“Abbracciami” è l’urlo disperato dei bambini di Gaza, di quelli dell’Ucraina, Myammar, Senegal, Israele, dei bambini sui barconi nel Canale di Sicilia. E’ l’urlo che si sente in tutti quei paesi, nei quali la follia omicida dei potenti genera morte, distruzione, fame.
Un abbraccio profondo che allontani la paura, riscaldi il cuore, riduca i morsi della fame, e soprattutto diventi un abbraccio di misericordia e di pace.
“Abbracciami” è il tema della meditazione che accompagna credenti e non, nell’itinerario esperenziale durante la lunga notte delle chiese, che si è svolta venerdì 6 giugno.
L’evento a livello nazionale dal 2016, è organizzato dall’associazione BellunoLaNotte, con la partecipazione delle Diocesi aderenti.
Imita le Lange Nacht der Kirchen che si svolgono in Austria ed Alto Adige. Ad Acireale è organizzata dall’ Associazioni Cento Campanili, con il patrocinio della Diocesi, della Città di Acireale, del Parco Culturale Ecclesiale, Accademia degli Zelanti, dal Museo Diocesano ed altre istituzioni visibili nei loghi della locandina. Questa è la decima edizione, la terza per la nostra città.

Quello del 2025 è il Giubileo della speranza e della conversione, un’opportunità per avvicinare l’umanità a quell’abbraccio intimo e profondo con il Padre celeste. Lui che ci chiama “figli prediletti”.
Per questo gli organizzatori nazionali, per la locandina non potevano che scegliere la scena del quadro di Rembrant: “il ritorno del figliol prodigo”, interpretazione pittorica della parabola, tratta dal Vangelo di Luca.
La parabola dl figliol prodigo
Ma chi è il figliol prodigo? La parabola lo descrive come un giovane che vuole assaporare i piaceri della vita, libero da vincoli e responsabilità. Per questo chiede, e riceve dal padre la sua parte di eredità. Nella parabola, c’è anche un altro figlio, con personalità opposta: obbediente, disponibile, casalingo. Da sempre conosciamo l’epilogo della parabola e il giudizio superficiale che diamo della vicenda: una vita dissoluta e di spreco di ogni forma di risorse, prelude ad una rovina rapida e totale. Ma l’arte da una parte e la teologia dall’altra, ci invitano alla riflessione, a guardare oltre e in profondità, ad interrogarci sui “due fratelli” che sono in ciascuno di noi.
Rembrant dipinge il figliol prodigo pallido, sofferente, con il vestito logoro e stracciato, in testa pochi capelli, come quelli di un bambino, scalzo. Ha percorso tanti chilometri, si è purificato con il digiuno, ha affrontato con coraggio il deserto della propria anima. Ed ora, come dice Papa Francesco, è diventato “un pellegrino di speranza”. Per questo, quando si inginocchia e chiede perdono al padre, lo ottiene.
Papa Francesco ci parla “dell’abbraccio misericordioso di Dio che salva”, che si nutre e si ispira al dono gratuito, … e conclude “lasciamoci abbracciare da Lui come bambini”.

Rembrant, infatti, dipinge un padre amabile, pieno di tenerezza, trasformato dalle esperienze della vita, proteso in avanti. Le mani, sorreggono le spalle del figlio: una mano è tozza e ruvida, l’altra elegante e affusolata. Sintesi, come direbbe Jung, del maschile e femminile che c’è in Dio, che è padre e madre insieme, e in ciascuno di noi.
E l’altro figlio, quello “perfetto”? anche lui si è allontanato dal Padre, non fisicamente, ma inaridendo il suo animo, chiudendo le braccia al prossimo, nutrendosi di invidia e rivendicazioni. Ed è così che anche Rembrant lo ritrae sulla destra. Vive nella stessa casa del padre, ma non ne condivide stile e valori. “Misericordia io voglio e non sacrifici” è la frase che il Profeta Osea fa dire a Dio. (6, 6).
“Abbracciami”, tema della “Lunga notte delle chiese”
Questo in sintesi è il messaggio e il file rouge che accompagna la serata, suddivisa in 4 tappe.
Alle 18.30 l’appuntamento alla Zelantea per “Abbracci d’arte”. Nella sala Cristoforo Cosentini, per l’evento, sono stati esposti alcuni disegni di proprietà della Pinacoteca, sul tema della serata. Carmela Cappa ci accompagna nel percorso soffermandosi sulle peculiarità di ciascuno: il suo è un discorso espresso con passione e competenza, suscitando in chi la ascolta il desiderio di saperne di più.
Fra i disegni esposti, la Madonna con Bambino di Vito D’Anna, pittore del ‘700 acese. In questo disegno, per illuminare alcuni particolari, D’Anna, utilizza pigmenti di biacca. Tecnica assolutamente rara su carta, per l’elevato rischio di bruciature, durante l’esecuzione. “Gabriel’s oboe” di Ennio Morricone, suonata alla tromba da Rosario Mangano, conclude la prima tappa.
Abbracciami… per sperare

Alle 20, il gruppo raggiunge la chiesa dell’Oratorio: “Abbracciami…per sperare”. Due i quadri significativi sul tema: la Madonna della purità di Alessandro Vasta, e San Filippo Neri con i bambini di Antonino Bonaccorsi. Alla nascita, il primo abbraccio che accoglie, conforta, riscalda è quello della mamma. Un legame vitale, che nel quadro diventa il piccolo cuore che Gesù tiene in mano. Nei primi anni della crescita, l’Oratorio è un luogo nel quale giocare ed imparare insieme, con gioia.
Rosario frequenta l’Oratorio dall’età di 3 anni, ed anche ora che ha superato i quaranta, per lui rimane il luogo di riferimento e di rifugio, nella quotidianità e nei momenti difficili. L’Oratorio di San Filippo Neri, nasce a Roma alla vigilia di Pentecoste del 1544, e negli anni successivi, si diffonde in Italia e nel mondo. Ad Acireale nasce nel 1756 ad opera di Padre Mariano Patanè.
I bambini del coro “Voci dell’Arcobaleno”, guidati dal maestro Giusy Nicotra, abbracciano i presenti con note musicali di gioia e di speranza.
Abbracciami… per guarire
La vita riserva momenti sereni, ma anche difficoltà e dolori. Le ferite hanno bisogno di cure, ed ecco che la terza tappa nella basilica di San Sebastiano, diventa “Abbracciami …per guarire”. La cura e la guarigione nell’arte, sono magnificamente rappresentati negli affreschi di Pietro Paolo Vasta, e descritti in chiesa da Fabio Grippaldi. In questa tappa, l’abbraccio per la guarigione, è affidato ad alcuni testimoni.
La morte di un figlio giovanissimo, se c’è la fede, non è la fine per una madre: “Noi non siamo le madri del Venerdì santo, ma quelle del sabato, quelle che nella trasformazione e rinascita di un legame d’amore, possiamo di nuovo abbracciare con gioia”.
Nella Comunità Madonna della Tenda la “porta è sempre aperta” per entrare nel bisogno, e per uscire dopo la guarigione: “l’abbraccio della ripartenza”.
A “Casa mia” è l’abbraccio nel tramonto della vita: l’età, le malattie e a volte la solitudine, rendono il corpo sempre più fragile e indifeso. La pelle, come quella dei bambini diventa trasparente e sensibile: l’abbraccio delle suore e dei volontari diventa l’energia per affrontare con più serenità, l’ultimo passo. Non c’è età per ricevere e donare abbracci, come testimonia Giuseppe, giovanissimo scout di Acireale 4.

I canti della “Corale polifonica Jonia”, diretta dal maestro Giuseppe Cristaudo ci accompagnano nel processo di interiorizzazione di quanto di profondo e struggente abbiamo udito. Risanati ci avviamo verso l’ultima tappa in cattedrale: “Abbracciami per…dono”.
Abbracciami…per dono
Don Vittorio Rocca legge una pagina del testo di Dostoevskij “Delitto e castigo”. L’autore russo parla della misericordia di Dio che è per tutti, anche e soprattutto per chi ha sbagliato e si è macchiato di peccati e delitti gravi. L’umanità, attraverso la misericordia di Dio, riceve un dono, un unguento che cura definitivamente le ferite. E’ necessario affrontare un percorso lungo di pentimento e rinascita, il solo in grado di rigenerare un cuore asfittico, arido, chiuso per trasformarlo in un cuore pulsante, aperto al dono.
Il progetto creativo di Giuseppe Cristaudo
Nel 2020, dagli abbracci negati durante il Covid, nasce il progetto creativo di Giuseppe Cristaudo per le porte della chiesa a Zafferana e di quella a Santa Maria degli Ammalati. Sono tante formelle in bronzo, che parlano di misericordia e amore che unisce: da Adamo che abbraccia Eva, dopo la cacciata dall’Eden, fino alla Madonna Assunta che abbraccia se stessa, nell’ascensione.

Siamo in conclusione, dal per …dono all’abbraccio con Cristo. Il tabernacolo, nella tradizione ebraica e cristiana è la casa di Dio. “La tenda mobile” che Dio ha scelto per stare accanto al suo popolo in cammino”: 10 minuti di assoluto silenzio davanti l’esposizione del Santissimo nell’altare centrale.
Anche il popolo della lunga notte delle chiese è in cammino, lo è stato insieme per cinque ore. E’ un po’ provato, si è ridotto di numero, ma c’è, per gustare ancora insieme, nell’androne del Museo diocesano, la “campanella acese”. Un biscotto, nato dalle abili mani del pasticciere Mario Privitera – Primalkimia, e dedicato proprio a questo evento.
Evento che è stato condotto per tutto il percorso, della presidente dell’Associazione Cento Campanili, Maria Rosa Licciardello, sempre con la stessa energia, calore, generosità, intelligenza del cuore. Una guida sicura per questo popolo della notte in cammino.
E’ mezzanotte, si ritorna a casa.
Rosa Maria Garozzo