Teatro / Danilo Ferrari, cronista di se stesso ne “Il coraggio è una cosa” presentato a Roma

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Questo fine settimana la capitale ospita un cronista del tutto singolare. Si tratta di Danilo Ferrari e della sua prima creatura: Il coraggio è una cosa (Nèon edizioni), da cui è stato tratto un omonimo spettacolo teatrale, che vede l’autore in veste di attore, con la regia di Monica Felloni.

coraggio_cop.Danilo, classe 1984, catanese, è un ragazzo affetto da tetraparesi spastico-distonica, che non gli consente di muovere le mani e di parlare. Laureato in Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Catania, è giornalista dal 2007 ed attore di Nèon teatro. La due-giorni romana ha visto il suo primo incontro venerdì 7 novembre, alle 18 alla Libreria Ibs in via Nazionale, e alle 21 allo Stadio di Domiziano in piazza Navona. L’evento, ideato dalla “Fondazione Giuseppe Sciacca Onlus”, si concluderà con la giornata di sabato 8 novembre, alle 17.30, nell’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana, dove il giornalista ritirerà il prestigioso Premio internazionale “Giuseppe Sciacca” per la sezione “giornalismo”, nella categoria “Giovani Studiosi”.

Il messaggio, che attraverso quest’opera ci lancia Danilo, è che si può andare oltre il “linguaggio comune”, avvalendosi dell’espressione del corpo, dei suoni, degli sguardi, ponendo l’accento sull’altro. Perché se in una comunicazione l’altro è fondamentale, in questo caso lo è ancor di più, in quanto il suo compito è quello di traslitterare nelle pagine ciò che legge nei suoi occhi. A sprofondarci per poi esporre tocca a Maria Stella Accolla, insegnante di sostegno all’Istituto Superiore “Lombardo Radice” di Catania.

Nella sua lingua “rara” ed “essenziale”, Danilo fa un viaggio dentro se stesso, “una delle cose più difficili da fare, mettersi a nudo”, ma “fondamentale se si vuole conoscere gli altri”; in tal modo riesce a non rimanere l’unico guardiano  dei suoi pensieri e ci esprime tutta la sua voglia di vivere, sollecita a navigare modi di sentire diversi, perché solo così si possono cambiare le cose. Tutto è comunicazione, bisogna solo trovare la chiave di volta, distanti da ogni forma di pregiudizio, esclusivo aspetto di disfunzione inguaribile. Danilo riporta una citazione: “Non camminare davanti a me / potrei non seguirti / non camminare dietro di me / non saprei dove condurti / cammina al mio fianco e saremo sempre amici”.

L’autore ci esorta alla diffusione di un cultura basata sul valore esistenziale dell’essere umano. Quasi un ritorno agli albori, laddove si era meno sradicati di noi stessi. Un linguaggio basato sull’empatia come quello degli amanti, cui basta un semplice sguardo.

Maria Pia Risa

 

 

 

 

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