E’ di queste ore la notizia che Papa Leone XIV, successore al soglio pietrino di Papa Francesco, è approdato sulle piattaforme social, subentrando di fatto al suo predecessore anche nel mondo digitale ed ereditando il suo ruolo nel complesso mondo della comunicazione. Quello che però resta prepotentemente è il valore comunicativo di Papa Francesco, che ha saputo cavalcare l’onda della comunicazione come pochi altri.
La potenza comunicativa del Papa venuto dai confini della terra è qualcosa a cui ci siamo abituati durante il Pontificato di Francesco, ma che continua ad impressionare man mano che il suo testamento, materiale e spirituale, viene sgranato come Ave Maria del Rosario.
Ogni dieci grani un mistero che, semmai c’è concesso definirlo così, è quello della gioia. Un parallelismo che siamo sicuri che avrebbe fatto sorridere anche lui, il Papa che ha incarnato perfettamente il suo secolo, travalicando la storia e contemporaneamente vivendola.
Il Papa capace di abitare il mondo social
“Le meraviglie della moderna tecnologia sono un dono di Dio, che comporta una grande responsabilità”, ci ricorda il Santo Padre durante un’udienza per il Giubileo dei Lavoratori. “Non è la tecnologia che determina se la comunicazione sia autentica o meno, ma piuttosto il cuore umano e la nostra capacità di usare saggiamente i mezzi a nostra disposizione. Internet può essere usata per costruire una società sana e aperta alla condivisione”.
Se è vero che Giovanni Paolo II è considerato il Papa della comunicazione, capace come nessuno di sfruttare i media per evangelizzare il grande pubblico, è Papa Francesco quello che fa della sua stessa persona strumento da portare nel mondo della comunicazione digitale.
Se ci soffermiamo su questo aspetto ci rendiamo conto di come un uomo di ottant’anni, età che certo non definiremo “social”, è stato invece il primo vero Papa dell’era digitale, capace di sfruttare a suo favore una vivace intelligenza e la propria umanità, anche a costo di metterne in mostra la fragilità e la possibilità dell’errore umano.
Non è la Chiesa sola ad arrivare, ma la Chiesa ed il Papa in un connubio che rende impossibile non avvicinarsi, anche solo per curiosità, al pontefice argentino. Per questo Francesco è capace di mettere in comunione atei e cristiani, trovando l’approvazione anche delle altre confessioni religiose.
Papato e social: dati alla mano
Nel 2023 Jorge Mario Bergoglio era dodicesimo nella classifica dei leader più potenti del mondo, stilata dall’Osservatorio Digitale, partner di Fondazione Italia Digitale, e vantava un seguito di oltre 14 milioni di followers su X, allora Twitter. Oggi l’account @Pontifex supera i 40 milioni di followers.
L’account Instagram @Franciscus, aperto nel marzo 2015, segna circa 5 milioni di follower. Lo hanno seguito soprattutto giovani tra i 25 e i 35 anni, principalmente brasiliani ed americani.
Papa Francesco è stato un comunicatore straordinario, capace di entrare nelle case del mondo, attraverso tweet, selfie, riflessioni. Perfino i confini di Tik Tok sono stati inesistenti per il Papa argentino, che li ha travalicati arrivando sulla piattaforma giovanile per antonomasia.
Bergoglio è stato un vero rivoluzionario della comunicazione pontificia, spesso non filtrata, spesso spontanea. E questo aspetto umano ha sicuramente reso affascinante la figura del Papa venuto dai confini della terra. Papa Francesco, per sua stessa indole, è stato capace di segnare la storia della Chiesa tanto con le sue parole, quanto con le immagini, potentissime, che ci ha lasciato.
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Papa Leone XIV ha deciso di mantere la presenza sui social media, ed ha scelto di continuare ad utilizzare gli account ufficiali su X e Instagram. L’account @Pontifex, aperto da Papa Benedetto XVI e utilizzato da Papa Francesco, continuerà a pubblicare nelle nove lingue che permettono a 52 milioni di followers di seguire il Santo Padre.
Rende noto il Dicastero delle comunicazioni della Santa Sede che i contenuti pubblicati da Papa Bergoglio verranno archiviati in una sezione del sito web istituzionale Vatican.va e che i contenuti pubblicati su @Franciscus faranno parte di un archivio commemorativo e quindi resteranno accessibili.
Papa Francesco alla sua morte aveva all’attivo circa 50.000 post, pubblicati complessivamente su nove account di @Pontifex (diverse piattaforme) e su @Franciscus. La pubblicazione aveva cadenza semigiornaliera e con questi post rivolgeva messaggi di carattere evangelico con tema la pace, la giustizia sociale, la cura del creato.
Il “non verbale” di Papa Francesco
E’ impossibile non restare ammaliati da Papa Francesco perché, proprio come detto prima, trasmette un’umanità farcita di umano. Non è la costruzione delle parole, ragionate, quanto l’uso spiazzante dell’immagine che fanno di Francesco un comunicatore straordinario.
Ci sono scene che resteranno per sempre parte della nostra storia e che per questo ci coinvolgono, smuovono le nostre coscienze, ci invitano alla riflessione e ci stimolano al ragionamento.
Tra le immagini più forti del pontificato di Papa Francesco la visita ad Emma Bonino nel novembre del 2024. Ex ministro degli Affari Esteri ed esponente di spicco del Movimento Radicale, la Bonino non ha mai fatto mistero del suo essere stata proabortista, al punto tale da aver aiutato alcune donne in passato in questa pratica. Oggi leader del partito +Europa era stata da poco dimessa dal reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Spirito Santo di Roma, in cui era stata ricoverata in seguito ad importanti difficoltà respiratorie.
Con la foto di due anziani sulle proprie sedie a rotelle si è chiuso quell’incontro, come se tesi ed antitesi si fossero messe in dialogo. Un’immagine potete di quel desiderio di civile convivenza e pacifico confronto che ha caratterizzato la missione di Papa Francesco.
Sulla Bonino il Santo Padre si era già espresso nel 2016, quando nel febbraio di quell’anno l’aveva inclusa nel suo elenco de “i grandi dell’Italia di oggi”, soggiungendo, per quanti trovavano incomprensibile quella nomina, che “anche se non la pensa come la Chiesa pazienza, bisogna guardare alle persone, a quello che fanno”.
Nell’ultimo incontro tra i due la foto scattata diventa una delle grandi lezioni di Papa Francesco: l’accoglienza verso coloro che non la pensano come noi serve a non dividere il mondo tra buoni o cattivi, ma a trovare punti di dialogo e crescita.
Il “non verbale” di Papa Francesco-2
Un’altra immagine che ci ha regalato Papa Francesco e che ricorderemo sempre è quella del piccolo uomo vestito di bianco che cammina in una piazza San Pietro fradicia di pioggia e sconforto, nel periodo nero del covid. Papa Francesco che bacia i piedi al crocifisso ligneo della chiesa di San Marcello al Corso, invocando la benedizione sulla Città di Roma e su tutto il mondo.
Nel momento più buio nella storia del nuovo millennio l’immagine silenziosa e carica di speranza che ci ha consegnato resta di una potenza comunicativa enorme.
Un uso del linguaggio non verbale ma visivo che racchiude tutta la potenza evangelica della comunicazione di Papa Francesco che, seppur non esente da grossi errori oscillanti tra ingenuità ed errati registri, ha saputo dosare sapientemente uso delle parole e immagini.
Gli errori comunicativi di Papa Francesco
Dalla “frociaggine nei seminari” all’invito all’essere “madri e non zitellone” alle suore, non sempre il Papa latinoamericano è riuscito a mitigare il suo pensiero. Un’ingenua sincerità che non ha ripagato il Santo Padre, attirando spesso antipatie e giudizi poco concilianti. La scelta del suo registro comunicativo è stato colloquiale, con pochi filtri e sempre molto diretto, al quale ha affiancato una serie di azioni di certo non canoniche per un Papa.
Alcuni dei suoi gesti, come quello dello schiaffetto alle mani della fedele cinese che lo strattonò per abbracciarlo nel 2019, restano parte della memoria collettiva grazie anche alla viralità che il gesto ha avuto sui social. In quell’occasione le scuse sono arrivate direttamente dalla voce del Papa, che argomentò le defaiance così: “a volte perdiamo la pazienza. Anche io. E chiedo scusa per il cattivo esempio”.
Indimenticabile anche il commento che espresse nel giugno del 2015, quando riferendosi all’attentato terroristico alla rivista Charlie Hebdo affermò che “è aberrante uccidere in nome di Dio, ma è sbagliato anche insultare le religioni. Se un mio amico dice una parolaccia contro mia mamma, gli arriva un pugno”.
Del 2015 anche l’invito alla paternità responsabile, che scosse i coniugi di famiglie numerose: “Alcuni credono, scusatemi la parola, che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. No. Paternità responsabile”.
I messaggi che Papa Francesco ha continuato a dare al mondo anche dopo la sua dipartita
Il Santo Padre Francesco ha continuato a dare messaggi forti anche dopo la sua morte. Dalla scelta di eliminare il catafalco a quella di farsi seppellire con le scarpe ortopediche utilizzate quotidianamente, la potenza della sua comunicazione ha travalicato la vita stessa.
Tra le scelte che hanno sicuramente colpito c’è stato il suo desiderio di ricevere l’ultimo saluto non dai potenti della terra ma dagli ultimi, dagli ospiti scelti dalla Caritas romana che hanno accolto il suo feretro davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Sicuramente una scelta inusuale, ma come tante altre cariche di un significato che va oltre il gesto in sé.
Ed ancora il suo lascito si snocciola tra fondi personali destinati ai detenuti e la papamobile convertita a piccola clinica mobile per i bambini di Gaza.
Come a voler lasciare un testamento fatto di concretezza, non solo di parole e che ancora una volta testimonia come il Santo Padre sia stato maestro nel veicolare messaggi di prossimità e testimonianza viva del Vangelo.
Libertà di esprimersi, sbagliare, chiedere scusa nella comunicazione di Papa Francesco
Quello che ha fatto innamorare il mondo di Papa Francesco è stato il suo essere normale, come ciascuno di noi, anche nel suo modo di fare comunicazione. Forse è per questo che piace poco ai conservatori, che gli rimproverano di non aver custodito l’immagine della Chiesa impeccabile. Una perfezione che non esiste è stata sostituita da una realtà che appartiene a ciascuno di noi, fatta di espressioni fuori luogo, frasi equivoche, nervosismi ma anche di sorrisi che mitigano le stanchezze. Papa Francesco ci ha conquistati perché non si è eretto a migliore, ma è stato letteralmente successore di Pietro anche nel temperamento.
E alla gente piace una Chiesa farcita di umanità, di gaffe che rubano un sorriso, di inciampi che possono succedere a chiunque di noi. Perché gli uomini siamo così: vorremmo essere Gesù ma a volte ci ritroviamo ad essere Pietro, con le rispostacce e le stanchezze.
Il penultimo successore del primo Papa ci ha restituito con la sua vita la consapevolezza che tutti siamo chiamati ad essere il meglio di noi stessi, anche se a volte cadiamo.
Questo resta però solo il commento di chi scrive, farcito della speranza che la Chiesa sia capace di assorbire il bello del papato di Francesco per costruire ponti di alleanza ed umanità, declinando tutto alla luce di una comunicazione capace di arrivare a tutto il popolo di Dio.
Chiara Costanzo