Vangelo della domenica (1 settembre) / Fuggire l’orgoglio e la superbia e vivere nell’umiltà del cuore

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Canto al Vangelo ( Mt 11,29 )

Alleluia, alleluia. Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, e imparate da me, che sono mite ed umile di cuore. Alleluia

Vangelo ( Lc 14,1.7 – 14 )

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.
Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore

Riflessione

La Liturgia di questa domenica presenta un brano del vangelo di Luca nel racconto di Gesù invitato a casa di un fariseo.
I farisei erano  la classe politica –  religiosa più riconosciuta nella Giudea al tempo di Gesù. Attenti e scrupolosi osservatori della legge, i farisei spesso si ponevano come spietati giudici verso i peccatori e i pubblicani.
L’atteggiamento dei farisei che si ergevano come maestri perfetti della dottrina e della legge, era severamente condannato da Gesù che svelava l’ipocrisia e la superbia del loro cuore.
La parabola raccontata da Gesù in questo brano di Luca, si pone infatti come insegnamento ed esortazione a fuggire l’orgoglio e la superbia e a vivere invece nell’umiltà del cuore che conduce alla verità ed alla gratuità.
L’umiltà insieme alla carità è il distintivo della vita cristiana; il cristiano è consapevole della sua condizione fragile e bisognosa della misericordia di Dio. E allo stesso tempo diventa lui stesso misericordioso verso la fragilità degli altri aiutandoli a superarla. L’umiltà porta anche ad essere miti e operatori di pace, rifiutando ogni sorta di arroganza, come esorta e ricorda la Prima Lettura di questa domenica tratta dal Libro del Siracide: “Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio”.
E il Canto al Vangelo invita dicendo: “Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, e imparate da me che sono mite ed umile di cuore”.

                                                                                            Letizia Franzone

 

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