La campagna “Uno di noi”: raccolte più di 500mila firme (in Italia oltre 281mila) l’obiettivo è un milione entro ottobre

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120513-005Già sei i Paesi (sui sette necessari) che hanno raggiunto il minimo di sottoscrizioni per presentare l’istanza nelle sedi comunitarie. Con l’Olanda, alla quale mancano solo una sessantina di adesioni, si potrà dire che la fase due è davvero iniziata. Resta l’obiettivo, ambizioso, da raggiungere entro il 31 ottobre: un milione di firme nei 27 Paesi dell’Unione. L’Italia ha già raccolto 154.188 firme, ma può fare molto di più

Un giorno “storico”: raccolte, fino a qualche giorno fa, 500mila firme (esattamente 504.993) nei 27 Paesi dell’Unione europea, a sostegno della campagna “Uno Di Noi” per la tutela dell’embrione umano (entro il 31 ottobre ne servono però un milione), e del traguardo di almeno sette Paesi nei quali sia stato raggiunto il minimo di firme necessarie per presentare formalmente l’istanza di tutela alle istituzioni comunitarie. Si respira soddisfazione, quindi, oggi al Comitato italiano presieduto da Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita e parlamentare europeo, ma c’è anche la consapevolezza che questa causa così importante merita ancora un lungo lavoro di sensibilizzazione culturale ed etica. Infatti, i dati diffusi  presentano un quadro a due facce: da un lato i Paesi che superano di slancio il 100% del minimo di firme necessarie in favore della tutela dell’embrione umano (Ungheria 291,56%, Italia 281,62%, Polonia 266,59%, Austria 202,32%, Slovacchia 184,13%, Spagna 100,51%); dall’altro Paesi che invece stazionano nelle zone “bassissime”: sono sorprendenti i tassi dello 0,32% (Grecia), 0,38% (Cipro), 1,36% (Bulgaria), 3,06% (Finlandia) e così via. Se questi ultimi sono casi limite in negativo, motivati vuoi dalla gravità della crisi economica in corso (Grecia e Cipro), o da particolari condizioni culturali (Bulgaria e Finlandia), sorprende comunque il basso livello di firme raccolte in Paesi quali la Gran Bretagna (11,72%), Germania (24,09%), Irlanda (20,39%), Danimarca (35,42%). Per fortuna che sullo sfondo si attende di ora in ora il superamento del traguardo da parte dell’Olanda (è al 99,69%) e mancano una sessantina di firme. Ma si impone comunque una riflessione.
Uno scatto ancora più forte. Il presidente del Comitato italiano Carlo Casini riflette su questi dati e rilancia: “Quello delle 500mila firme era un primo obiettivo e ringraziamo tutti coloro che si sono attivati e hanno firmato. Ma chiaramente ciò non basta. Le 500mila firme raccolte devono essere un trampolino di lancio per uno scatto ancora più forte nell’immediato e nei prossimi mesi”. Il presidente esprime una valutazione moderatamente positiva sull’insieme dei dati diffusi oggi dal Comitato europeo: “L’analisi delle cifre dei singoli Stati fornisce un risultato incoraggiante. In tutti i ventisette Paesi dell’Unione è partita la mobilitazione – afferma -. Anche la Francia, fino ad ora impegnata nelle proteste contro il matrimonio gay, ora sta procedendo ad un ritmo forte per raccogliere le adesioni on line”. “Un altro motivo di soddisfazione è constatare che si sta verificando una sorta di ‘ecumenismo per la vita’ – prosegue – provato, sorprendentemente ad esempio, dal fatto che l’Olanda protestante è  la settima Nazione ormai vicinissima a raggiungere il minimo richiesto”.
Per una voce non “flebile” ma “potente”. Il presidente va oltre e sostiene che la causa è di tale portata che, quand’anche si toccasse il minimo di un milione di firme, ciò non sarebbe sufficiente: “Uno di noi ha lo scopo di dare voce a chi non ha voce e la voce può essere flebile o potente – afferma -. Noi vogliamo che sia potente. Perciò non ci contentiamo neppure di un milione di firme né di sette Nazioni. Vogliamo che le adesioni siano molto più numerose e coinvolgano tutte le nazioni che fanno parte dell’Unione Europea, nessuna esclusa”. Per quanto riguarda l’Italia, i dati diffusi oggi parlano di 109.927 firme su carta e 44.261 on line, dimostrando che la raccolta su scheda cartacea da noi è più fruttuosa perché consente agli organizzatori di andare a cercare gli aderenti anche in luoghi pubblici, mentre l’adesione on line avviene privatamente e per iniziativa individuale. C’è da dire, però, che nella maggioranza dei Paesi europei finora sembra prevalere pressoché incontrastato il solo sistema on line.  Casini conclude auspicando che ci siano adesioni sempre più “consapevoli”, auspicando che “le prossime giornate mondiali dell’Evangelium vitae (15-16 giugno) non solo stimolino un più grande impegno, ma facciano programmare approfondimenti di ogni tipo su un documento organico, completo ed appassionato che può ben accompagnare la seconda fase della raccolta delle adesioni”.
Le “timidezze” del nostro mondo. La portavoce del Comitato italiano, Maria Grazia Colombo, dal canto suo sottolinea un altro aspetto: “Non dobbiamo dimenticare che si tratta di una iniziativa europea, e ciò costituisce un ‘valore aggiunto’ oltre che una importante occasione di quello che potremmo chiamare ‘risveglio europeo’”. “Inoltre – aggiunge Colombo – non dobbiamo avere paura di affrontare la ‘questione vita’, perché si avvertono nel nostro mondo ‘timidezze’ che vanno affrontate, dubbi che vanno chiariti”. Secondo la portavoce, “c’è una tiepidezza nei riguardi di questo tema che non fa bene a nessuno. In questo senso occorre riprendere il dialogo e la sollecitazione nelle parrocchie, oltre che stimolare ulteriormente associazioni e movimenti perché si sentano attori e protagonisti della riuscita o non riuscita della campagna”. Colombo ritiene che il successo consista nel mobilitare “persone, volti, comunità, facendo passare la proposta attraverso una precisa testimonianza: noi trasmettiamo realmente solo ciò di cui siamo convinti e abbiamo un particolare dovere soprattutto nei confronti delle generazioni più giovani”. “Occorre individuare un linguaggio che sia sempre molto chiaro – aggiunge – e diventi un mezzo per affrontare la raccolta da un punto di vista culturale e valoriale. Occorre infondere speranza in tutti, dare ‘tappe’ per poter segnare il viaggio verso il risultato finale. Abbiamo ancora tempo a sufficienza, ce la possiamo fare”.

                                                                                                                          a cura di Luigi Crimella

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