Aci Catena / L’1 aprile si ricorderà Francesco Bottino, orgoglio catenoto

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Francesco Bottino

Sarà una mattinata all’insegna dell’orgoglio catenoto, quella che Aci Catena vivrà in onore di Francesco Bottino sabato prossimo 1 aprile, nella splendida biblioteca comunale “Fondo Antico” inglobata nel Palazzo di città. A volere fortemente la giornata di cultura e memoria, il sindaco Margherita Ferro nel ricordo del grande professore catenoto.

Ricco il programma delle iniziative organizzate con la collaborazione delle figlie del prof. Bottino: Marilina e Milly. La mattinata- illustra una nota stampa del comune –  si aprirà con la scopertura di una tabella in ricordo e memoria dell’accademico. A seguire un dibattito che traccerà il percorso non solo professionale del catenoto doc, autore dei famosissimi versi:”Sugnu catenotu e mi ni vantu”.

Aci Catena / Note biografiche di Francesco Bottino

Il prof. Francesco Bottino nasceva ad Acicatena il 6 marzo del 1927 in una numerosa famiglia “catenota” composta da 11 figli.
Dopo aver frequentato il liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, si iscrisse alla facoltà di Chimica dell’Università di Catania. Superati brillantemente gli esami dei primi due anni universitari, per poter conseguire la laurea in Chimica industriale si trasferisce all’università di Bologna.

Francesco Bottino giovanissimo
Francesco Bottino giovanissimo

Certamente una decisione non facile da prendere in quegli anni. Nell’immediato dopoguerra, l’Italia era ancora devastata dalle ferite del conflitto mondiale, eppure la voglia di ripartire, di ricominciare, di costruirsi un futuro, spingeva questo giovane catenoto, che mai si era allontanato dalla sua terra, a lasciare la propria famiglia per andare a completare i propri studi in “continente”.

Fu una scelta azzeccata. A Bologna l’ambiente universitario era libero da condizionamenti e pressioni esterne, gli studenti meritevoli erano valorizzati ed aiutati senza valutare origini o parentele. Francesco Bottino era un giovane sconosciuto che veniva dalla Sicilia, eppure il suo talento, le sue capacità, furono subito intuite dal prof. Andrisano dell’Università di Bologna che diventerà il suo mentore. Infatti, trasferitosi all’Università di Catania, pensò bene di chiamarlo come suo assistente.

Aci Catena / Francesco Bottino docente universitario

Anche a Catania si apprezzava la preparazione e la serietà professionale del giovane chimico, tanto che nel 1969 gli si conferì la libera docenza. Nel 1979 gli venne poi assegnata la cattedra di Chimica organica all’Università di Catania. Fu autore di numerose pubblicazioni scientifiche anche su autorevoli riviste internazionali.

Francesco battiato e la moglie
Il prof. Francesco Bottino con la moglie

L’impegno universitario però non lo fece mai allontanare dal suo amato paese di origine, dove ritornava ogni sera per incontrare la madre e i vecchi amici di infanzia nella piazza del paese o nello storico circolo “Civile adunanza”. Ignazio Leone scriveva di lui nell’introduzione alle poesie del prof. Bottino nel libro “Poeti dialettali catenoti dal settecento ai nostri giorni”, (testo edito dal comune di Acicatena).“Per Bottino, Acicatena è l’unico porto, in cui egli si può rifugiare e trascorrere ore di pace e di tranquillità”.

Negli anni Ciccio Bottino divenne quasi una memoria vivente di quella che era stata una volta Acicatena. Un piccolo centro di provincia con una dignità e una storia antica di cui lui è sempre stato fiero e orgoglioso. Oltre alle poesie, pubblicata anche una raccolta contenente ‘ngiuri di tantissimi catenoti vissuti nei primi anni del ‘900 e tipiche vanniate dei venditori ambulanti.

“Catinoto divoto”

Una di queste poesie, “Catinoto divoto”, sintetizza in modo mirabile un sentimento che accomuna molti catenoti: l’orgoglio di far parte di una antica comunità siciliana. E anche il fortissimo legame con la Madonna della Catena, immagine su cui si fondava l’identità dei veri catenoti.
Sugnu catenotu e mi ni vantu – stu sangu da li vini iu mi sentu, a dirlu a vuci forti non mi scantu, ca radicatu è stu cunvigimentu. La cheti mi la duna lu Santu Mantu, la chiazza e li pisola du cummentu”.

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