionali, è pensabile?
È utile ed è stato fatto a livello nazionale con più leggi che hanno inserito questo obbligo. Io spero sempre che si arrivi ad una società in cui il sesso del candidato non sia una variabile valutabile, ma lo siano piuttosto le idee, i valori, l’esperienza, il merito e la storia personale. Questo è comunque il Parlamento più “rosa” della storia italiana, ringrazio il mio partito per aver voluto per primo questo è per rappresentare la più equilibrata componente uomo/donna nelle due camere. Quindi alcuni passi avanti sono stati fatti, così come in molte regioni e in tutti i comuni le liste devono avere un’adeguata quota di ciascuno dei due sessi. Al di là della legge, però, la sfida è soprattutto sociale e culturale, anche qui ciascuno di noi figlia, figlio o genitore può fare molto per incidere su pregiudizi e modelli ancora presenti.

Margherita Ferro

 

 

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