Fine vita / Nel dibattito in Senato sul disegno di legge prevalga la coerenza di fede

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E così, siamo giunti al redde rationem. Dal 17 luglio sarà calendarizzata in Senato la discussione sul disegno di legge sul fine vita. Accelerati i tempi anche per impulso del Governo. Presumibilmente pure per anticipare la sentenza della Consulta sul ricorso dello Stato avverso la legge della Regione Toscana, attesa in autunno, e neutralizzarne l’esito nell’ipotesi di diniego e di conferma della norma.

Tenuta sempre alta finora la soglia d’interesse sulle varie dinamiche in fieri. Solo per citare alcune occasioni; per stigmatizzare l’abiura della Consulta dei principi del Diritto Naturale ; poi, per rilevare i rischi di un’eccessiva semplificazione dei dettami dei documenti del Magistero (ns. articolo del 5 settembre). Da ultimo, per l’introduzione da parte della Regione Siciliana, di norme discriminatorie per i contratti dei medici obiettori di coscienza.Fine vita 2

Giungono adesso a maturazione i tempi per una disciplina legislativa che metta infine un punto fermo. Rispetto alla quale non sono più ammissibili, dai nostri rappresentanti in parlamento, tentennamenti o alibi di sorta. Né e forse ancora peggio, delle equivoche collocazioni in un limbo d’indeterminatezza.  La posizione da assumere nel dibattito sul d.d.l sul fine vita porrà ognuno di essi di fronte a una scelta chiara e irreversibile: l’arretramento o l’attraversamento di un Rubicone dalle acque ben più agitate, e di cui dovranno rispondere al vaglio, prima della loro coscienza, poi dell’intera comunità nazionale.

Fine vita: a favore o contro

A favore della vita o contro; tertium non datur. Possa la Parola del Signore riecheggiare nei loro cuori e nelle loro menti: “Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde” (Lc.11,23).

Leader della maggioranza hanno già dichiarato di voler implementare le cure palliative ed escludere il cd. diritto al suicidio. Si tratterà di verificare se i loro senatori mostreranno compattezza in tal senso.

Mentre all’opposizione, rubricare se parlamentari credenti si smarcheranno da direttive di partito, non aderendo a un disegno di legge alternativo proposto dalla minoranza, per seguire una linea autonoma.

Aula Palazzo Madama
Aula Palazzo Madama

Prevalga la coerenza di fede

Non è da escludere, e su questo tema persino auspicabile, che il dibattito sul disegno di legge possa determinare uno scompaginamento all’interno dei vari gruppi parlamentari e persino dei rispettivi partiti politici; ma al di là di possibili ulteriori implicazioni che esulano dall’odierna riflessione, ciò che importa è che da ambo le parti si possa sentire l’inderogabilità di una chiamata a coerenza di fede.

E che il valore intangibile della vita e dignità umana possa venire difeso pure da senatori non credenti. Se non in ragione di una fede non nutrita e a essi forse ancora recondita, per rispetto dei propri simili. Lo Spirito Santo infatti soffia ove vuole (Gv. 3,8) e non fa preferenze in chi lo accoglie (At.10, 34,35).

La Divina Provvidenza non si nega a quanti non siano arrivati a chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la Grazia, di condurre una vita retta. (Cost. Dog. Lumen Gentium,16).
Per i parlamentari credenti, che devono confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe o compromessi, in simili circostanze l’impegno politico si fa più gravido di responsabilità.

Per aborto ed eutanasia scelte etiche

Dinanzi a esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, come per aborto o eutanasia, è in gioco l’essenza stessa dell’ordine morale che riguarda il bene integrale della persona. In tali casi, scelte o condivisioni in contraddizione coi principi basilari della coscienza cristiana, sono incompatibili. (Congregazione Dottrina della fede, Nota dottrinale sull’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica). Ai non credenti si offre invece l’opportunità di riscoprire le ragioni del loro attivismo. Ponendo questo al servizio della persona umana, nell’integrità di diritti e prerogative, e ricercarne una ragione più alta.

Dalla volontà e capacità di attuare una possibile convergenza di intenti dipenderà l’esito del dibattito.
Agli elettori propensi a orientare alla fede le proprie scelte di voto, l’onere di valutare il loro operato. Ai responsabili e operatori delle comunicazioni sociali, quello di tener desta l’attenzione e la tensione.
Troppo deboli, se non inermi, siamo stati, riconosciamolo, in materia d’aborto; riscattiamoci adesso.

                                                                                Giuseppe Longo