Intervista / Il geologo Filetti spiega gli strani terremoti di Santa Tecla ad Acireale

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Gli effetti lesivi al suolo e nella costruzione della faglia attiva e capace di Santa Tecla

A Santa Tecla, frazione di mare di Acireale, nei giorni scorsi si sono verificati boati improvvisi, scosse avvertite chiaramente dagli abitanti e pseudi terremoti senza nessun riscontro ufficiale dai sismografi. Ciò che è accaduto da fine aprile in via Canale Torto è solo un mistero apparente, come ci spiega il geologo Giuseppe Filetti, ex funzionario del Genio Civile,esperto della faglia attiva che attraversa quest’area.

Cosa sta accadendo a Santa Tecla? Ci sono davvero stati terremoti “fantasma”?

Sì, anche se sarebbe più corretto parlare di micro-terremoti o meglio ancora di fenomeni di creep asismico. In particolare, tra il 25 aprile e l’8 maggio, i residenti hanno segnalato sei eventi – boati o scosse – di cui la più forte è stata avvertita la sera del 7 maggio alle 20:15. Queste scosse, però, sono talmente deboli da non essere registrate dai sismografi dell’INGV. Il creep asismico, invece, è un movimento lentissimo e continuo lungo una faglia, senza rilascio significativo di energia sismica. Tuttavia, in alcuni casi – come quello che stiamo osservando – può generare microsismicità e boati percepibili solo in prossimità della faglia. In questo caso, parliamo della faglia di Santa Tecla, in zona Scalo Pennisi, che corre con orientamento Nord-Sud attraversando via Canale Torto e via Castiglio Casino.

I residenti parlano di boati improvvisi e scosse brevi, quasi come un contraccolpo dal basso. Da cosa dipende questa sensazione?

Inquadramento faglia di Santa Tecla. Nel riquadro giallo l’area di maggiore risentimento dei boati e delle scosse

È una descrizione coerente con la dinamica di questi eventi. Il boato è dovuto al rilascio improvviso di energia, che si propaga anche sotto forma di onde di pressione nell’aria, avvertite un attimo prima della scossa. La scossa, invece, ha origine molto vicino alla superficie: l’ipocentro è così superficiale che le onde P e S arrivano praticamente insieme, producendo un effetto netto, verticale, come se qualcuno sollevasse da sotto l’edificio. Ma non si tratta di un fenomeno pericoloso per la popolazione e per gli edifici, soprattutto da un punto di vista sismico. La faglia di Santa Tecla è considerata attiva e capace, perché deforma il suolo, ma la sua energia non è tale da causare scuotimenti distruttivi. Tuttavia, il creep può provocare danni statici localizzati, come fessurazioni nel terreno o lesioni alle fondazioni, specie nei punti in cui le case si trovano a cavallo della faglia.

Ci sono precedenti storici di questo fenomeno?

In foto, il geologo Giuseppe Filetti

Sì, documentati almeno in tre episodi recenti: alla fine degli anni ’70, nel periodo 2002–2005 e l’8 febbraio 2022. In tutti i casi si sono verificati sollevamenti del suolo fino a 2 cm e dislocazioni lineari lungo un tratto di circa 500 metri. Anche allora, i residenti avvertirono tremori o boati, spesso non rilevati strumentalmente. Questo perchè sussiste una relazione tra l’attività sismica e l’attività vulcanica dell’Etna. Infatti, nel 2002, il creep della faglia seguì i terremoti di Santa Venerina e Scillichenti, legati a intrusioni magmatiche. Nel 2022, invece, fu preceduto da tremori e seguito da un’eruzione esplosiva al cratere di Sud-Estdell’Etna. Questo suggerisce che variazioni di stress nel sottosuolo, dovute all’attività vulcanica, possano innescare movimenti sulla faglia.

Un fenomeno già noto anche in passato, vero?

Esattamente. Il celebre geologo acese Gaetano Platania, vissuto tra Ottocento e Novecento, parlava già di “strani terremoti” a Santa Caterina, un’altra zona soggetta a fenomeni simili ma localizzati. Il titolo di questo articolo – Gli strani terremoti di Santa Tecla – è un omaggio al suo lavoro pionieristico. Vorrei, però, rivolgere un appello ai cittadini spaventati. Questi eventi, sebbene percepibili, non comportano un pericolo sismico significativo. Tuttavia, è sempre importante segnalarli, perché aiutano noi geologi a monitorare l’evoluzione del fenomeno e a prevenire eventuali danni strutturali localizzati.

Dunque, si tratta di un fenomeno silenzioso e poco noto, ma che racconta molto sulla complessità del nostro territorio, che ci ricordano che la terra è viva, anche quando non fa rumore.

Giorgia Fichera