Assisi: “Giovani acesi sui passi di Francesco e Chiara”

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Giovani ad Assisi

E’ giunta al decimo anno un’esperienza di grazia che si tiene nella nostra Diocesi di Acireale: “Jeshua ferite che salvano”, patrocinata dal Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile e dal Gruppo giovani evangelizzazione diocesano. Anche quest’anno, come da dieci anni a questa parte, venti giovani provenienti da diversi centri della nostra Diocesi, guidati spiritualmente da Don Mario Gullo, direttore della Pastorale giovanile diocesana, e da Don Alessandro De Gregorio giovane presbitero dell Diocesi di Messina, hanno scelto di ripercorrere dal 18 al 25 Agosto il cammino di Francesco e Chiara d’Assisi. Si tratta di un’esperienza di spiritualità, preghiera e fraternità che consente ai partecipanti di guardarsi dentro e riscoprire, rivivendo la storia ed il cammino dei Santi di Assisi, che le ferite che ciascuno si porta dentro anche se dolorose e piagate possono essere curate attraverso un incontro di misericordia: quello con Cristo povero e crocifisso.

Giovani ad Assisi
Giovani ad Assisi

Per tale ragione conoscere ed approfondire la vita di due grandi santi come S. Francesco e S. Chiara, nonché calcare i luoghi in cui è maturata la decisione di pronunciare il loro Si incondizionato a Cristo, diventa fondamentale per comprendere il vero significato della nostra esistenza. Centro di tutto è la piccola borgata di Assisi dove 800 anni orsono due giovani come noi, con i loro sogni, speranze, aspettative, hanno incontrato Cristo nelle alterne vicende della loro esistenza e si sono lasciati guidare dalla Sua parola finendo per trasformare la loro esistenza in testimonianza viva di quell’Amore di cui loro stessi avevano fatto esperienza e che li aveva guariti. Prima tappa del cammino di Jeshua sono stati proprio i luoghi natii di Francesco e Chiara laddove proprio in famiglia è iniziato tra mille inquietudini il loro percorso di santità. Crocevia importante di questo cammino è stata sicuramente la visita a S. Damiano piccola chiesetta, oggi monastero, nel quale Francesco ebbe il primo fondamentale incontro con Cristo che smonta le sue certezze e inizia ad indicargli la via da percorrere. Si è giunti, poi, all’eremo delle carceri luogo di montagna sul quale Francesco amava ritirarsi a pregare stare in intimo contatto con il Signore. Qui ognuno di noi ha potuto, in un lungo momento di deserto, riflettere sul proprio rapporto con Cristo e con se stesso. Altra tappa importante è stata quella di Greccio luogo in cui Francesco ha vissuto profondamente il mistero della incarnazione di Cristo, con l’intuizione del presepe vivente e l’episodio della statua di Gesù Bambino che diventa di carne fra le sue braccia, ricordandoci che il nostro è un Dio che si fa uomo per salvarci, che si fa piccolo per insegnarci l’umiltà. Ma il desiderio di S. Francesco di farsi uno con il suo Signore, provando le Sue stesse tribolazioni, diventa concreto sul monte di La Verna, dove il santo deluso dalle divisioni interne che cominciavano a sorgere tra i frati, giunge con l’intento di lasciare tutto e ritirarsi in solitudine. Ed è proprio in questo luogo che il Signore scompagina i progetti d Francesco facendolo diventare uno con il Suo amore attraverso il dono delle stigmate. Questo evento rinfranca il Santo che torna dai suoi fratelli per confermarli nella fede e, poco prima di morire, lasciare loro un testamento spirituale che ancora oggi è di grande attualità: amare e vivere il Vangelo senza compromessi. Il percorso di quest’anno è stato arricchito di una tappa altrettanto significativa, la visita alla Santa Casa di Loreto. Nel luogo in cui è stata trasportata una parte della casa natale della Madonna, abbiamo vissuto un momento di forte intensità spirituale, poiché abbiamo avuto la possibilità di celebrare una veglia in solitudine all’interno della Santa Casa. Ognuno di noi ha meditato sulla propria storia personale e di fede proprio nel luogo in cui è stato pronunciato da Maria il Si più importante che ha dato inizio alla storia della nostra salvezza attraverso l’incarnazione di Cristo in riscatto dei nostri peccati. Il fatto che un’esperienza così forte dal punto di vita spirituale ed impegnativa dal punto di vista fisico, dati i ritmi che si tenevano, attiri ogni anno tanti ragazzi sta significare che noi giovani abbiamo sete di misericordia, desiderio di essere amati nonostante le ferite che ci portiamo addosso, e che la vita di due grandi santi anche se vissuti nell’800 ha ancora molto da dirci e da insegnarci. La ricerca di un Amore autentico, quale quello di Cristo, che ti accudisce, cura, perdona e risana rappresenta un’esigenza ineludibile per ciascuno di noi.

Gabriella Spitaleri

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