Benedetto XVI: “Con Cristo contro la schiavitù del peccato”

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La drammatica vicenda giapponese irrompe in questa prima domenica di Quaresima. Le immagini del “tragico terremoto e del conseguente tsunami in Giappone ci hanno lasciato tutti fortemente impressionati”, afferma papa Benedetto rivolgendosi ai fedeli convenuti per l’Angelus. Aveva già inviato un telegramma per esprimere il dolore per quanto accaduto; domenica rinnova la sua “spirituale vicinanza alle care popolazioni di quel Paese, che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità”. Prega il Papa “per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi”. Incoraggia infine “quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto. Rimaniamo uniti nella preghiera. Il Signore ci è vicino!”.

Un pensiero che il tempo liturgico che stiamo vivendo ci permette di cogliere con una profondità diversa: i quaranta giorni che ci porteranno a rivivere il cuore della fede cristiana, sono un tempo per calibrare la nostra esistenza, per cogliere con maggiore intensità la relazione con Dio e con gli altri, il nostro prossimo. E oggi il nostro prossimo è anche il popolo giapponese, che sta vivendo la sua Via Crucis. Quaranta giorni, il tema del deserto, del digiuno. Ma soprattutto quell’affidarsi al Signore che ci fa resistere alla tentazione dell’individualismo egoista. Sì perché questo tempo – ricorda papa Benedetto – “costituisce nella Chiesa un itinerario spirituale di preparazione alla Pasqua. Si tratta in sostanza di seguire Gesù che si dirige decisamente verso la Croce, culmine della sua missione di salvezza”.

Ed ecco il punto centrale della nostra riflessione di credenti: la croce, la resurrezione. Il Papa si pone la domanda: perché la Quaresima, perché la Croce? E subito risponde: “Perché esiste il male, anzi, il peccato, che secondo le Scritture è la causa profonda di ogni male. Ma questa affermazione non è affatto scontata, e la stessa parola peccato da molti non è accettata, perché presuppone una visione religiosa del mondo e dell’uomo”.

Bella l’immagine che papa Benedetto usa per spiegare il concetto che se si elimina Dio dall’orizzonte del mondo, non si può parlare di peccato. Spiega: “Quando si nasconde il sole, spariscono le ombre; l’ombra appare solo se c’è il sole; così l’eclissi di Dio comporta necessariamente l’eclissi del peccato. Perciò il senso del peccato – che è cosa diversa dal senso di colpa come lo intende la psicologia – si acquista riscoprendo il senso di Dio”.

Matteo nel Vangelo – il brano delle tentazioni che si legge in questa prima domenica di Quaresima – ci conduce con Gesù nel deserto, quaranta giorni e quaranta notti di digiuno. Ma cos’è il deserto se non il luogo dell’anima, dove, lontani dal mondo, l’uomo ritrova l’essenziale, riprende in mano la propria vita. Al diavolo tentatore Gesù risponde affidandosi totalmente alla Parola di Dio. Così di fronte al male morale, afferma ancora Benedetto XVI, “l’atteggiamento di Dio è quello di opporsi al peccato e salvare il peccatore. Dio non tollera il male, perché è amore, giustizia, fedeltà; e proprio per questo non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

Per salvare l’umanità, ricorda ancora il Papa, “Dio interviene: lo vediamo in tutta la storia del popolo ebraico, a partire dalla liberazione dall’Egitto. Dio è determinato a liberare i suoi figli dalla schiavitù per condurli alla libertà. E la schiavitù più grave e più profonda è proprio quella del peccato. Per questo Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo: per liberare gli uomini dal dominio di Satana, origine e causa di ogni peccato”. Lo ha mandato “perché diventasse vittima di espiazione, morendo per noi sulla croce”.

Commenta il Papa: contro questo piano di salvezza, “definitivo e universale”, il diavolo si è opposto con tutte le forze. Ma chi ha davvero Dio nel cuore, pur consapevole delle sue umane debolezze, sa che nulla gli manca. Entrare in questo tempo liturgico significa, afferma il Papa, “schierarsi con Cristo contro il peccato, affrontare – sia come singoli, sia come Chiesa – il combattimento spirituale contro lo spirito del male”.

Fabio Zavattaro

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