Lotta alla pedofilia / Papa Francesco ama i piccoli. E la Chiesa non li abbandona

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Le parole del Papa mettono tutto su una prospettiva diversa: dice che è ora di passare dalle parole alle azioni, non dimenticando mai la preghiera, il Vangelo, la radicale opzione per i piccoli che sono i senza voce della società moderna. Con lui diciamo ai genitori che “la Chiesa è una casa sicura per i loro figli”.

Fortunato Di Noto (*)

 Trovo che la lettera con cui Papa Francesco ha oggi scritto ai vescovi del mondo chiedendo loro attenzione e impegno per la lotta alla pedofilia e la difesa dell’infanzia, vada sulla giusta linea. È – si vede – un quadro di raffinata operosità che esce dalla sensibilità e accoglienza del Papa perché ci si legge la sua forte e marcata linea nell’amare i piccoli e i vulnerabili. Jorge Mario Bergoglio ha raccolto il grido dei piccoli abusati e violati: non può e non deve esserci indifferenza, perché troppi sono gli abusati. Abusati che vanno dai piccolissimi che farfugliano come i neonati, ai piccoli vittime di ideologie apertamente pedofile o fiancheggiatrici del pensiero pedofilo, desiderose di una malsana “normalizzazione” e giustificazione sessuale.udienza 3 - Copia

Il punto è che i bambini sono sempre bambini. Come possiamo rimanere lontani dal loro grido di dolore? Nel mondo, come anche in Italia sono numerosi gli Uffici, gli Osservatori, le Commissioni. Spesso solo celebrativi e mal funzionanti. Anche la Chiesa si è dotata di questo strumento che è – a quanto sembra – rappresentativo della Chiesa nel mondo e strumento pastorale per indicare e operare per la difesa di chi ha bisogno di punti di riferimento e accompagnamento nell’ascolto e nella guarigione.
Ma le parole del Papa mettono tutto su una prospettiva diversa: il Papa dice adesso che è ora di passare dalle parole alle azioni, non dimenticando mai la preghiera, il Vangelo, la radicale opzione per i piccoli che sono i senza voce della società moderna.
Trovo interessante il fatto che il Papa si muova sulla linea del suo predecessore Benedetto XVI. Bene la forte presa di posizione con cui Francesco chiede ai vescovi di far capire alle famiglie che la Chiesa è una casa sicura per i loro figli. Ottima la linea dura contro l’ipocrisia e l’impreparazione: “Non potrà, pertanto, venire accordata priorità ad altro tipo di considerazioni, di qualunque natura esse siano, come ad esempio il desiderio di evitare lo scandalo, poiché non c’è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori”. Ecco, ancora una volta – come ho osservato già con Benedetto XVI – nessuno potrà dire “io non sapevo” o “non sapevo che cosa fare”: ci sono dei criteri precisi che non hanno neanche bisogno, per quello che vedo, di norme canoniche apposite. È il criterio del bene e della tutela dei bambini.
Permettetemi di dire che accolgo con gioia le parole con cui il Papa invita diocesi, Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica “a individuare programmi di assistenza pastorale, che potranno avvalersi dell’apporto di servizi psicologici e spirituali”. Tutti, tanti saremo da ora chiamati a mettere in campo – nell’ospedale dei feriti e dei malati – attitudini e professionalità, esperienza in umanità e accoglienza per alleviare gli abusati del mondo, delle nostre comunità. I figli nostri e quelli degli altri. Di tutti. Perché il problema è dell’umanità. Forse è arrivato il tempo, dopo che Dio ha ascoltato il grido dei piccoli, di dare voce a una grande Assemblea ecclesiale che dia forza e sostegno ai bambini. È arrivato il tempo di Gesù Bambino e della sua famiglia (quella trinitaria e quella di Nazaret). Papa Francesco ama i piccoli, la Chiesa – Madre – non abbandona i suoi figli. I figli ora si sentiranno più amati e protetti.

(*) parroco e fondatore di Meter onlus (www.associazionemeter.org)

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