Acireale / La festa barocca di Santa Venera, segno dell’antica fede e devozione del popolo acese

Descrivere il legame che tiene salda la Città di Acireale alla sua santa Patrona non è facile, né è  semplice riuscire a individuare le origini di un culto che si perde nella notte dei tempi, testimoniato nel nostro territorio almeno dal XIV secolo. Quello a Santa Parasceve, Venera o Veneranda, per i greci Paraskevì, è un culto che trova origine nel nostro territorio con la presenza di una chiesetta a Lei dedicata in contrada Reitana.

La statua d'argento di sanata Venera sul fercolo
La statua d’argento di santa Venera sul fercolo

La devozione infatti, da lì trae origine per espandersi tra i diversi casali di Aci, e trovare terreno fertile nel casale di Aquilia, oggi Acireale, che dal XVII secolo la venera come Patrona. Una Santa che certamente è tra le più antiche, dato questo che per molto tempo ha creato dubbi sulla sua reale esistenza; veneratissima nel mondo ortodosso, La vediamo presente in tutto il territorio bizantino della nostra penisola: dalle Marche alla Puglia, dalla Lucania alla Calabria e Sicilia. Una eredità che quindi ci hanno trasmesso i cristiani d’oriente e che sicuramente, soprattutto in Sicilia, hanno caldeggiato i Basiliani.

L'immagine di santa Venera che campeggia nell'ufficio del Sindaco
L’immagine di santa Venera che campeggia nell’ufficio del Sindaco

Nella nostra Acireale, il culto della Vergine, Martire e Predicatrice Venera, trova il suo momento di massimo splendore negli anni d’oro dello sviluppo economico della nostra terra. Il gusto barocco che imperava non solo nell’arte, ma anche nel modo di vivere, di intessere rapporti sociali, influenza immancabilmente anche i modi di fare “festa” e trasforma le nostre piazze in grandi spazi teatrali dove creare fantasmagorici spettacoli. La festa barocca è quindi anzitutto momento sociale e ricreativo, capacità di investire risorse e puntare non solo alla sostanza, ma anche e soprattutto  all’apparenza. Tutto ciò si realizza anche nella nostra festa, che non è solo un appuntamento popolare, ma ancor di più diventa la circostanza celebrativa dell’istituzione, che nei giorni della festa di Santa Venera cerca la sua visibilità. Festa che deve crescere sempre più e che quindi si deve dotare di tutti quei requisiti che la rendano concorrenziale con le feste delle comunità vicine, e che di conseguenza deve esprimere il grado di potere economico e sociale raggiunto dalla Città e dal suo Senato. Quando nel 1651 Santa Venera viene nominata Patrona Principale di Acireale, si pensa alla realizzazione di una statua che sia preziosa e di grande impatto, degna di una nobile città quale Acireale. Nel 1655 la bellissima statua in argento, realizzata da Mario D’Angelo, uno dei massimi esponenti della maestranza degli argentieri messinesi, viene portata per la prima volta in processione per le strade di Aquilia. Qualche anno dopo, nel 1660, si comincia a lavorare al maestoso fercolo argenteo, meravigliosa macchina barocca per il trasporto del busto reliquiario della Santa, così da dare al corte processionale quella caratterizzazione trionfale seicentesca. Le corporazioni costruiscono in quegli anni le Candelore, alti cerei votivi in legno offerti alla Santa, come segno di omaggio e di devozione da parte delle maestranze artigiane, che nel corso dei secoli muteranno anch’essi per passare da semplici torce decorate a vere e proprie architetture barocche in movimento. Durante le feste notevoli erano i cosiddetti “jochi di focu” spettacoli pirotecnici allestiti su notevoli scenografie effimere, tipiche del periodo barocco. Ancora oggi come allora le musiche di Händel e Vivaldi allietano le calde serate di luglio accompagnando i fuochi d’artificio dello spettacolo piromusicale che chiude l’ultima serata di festa il 26 luglio.

La trionfale uscita del simulacro di Santa Venera dalla cattedrale (foto d'archivio)
La trionfale uscita del simulacro di Santa Venera dalla cattedrale (foto d’archivio)

I giorni celebrativi sono caratterizzati dalle due processioni che si svolgono con le reliquie e il simulacro della Santa; la prima, il 25 luglio, tocca i quartieri popolari della Città che, sotto l’egida delle parrocchie, si impegnano e preparano una degna accoglienza alla Santa Patrona, un ideale abbraccio tra Venera e i suoi figli.  La seconda, più breve, è il giorno dopo, il giorno della Solennità, ed è quella istituzionale, a cui partecipano il Vescovo, il Clero e le autorità civili e militari.

Molto si è perso dell’originaria pompa che faceva della festa di Santa Venera un momento di grande meraviglia; basterebbe leggere i commenti dei viaggiatori stranieri del “Grand Tour”, per rendersi conto di quale grande fermento entusiastico e devozionale caratterizzava questo appuntamento. Entusiasmo che ancora si coglie comunque nei momenti più emozionanti delle due processioni. Le corse del fercolo per l’uscita dalla Cattedrale e l’ingresso nella piazza del Duomo. Le nostre macchine processionali, a differenza di molte altre, sono dotate di ruote, per essere trasportate, con grande sforzo fisico e perizia, di corsa lungo le strade. In maniera particolare l’uscita dalla Basilica Cattedrale prevede una veloce manovra in curva, dettata dalla ristretta area antistante la porta maggiore del Duomo. Alla stessa maniera l’ingresso trionfale in piazza Duomo a fine processione riaccende e risveglia il popolo che durante la corsa acclama e invoca la sua Santa Patrona che passa tra due ali di folla sullo sfavillante fercolo argenteo su cui si riflettono i bagliori colorati dei fuochi d’artificio. Momenti certamente difficili da descrivere, fatti di emozioni e di sentimenti, che solo il vissuto può percepire e far comprendere. Emozioni e sentimenti che caratterizzano questo popolo, barocco di indole, borioso per carattere, esplosivo come il suo vulcano, dal grande cuore effusivo, che tributa alla sua Patrona, alla sua “santuzza” i sentimenti più veri e più belli che dimostrano come da secoli indissolubilmente esso si sia legato a Lei e che in maniera forte e decisa vede in Lei l’“Imago urbis”, il segno dell’identità e dell’unità cittadina.

Fabio Francesco Grippaldi

Presidente della Deputazione della Reale Cappella di Santa Venera

 

 

 

 

 

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