Racconti d’estate per “La Voce”. 15^ puntata: Nello, il giovane pescivendolo

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Nel quindicesimo appuntamento con le nostre letture estive, ci ritroviamo in uno spaccato di vita quotidiana di qualche secolo fa. Buona lettura!

OLYMPUS DIGITAL CAMERANel Seicento, la piazza del mercato – piazza Commestibili – era il cuore vivo e pulsante della città, il centro di tutte le attività commerciali e imprenditoriali, ed il luogo d’incontro di tutti gli abitanti. Tutti gli edifici bassi (uno o due piani al massimo) che la circondavano, ospitavano le botteghe dei fruttivendoli, dei panettieri e dei macellai, mentre al centro della piazza c’erano le bancarelle dei pescivendoli, numerose e sempre ricche di pesce fresco d’ogni tipo. Il caos era indescrivibile, per via di tutti i venditori che vantavano urlando le bontà della loro mercanzia. La piazza del mercato era anche attraversata dalla strada che portava verso i paesi dell’interno e proseguiva poi verso Catania, per cui c’erano sempre molti viandanti – a piedi, a cavallo, a dorso d’asino, sui carri, qualcuno in carrozza – che transitavano in mezzo a quella confusione.

Nel dedalo di strette viuzze che la circondavano, e che portavano i nomi di antichi eroi della mitologia greca – Ercole, Ulisse, Nettuno – abitava un giovane, di 17 anni, che faceva il garzone di uno dei pescivendoli che avevano il banco in piazza Commestibili. Si chiamava Sebastiano, come il santo protettore della città, a cui tutti i commercianti della zona erano molto devoti ed al quale tributavano una grande festa nel giorno della sua ricorrenza, il 20 gennaio. Tutti però lo chiamavano con il diminutivo di Nello. Era sempre stato un ragazzo molto assennato fin da piccolo e che, essendo poverissimo, aveva cominciato a lavorare da bambino. Per questo non sapeva leggere e scrivere, anche se il curato della vicina chiesetta dell’Itria gli aveva insegnato l’alfabeto e a scrivere il suo nome.

La sua vita era molto semplice e le sue giornate cominciavano la mattina presto, quando, prima ancora dell’alba, andava con il suo principale a prendere il pesce fresco, appena portato dai pescatori, a Santa Maria La Scala, il piccolo borgo marinaro ai piedi del costone lavico su cui era edificata la città. Vi si arrivava attraverso una stradina a tornanti che partiva dalla piazza principale, quella dove c’era la chiesa Madre e l’osteria dello zio Speranza, in cui ogni tanto andava anche lui con gli amici a bere un bicchiere di vino. Prima di prendere la discesa, si passava anche per un quartiere, dove abitavano molti pescatori, che a Nello dava i brividi, perché c’era una chiesa usata come cimitero, che era dedicata infatti alla Madonna del Suffragio, ed il quartiere era chiamato il quartiere dei Morti. Nello faceva ogni giorno su e giù per questa strada – che era la principale strada per raggiungere il mare – assieme agli altri pescivendoli, ai pescatori, ai mercanti di olio e di vino che trasportavano i loro orci e le loro botti, alle lavandaie che andavano a lavare i loro panni in mare, ma in una zona, vicina ad un mulino, in cui sfociava una vena d’acqua dolce. Era – avevano raccontato a Nello – l’acqua del fiumicello Aci, che era stato ricoperto dalla lava, ma continuava a scorrere sotto la roccia e sfociava proprio in quel punto. Ogni tanto, d’estate, Nello faceva pure un tuffo nelle acque del mare per rinfrescarsi dalla calura.

Durante il giorno aveva poco tempo libero, ma appena poteva, faceva un salto, per recitare una preghierina, nella chiesa dedicata a san Sebastiano, che si trovava in fondo alla discesa dell’Itria, cioè la strada ripida che fiancheggiava la chiesetta vicina al mercato. Per tornare poi al mercato, faceva a volte il giro largo passando dalla strada parallela, quella che saliva verso la piazza principale. Lo faceva per un motivo ben preciso, anche se era costretto a passare davanti a dei luoghi che, non solo gli davano i brividi come il quartiere dei Morti, ma gli incutevano addirittura paura. Lungo questa strada, infatti, c’era la chiesetta di san Crispino, che era detta la chiesa degli agonizzanti perché ci portavano i condannati a morte prima della loro esecuzione. E poco più su, all’altezza del punto in cui la strada era interrotta da tre gradini (che erano il motivo per cui le carrozze ed i convogli diretti verso l’interno passavano dalla strada del mercato), c’era l’edificio austero e imponente dell’antico carcere spagnolo, con le porte e le finestre protette da robuste inferriate. Però accanto al carcere c’era anche il luogo in cui stava sorgendo la nuova chiesa dedicata a san Sebastiano, perché quella attuale era ormai troppo piccola per accogliere i devoti la domenica e soprattutto per la grande festa annuale del 20 gennaio, in cui la statua e le reliquie del santo venivano portate in processione per tutte le strade ed i quartieri della città. A Nello piaceva ammirare le maestranze al lavoro e l’edificio che andava man mano crescendo, e immaginare quanto sarebbe stata grande e bella la nuova chiesa del suo santo, a cui lui era tanto devoto, perché era un santo grande e miracoloso e che – gli avevano raccontato – si era fatto uccidere ai tempi degli antichi Romani per testimoniare la sua fede in Cristo.

Verso la fine di quell’anno, il giorno di Natale, Nello era andato a messa, con gli altri devoti, nella vecchia chiesa di san Sebastiano. E aveva rivolto al santo una preghiera particolare: gli aveva chiesto che nel nuovo anno che stava per arrivare, il 1693, l’anno in cui avrebbe compiuto 18 anni, gli facesse cambiare vita, gli desse la possibilità di fare cose da grande, di potere trovare un lavoro migliore e – perché no? – di potere cominciare a pensare di farsi una famiglia sua, con una moglie e dei figli.

Subito dopo Natale, cominciarono i preparativi per la festa di san Sebastiano, ed anche Nello, la sera, finito di lavorare, andava a dare una mano in chiesa per l’organizzazione, insieme con gli altri devoti. La mattina del giorno di Capodanno, un solenne scampanìo annunciò l’apertura dei festeggiamenti in onore di san Sebastiano.

La mattina dell’11 gennaio – era domenica – Nello si stava preparando per andare a messa nella chiesa di san Sebastiano. Era particolarmente contento ed elettrizzato per l’imminenza della festa del santo protettore, e si stava sbrigando perché voleva arrivare in anticipo per discutere con gli altri devoti gli ultimi particolari dell’organizzazione dei festeggiamenti. D’improvviso sentì un terribile boato ed un rumore come di vento forte. Subito dopo il terreno cominciò a tremare e sobbalzare sotto di lui, tanto che egli cadde a terra. Non capì che cosa stesse succedendo e, mentre tutto continuava a tremare e ballare, cercò di trascinarsi verso la porta per andare fuori, ma nel giro di pochi istanti gli crollarono addosso il tetto, i muri e tutto ciò che lo circondava.

E fu la fine di tutto.

Nino De Maria

 

 

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