La memoria di una comunità nel volume “Scillichenti – La chiesa e il paese. Storia e documenti”

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Le origini di un paese, la sua storia, la sua gente; raccoglie la memoria di una comunità il volume di Antonino Leotta e Rosanna Vasta “Scillichenti – La chiesa e il paese. Storia e documenti”, pubblicato dalla casa editrice Prova d’Autore e presentato nel salone parrocchiale della frazione acese. Un libro che, hanno sottolineato i due autori, l’uno curatore delle ricerche d’archivio, l’altra della stesura dei testi, non vuole essere una logora e nostalgica celebrazione del passato ma uno stimolo al recupero di valori essenziali da conoscere e preservare e con cui la comunità locale, vedendo rafforzata la propria identità, si prepara a celebrare, il 14 aprile prossimo, il centenario dell’apertura al culto della Chiesa Maria SS. del Rosario di Pompei. Con l’edificazione del tempio, in un luogo prima contraddistinto dalla solitudine e dallo squallore, nasceva infatti il paese, iniziava la storia di una collettività ricostruita partendo da un tempo lontano fino ad arrivare alla rievocazione delle figure di Rosina Geremia, Nicolò Leotta e Salvatore Russo Pecorella, i tre benefattori che si adoperarono affinché Scillichenti avesse una chiesa e un’autonomia.

A relazionare nel corso dell’incontro, illustrando in maniera dettagliata e coinvolgente contenuto, struttura e peculiarità del volume, il professor Giovanni Vecchio che, accompagnando il suo intervento con la lettura di alcune pagine del libro, ha ricostruito chiaramente la storia della frazione acese: dalla colata lavica del 1329 che ne segnò le caratteristiche fisiche e geologiche, all’analisi toponomastica del territorio, dalla rievocazione del piccolo borgo che viveva prevalentemente di agricoltura e pesca, alla descrizione odierna di una frazione di 1.500 abitanti. Un libro affascinante secondo il professor Vecchio perché ricco di riferimenti, frutto di un lavoro minuzioso durato ben tre anni e di una ricerca che si è spinta fino agli Archivi di Pompei.

Un volume caratterizzato da un’impostazione prevalentemente narrativa, ma capace di accostare al rigoroso impianto scientifico e all’accurata raccolta di fonti una umanità nel racconto, dovuta certamente all’intensa partecipazione emotiva di Antonino Leotta e della moglie Rosanna Vasta alla ricostruzione della vita e delle tradizioni della comunità a cui appartengono. Alla presentazione del libro ha partecipato inoltre Francesco Contarino, maestro d’arte scultorea che nel 1936, all’età di 11 anni, affiancò come apprendista scultore il maestro Giuseppe Finocchiaro nella realizzazione del primo altare della chiesa del paese.

Monica Trovato

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