Il progetto Spidap, dedicato all’agrumicultura di precisione, è stato presentato il 22 maggio ad Acireale. Si tratta di una piattaforma digitale intelligente, sviluppata in collaborazione con agricoltori, ricercatori, imprese e istituzioni. Ad aprire e a coordinare i lavori è stata la dottoressa Mariarita Zappalà, responsabile comunicazione di Agrigeos. Ha introdotto i partner coinvolti e illustrato gli obiettivi dell’iniziativa. “Spidap nasce da un bisogno concreto: dotare il settore agrumicolo di strumenti innovativi, digitali, efficienti, che lo rendano più competitivo e sostenibile”, ha spiegato.
A supporto della tesi sono intervenuti Chiara Ferroni (Nodes), Salvo Nicolosi (Agrigeos), seguiti dalle sessioni tecniche con Michela Janni (CNR), Marco Acciai (Agrigeos) e Luca Occhipinti (Lualtek).
Digitalizzazione e innovazione: la visione di Agrigeos
L’intervento di Salvo Nicolosi, direttore di Agrigeos e responsabile scientifico del progetto, ha approfondito gli obiettivi operativi della piattaforma. “Spidap vuole essere uno strumento di uso pratico e immediato. Non si tratta solo di tecnologia fine a sé stessa, ma di un sistema integrato capace di accompagnare l’agricoltore nelle scelte quotidiane, dalla gestione irrigua al monitoraggio delle fitopatie”, ha spiegato Nicolosi. La piattaforma sarà infatti alimentata da una rete di sensori ambientali, droni, modelli previsionali e dati satellitari, con l’obiettivo di produrre indicazioni precise e personalizzate per ciascun appezzamento. Un’agricoltura di precisione, quindi, ma accessibile, sostenibile, fondata su dati scientifici e orientata alla resilienza climatica.

“L’intelligenza artificiale non sostituisce l’esperienza del produttore, ma la integra e la valorizza. L’obiettivo è costruire uno strumento flessibile, aggiornabile e soprattutto calibrato sulle condizioni reali del territorio siciliano”, ha aggiunto Nicolosi, ricordando l’importanza del coinvolgimento diretto degli imprenditori agricoli nel processo di test e co-progettazione.
Tecnologia al servizio dell’ambiente: il contributo di Noes
Il focus si è poi spostato sugli aspetti tecnologici grazie all’intervento di Marco Acciai, direttore del Laboratorio di Fenotipizzazione di Agrigeos. “Spidap integra le tecnologie più avanzate oggi disponibili: machine learning, analisi predittiva, Internet of Things, telerilevamento e cloud computing. Il nostro compito è mettere in dialogo tutte queste fonti di dati per generare una piattaforma dinamica, adattiva, capace di imparare nel tempo e restituire agli utenti suggerimenti puntuali e comprensibili”, ha illustrato Acciai.
La tesi con irrigazione assistita da sensore ha mantenuto un’umidità del suolo più alta (46,8% contro 42,6%), dimostrando un uso più efficiente dell’acqua senza ridurre la resa, anzi migliorando la consistenza del frutto. Fondamentale anche l’interfaccia utente: semplice, intuitiva e adatta anche a chi non ha competenze tecniche, perché l’innovazione deve parlare il linguaggio di chi la usa.
Il ruolo del trasferimento tecnologico: ascoltare il territorio
Il legame tra innovazione e territorio è stato al centro dell’intervento di Michela Janni, esperta di trasferimento tecnologico. Ha spiegato che Spidap nasce da un metodo partecipativo.“Non è un prodotto chiuso da imporre agli agricoltori”, ha detto. “È un processo che parte dai loro bisogni, ascolta le esperienze e costruisce risposte condivise. Il progetto include una fase di formazione e co-progettazione nelle aziende pilota. Qui saranno testati i modelli, raccolti i feedback e migliorata la piattaforma. L’obiettivo è renderla davvero utile e adatta alle diverse realtà produttive”.
Janni ha anche posto l’accento sul potenziale di Spidap in termini di sostenibilità ambientale. “Attraverso un uso mirato delle risorse – acqua, fertilizzanti, trattamenti – è possibile non solo aumentare la produttività e ridurre i costi, ma anche minimizzare l’impatto ambientale dell’attività agricola. Spidap si muove nella direzione dell’agroecologia digitale”.
Acireale / Spidap: un’intelligenza artificiale ad hoc per l’agrumicultura

A concludere la conferenza è stato Luca Occhipinti, CEO di Lualtek, che ha inquadrato Spidap nel contesto più ampio dello sviluppo rurale. “In un territorio come il nostro, l’agricoltura resta una risorsa fondamentale”, ha dichiarato. “Le tecnologie digitali possono rafforzare la competitività delle imprese. Possono anche rendere più attrattiva la vita nelle aree interne”. Questo aiuterebbe a contrastare lo spopolamento e creare nuove opportunità per i giovani. Secondo Occhipinti, Spidap propone un modello replicabile e scalabile. Potrebbe essere esteso ad altri comparti e territori. In questo modo si modernizza il tessuto produttivo, senza perdere il legame con le tradizioni locali.
Prima di entrare nel merito, il relatore ritiene fondamentale fare una premessa sul lavoro di ricerca condotto: i dati raccolti rappresentano una solida base qualitativa per lo sviluppo di un modello previsionale statistico, applicabile in vari contesti ambientali. Tuttavia, segnala anche alcune criticità che, per il momento, non hanno reso possibile un’analisi quantitativa. Sarà quindi necessario proseguire la ricerca e la raccolta dei dati avviata nel corso dell’ultimo anno.
Occhipinti passa quindi a illustrare il contesto sperimentale: “Abbiamo operato su tre tesi: la prima, detta “Bioristor”, si basa sulla gestione irrigua guidata dai dati del sensore omonimo; la seconda segue gli standard aziendali; la terza è una tesi di stress, che prevede un deficit idrico programmato”. I dispositivi impiegati sono stati due: il sensore Bioristor – già illustrato in precedenza dalla dott.ssa Janni – e i sensori FDR, posizionati a due profondità diverse (20 e 60 cm). Questi ultimi misurano il contenuto volumetrico d’acqua, la conducibilità elettrica e la temperatura del substrato.
Focus più nel dettaglio
Nel corso del convegno dedicato a SPIDAP presentata ad Acireale, sono emerse alcune criticità legate alla raccolta dati su un solo ciclo produttivo, a interruzioni tecniche e alla presenza di outlier nel campo dell’agrumicultura. I sensori FDR hanno mostrato correlazioni attese tra temperatura, umidità e conducibilità elettrica del suolo. Il sensore Bioristor, invece, ha evidenziato una dinamica autonoma, con una risposta ritardata ma coerente ai cambiamenti nella conducibilità, suggerendo reazioni fisiologiche della pianta. Nella tesi Bioristor si è ottenuto un risparmio idrico del 28%, migliori livelli di maturazione e maggiore durezza dei frutti, associati a un’elevata conducibilità del suolo. L’obiettivo è sviluppare un modello predittivo per ottimizzare l’irrigazione, utile nel settore. I parametri chiave individuati includono: 800–900 μS/cm di conducibilità, 18–25°C di temperatura e 25–40% di contenuto d’acqua.
Quindi, il progetto Spidap presentato ad Acireale rappresenta un modello virtuoso di innovazione condivisa, capace di coniugare ricerca scientifica, tecnologia e partecipazione attiva del territorio: in un’ottica di agricoltura di precisione – o meglio, di agrumicultura, intesa come coltivazione intelligente, sostenibile e integrata con le comunità locali – Spidap dimostra come le soluzioni digitali possano non solo migliorare l’efficienza produttiva, ma anche restituire valore alle persone e ai territori coinvolti.
Un esempio concreto di come, partendo dal bisogno reale degli agricoltori, sia possibile costruire strumenti replicabili, scalabili e in grado di affrontare le sfide del cambiamento climatico e della competitività globale, senza perdere il radicamento culturale e ambientale tipico del contesto siciliano.
Giorgia Fichera