Racconti d’estate per “La Voce”. 9^ puntata: La vecchina delle padelle

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A volte si incontrano dei tipi strani, ma presi nella giusta maniera… È quello che succede nel nostro nono racconto estivo. Buona lettura!

padella_4C’era una volta una vecchina che aveva tantissime padelle. Ne aveva di tutte le misure e di tutti i materiali: di ferro, d’alluminio, di stagno, di rame, di coccio, di ceramica, di terracotta. E poi ne aveva a doppio fondo, con un manico, con due manici, antiaderenti, con la sagomatura interna per le uova, oppure aveva quelle doppie per rigirare la frittata senza problemi o da usare tipo mini forno. Ognuna le serviva per un uso particolare e per un tipo di frittura particolare. Certo, alcune le teneva solo per bellezza, tipo quelle di porcellana decorata che le avevano portato alcune sue amiche dalla Cina o dalla Danimarca, e che teneva appese nel salotto perché in cucina le sembravano sciupate.

Un giorno se ne comprò una così grande, che in casa non aveva dove metterla, e allora la mise sul balcone, in bella mostra. Ma era così grande, che oscurava la luce del sole e copriva la visuale dei balconi vicini. E allora i vicini di casa cominciarono a protestare e a chiederle di togliere dal balcone quel padellone così enorme e fastidioso. Dapprima protestarono i vicini dell’appartamento accanto, poi per solidarietà quelli del piano di sotto e quelli del piano di sopra, e poi, a poco a poco, venne coinvolto tutto il condominio. Ma la vecchina fu irremovibile: la sua bella e grande padella lì era e lì sarebbe rimasta.

I vicini di casa e tutti i condòmini cercarono tutti i modi possibili e immaginabili per fare ragionare la vecchina, ma lei da quell’orecchio non ci sentiva. Non ci sentiva proprio, perché siccome era un po’ sorda, non ci sentiva tanto né da quello e nemmeno dall’altro. Per cui quando qualcuno bussava alla sua porta di casa, lei non rispondeva mai, o perché non aveva voglia di parlare con nessuno, o perché faceva finta di non sentire, o perché non sentiva proprio. Gli abitanti del palazzo fecero anche una bella riunione di condominio per discutere della cosa, ma i pareri erano discordanti e non si riuscì a deliberare nulla. I vicini di pianerottolo provarono pure a cercare i parenti della vecchina, una sorella più sorda e stralunata di lei che non capiva niente, ed un figlio che però abitava lontano e che tuttavia assicurò che si sarebbe occupato della cosa in occasione della prossima visita alla madre.

Ma il tempo passava, la vecchina aveva rotto i rapporti con tutti gli abitanti del condominio e la padella era sempre là. Un giorno si trovò a casa dei vicini di pianerottolo una loro nipotina, una bambina di dieci anni che era tanto giudiziosa. Vedendo quella grande padella sul vicino balcone della vecchina, volle sapere di che si trattava e gli zii le raccontarono tutta la vicenda. Al che la bambina disse: “Ora ci penso io.” Andò ad appostarsi dietro la porta della vecchina ed aspettò che uscisse. Siccome era domenica, la vecchina aveva l’abitudine di andare alla messa delle undici in parrocchia. Infatti, qualche minuto prima delle undici, la vecchina aprì la porta, al che la bambina le si parò davanti col suo più bel sorriso, e con il tono più gentile possibile le disse: “Buongiooorno!” Dapprima la vecchina nemmeno si accorse di lei, ma poi, siccome la bambina stava proprio davanti alla sua porta e la vecchina non poteva neppure uscire se lei non si spostava, la guardò sorpresa e le chiese sgarbata: “E tu chi sei?” “Mi chiamo Mariuccia – rispose la bambina – e sono la nipote dei suoi vicini di casa. E vorrei dirle una cosa, cara signora.” Mentre la vecchina era rimasta lì a guardarla con la chiave della porta di casa in mano, la bambina continuò: “Senta signora, lei mi sembra una persona simpatica che potrebbe essere la mia nonna. Ma la mia nonna è gentile con tutti e non mette le padelle sul balcone di casa per dare fastidio ai vicini. Ma se questa padella le è davvero utile e non ha proprio dove metterla, allora facciamo un patto. Quando la userà, faccia una bella frittata e la divida con tutti i suoi vicini, così almeno sarà meno fastidioso dover sopportare la padella sul balcone. Io direi… che la cosa si possa fare una volta al mese.”

La vecchina aveva ascoltato sbalordita il discorsetto di Mariuccia, e siccome la bambina aveva un tono di voce abbastanza alto e stridulo, stavolta la vecchina, nonostante la sua sordità, aveva sentito e capito tutto. E siccome tutto sommato lei non era cattiva e il discorso della bambina era abbastanza sensato, il suo ragionamento non le dispiacque. Però non se la sentiva di fare una frittata al mese per tutto il palazzo, e allora cercò di mercanteggiare. “Beh… sai Mariuccia… volendo… si potrebbe fare – iniziò a dire la vecchina –. Ma una volta al mese mi sembra troppo spesso. Facciamo… una volta l’anno.” “Ogni tre mesi!”, ribatté pronta Mariuccia. “Sei mesi!”, replicò la vecchina. Mariuccia ci pensò su un attimo: “Vada per sei mesi – confermò – Affare fatto. Facciamo per Carnevale e per Ferragosto!”

“Grazie!”, aggiunse poi abbracciando la vecchina, la quale si commosse e abbracciò anche lei la bambina, ricordandosi dei suoi nipotini che non vedeva mai perché suo figlio abitava lontano e veniva a trovarla solo una volta l’anno. Quindi guardò l’orologio e si affrettò ad andare a messa perché stava per perderla, mentre Mariuccia ritornò trionfante a casa degli zii, che comunque avevano sentito tutto da dietro la loro porta di casa.

Siccome mancava poco a Ferragosto, tutti i condomini, appena saputo dell’accordo raggiunto con la vecchina, cominciarono ad organizzarsi per la prima grande frittata di condominio. Pensarono di farla sulla terrazza del palazzo, che era abbastanza ampia e si prestava bene per l’evento. Ognuno fece la sua parte. Portarono su sedie e tavoli, e poi ciascun condòmino cucinò un piatto: chi fece la pasta al forno, chi le lasagne col ragù, chi il risotto alla marinara, chi la parmigiana, chi le cotolette, chi la salsiccia arrostita, e chi più ne ha più ne metta. Ci fu chi portò il vino, l’acqua e le bibite; chi pensò ai dolci, ai gelati ed alla frutta, tra cui un paio di belle angurie mature; chi si occupò di piatti, bicchieri, posate, tovaglie e tovaglioli. E poi fu portato in terrazza un grande fornello con la bombola, perché la vecchina preparò tantissimo pesce da friggere con il famoso padellone, pesce che si divisero tutti in allegria e con grande gusto, anche perché la vecchina era una bravissima cuoca e l’aveva cucinato in maniera eccellente.

La prima festa per inaugurare la grande padella della vecchina riuscì benissimo. I protagonisti del giorno furono naturalmente la vecchina e Mariuccia, invitata speciale per l’occasione.

La prossima festa in terrazza si farà per Carnevale, chi vuole partecipare può cominciare a prenotarsi.

Nino De Maria

 

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