TV / “A sua immagine” compie 20 anni. Le novità della nuova stagione

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“A Sua Immagine” compie 20 anni. La storica rubrica religiosa di Rai Uno, realizzata dalla Rai in collaborazione con la Conferenza episcopale italiana, festeggia i vent’anni di trasmissione, avendo iniziato la sua attività proprio nell’autunno 1997. A condurre “A Sua Immagine”, ogni sabato alle 17.10 e ogni domenica alle 10.30 su Rai Uno, è la giornalista Lorena Bianchetti, al timone della trasmissione dal 2014, dopo l’esperienza nel periodo 1999-2005. A firmare la trasmissione sono la delegata Rai, Laura Misiti, e il delegato dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, padre Gianni Epifani, che è anche regista e responsabile della Santa Messa televisiva in diretta su Rai Uno.
Il Sir ha intervistato per l’occasione Lorena Bianchetti e padre Gianni Epifani.
Lorena Bianchetti, al via la nuova stagione tv di “A Sua Immagine”, che in realtà non si ferma mai neanche in estate. Quali le novità?
La domenica continueremo a raccontare i grandi temi della fede, ma anche la quotidianità della vita con una particolare attenzione alle periferie esistenziali, cercando di dare voce a chi solitamente non ha voce. Racconteremo le difficoltà della vita nella verità, senza edulcorazioni o spettacolarizzazioni, unendo a queste però sempre la speranza e cercando, nel nostro piccolo, di individuare e proporre soluzioni. Fonte di ispirazione per l’approfondimento il Vangelo e il pontificato di papa Francesco del quale seguiremo, con degli speciali, i viaggi che farà in Italia e all’estero. Il sabato invece avrà un linguaggio diverso finalizzato cioè al racconto di testimonianze di vita o di città nelle quali scorgeremo l’arte, la storia e, soprattutto la spiritualità. Abbiamo iniziato dal 30 settembre con una serie di puntate speciali all’interno del Vaticano, in particolare nei Musei Vaticani.
Come conduttrice di “A Sua Immagine” ha affrontato moltissimi temi, spesso problematici, e incontrato tanti testimoni del Vangelo. Quali ospiti vorrebbe avere per la prossima stagione? E quali argomenti ancora da trattare?
La trasmissione “A Sua Immagine” per me non è semplicemente lavoro ma una passione, un dono che vivo con responsabilità e dedizione. In questi anni sono tante le figure che ho avuto modo di incontrare e intervistare. Ogni volta è stato un dialogo dal quale ho imparato molto e nel quale ho messo sempre al primo posto la persona che avevo davanti, cercando in punta di piedi di raccontarne l’anima, la bellezza e tutto ciò che questa poteva offrire a quel pubblico che magari viveva situazioni simili a quelle raccontate.“A Sua Immagine” non è una trasmissione televisiva che si limita a “fare televisione”, a raccogliere numeri in termini di ascolto, ma è servizio e strumento che vede nel pubblico non consumatori da raggirare bensì persone da amare. Gli ospiti che vorrei avere nello studio? Tutti quelli che sono testimoni di bellezza e che, nelle difficoltà, hanno saputo restare aggrappati alla luce. Gli argomenti? La vita, tutta, nelle sue luci e nelle sue ombre. Amo raccontarla nella sua interezza senza censure, senza pregiudizi per offrire poi, attraverso esperti, chiavi utili per uscire da quei tunnel ogni qual volta ognuno di noi sperimenta dubbi o difficoltà.

Padre Epifani, lei firma il programma per la Cei, insieme alla collega Rai Laura Misiti, e a lei va riconosciuta la scommessa (vinta!) del commento al Vangelo coinvolgendo i sacerdoti che animano le periferie. Come è nata questa idea?
È un’idea condivisa con la redazione del programma, nonché con il direttore dell’Ufficio comunicazioni Cei, don Ivan Maffeis. È l’esigenza di rispondere all’invito di papa Francesco ad avere una Chiesa in uscita, in mezzo alla gente per annunciare il Vangelo. Volevamo nel programma un Vangelo più incarnato nella storia dell’uomo di oggi, meno legato a un commento televisivo classico. L’obiettivo è trasmettere l’idea che il Vangelo non sia qualcosa di lontano dalla realtà, bensì prossimo alla vita di tutti i giorni, alle persone. I sacerdoti scelti – tra cui don Luigi Ciotti, don Maurizio Patriciello, don Marco Pozza e don Davide Banzato – sono tutti testimoni della Chiesa che quotidianamente abitano le periferie, toccano la carne dei poveri e degli ultimi, come direbbe il Papa. In autunno, con il nuovo anno liturgico, lo spazio dedicato al commento del Vangelo, “Le ragioni della speranza”, sarà guidato da don Luigi Ciotti, che torna ad “A Sua Immagine” dopo una parentesi avuta negli anni precedenti. Con lui avremo una serie di incontri speciali, con personaggi anche del panorama artistico e culturale italiano, che si sono resi disponibili a dialogare sui temi e i valori della vita umana, a prescindere dal loro rapporto con la fede. È il caso proprio del primo ospite, il cantante Vasco Rossi, nella puntata in onda sabato 14 ottobre.
Padre Epifani, lei è anche responsabile della Messa domenicale su Rai Uno. È un servizio per l’utente ma anche per il territorio. Come individuate le parrocchie?
La messa televisiva su Rai Uno va in onda regolarmente dal 1954 – anche se i primi esperimenti risalgono al 1952 – ed è uno dei programmi storici della tv nazionale insieme alla “Domenica sportiva”. È fortemente seguita dal pubblico, con ottimi ascolti. Possiamo dire uno degli appuntamenti più seguiti della domenica mattina insieme all’Angelus di papa Francesco. La messa televisiva è un servizio per i fedeli, per tutti gli spettatori a casa, ma è anche un’opportunità per la comunità e il territorio. Si tratta, infatti, di una messa che viene organizzata in giro per l’Italia, cercando di valorizzare anche le bellezze artistiche e la vita delle comunità parrocchiali. Possono richiedere la messa in tv su Rai Uno tutte le parrocchie italiane, facendo semplicemente una domanda attraverso il portale dell’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali; una richiesta effettuata dal parroco e accompagnata dal nullaosta del vescovo della diocesi. Bisogna certamente tenere conto anche di requisiti per la logistica (ad esempio, lo spazio per la disposizione delle telecamere), ma di solito non ci sono particolari limitazioni; scegliamo indistintamente grandi parrocchie di città così come chiese in piccoli borghi.

Sergio Perugini

 

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