Conferenza / Meic Catania, l’avv. Longo rivisita “La nostra vocazione sociale” di Giorgio La Pira

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Longo e Uccellatore

L’avv. Giuseppe Longo rivisita La nostra vocazione sociale di Giorgio La Pira al Meic di Catania. “Abbiamo una missione trasformante da compiere: oggi dobbiamo mutare per quanto possibile le strutture di questo mondo, per renderle al massimo adeguate alla vocazione di Dio”.
Invito rivolto ai credenti, con cui Giorgio La Pira ha inteso rispondere al quesito cosa c’è da fare, da lui stesso posto quale architrave della raccolta di riflessioni La nostra vocazione sociale.

Giorgio La Pira
Giorgio La Pira

Emblematica del suo pensiero e del suo impegno sociale, è stata rivisitata dall’avv. Giuseppe Longo per il Movimento Ecclesiastico d’Impegno Culturale il 13 maggio scorso, al Seminario Interdiocesano di Catania, in occasione della ricorrenza dell’ottantesimo anniversario della sua prima pubblicazione.

L’introduzione del dott.Uccellatore

Circostanza propizia per rivisitare il retaggio sempre attuale della figura del Venerabile di Pozzallo. Il cui percorso di vita è stato ripercorso nell’intervento introduttivo del presidente del Meic di Catania dott. Filippo Uccellatore, che ne ha scandito le tappe più significative. Dalle esperienze accademiche e nell’associazionismo cattolico, all’impegno politico, prima come membro dell’Assemblea Costituente, poi come parlamentare e per tre mandati, pure come sindaco di Firenze.
Per l’avv. Longo, un itinerario imprescindibile per cogliere la visione del mondo che traspare dalle pagine della raccolta. E che si traduce in un’azione coraggiosa, avente come filo conduttore la coerenza del vissuto alla fede.

relazione dell'avv.LongoAdempiendo a quella che in altre pagine coeve a quelle oggi rivisitate egli configura come la missione del dotto, il Nostro enuclea qui il fondamento teologico e culturale del suo futuro impegno politico.   In una fase in cui, deposte appena le armi in Europa, si profilavano già altri conflitti, certo incruenti ma non meno accesi, tra le visioni politiche che si fronteggiavano per ridisegnare i destini dei popoli, La Pira si affida ad una rilettura critica di quelle ideologie, tanto impeccabile quanto implacabile.
Anticipando dei profili storiografici che sarebbero stati condivisi in anni più recenti, egli individua i prodromi delle disfunzioni sociali in un’apostasia risalente alla Riforma, i cui principi si sarebbero poi trasfusi in buona parte del pensiero filosofico occidentale e attuati sul piano politico in vari stati.

Avv.Longo: ritornare ad una metafisica cristiana

Alla luce del rigore di giudizio riservato a ognuna di esse, i mai riposti tentativi di apostrofarlo in una fatua schematizzazione politica, come uomo di sinistra o di destra, sono non solo fallaci ma irrisori. Con totale libertà di pensiero e fedeltà assoluta al Vangelo della fraternità egli non fa sconti ad alcuno.

Don Antonio Sapuppo avv Giuseppe Longo dott Filippo Uccellatore
Da sx: Don Antonio Sapuppo, presidente Istituto Teologico San Paolo, avv Giuseppe Longo, dott Filippo Uccellatore, presidente Meic Catania

Confuta infatti del pari le concezioni che stanno alla base dei tre prototipi di tipologie politiche: lo stato democratico di Rousseau, lo stato totalitario di Hegel, lo stato comunista di Marx. In apparenza molto distanti, ma accomunate da visioni dell’uomo e così della società, disancorate dal cristianesimo.

In ognuna di tali compagini sociali la politica diviene il sostituto della religione e lo stato della chiesa. Ma l’autonomia originaria della persona creata da Dio è intangibile da qualsiasi forma di società. Perciò ricorda l’avv. Longo, recependo l’invito di La Pira, bisogna ritornare a una metafisica cristiana. Da qui l’esatta dimensione antropologica a cui informare i rapporti sociali secondo la Legge Naturale.

La nostra vocazione è quindi preordinata a una costruzione sociale nuova, improntata “al principio di comunità che riconosce il valore originale dell’iniziativa personale e che offre alla totalità dei membri un bene comune integrale e gerarchizzato a Dio, Bene Supremo”. Norma regolatrice: fare che le azioni di tutti i membri del corpo sociale convergano nello scopo comune della produzione del comune bene.

In tale imperativo categorico, ben più pregnante e impegnativo di quello kantiano, la nostra chiamata.
Se anche in altre opere successive come L’attesa della povera gente si tratteggia l’utopia della nuova primavera del mondo, è con La nostra vocazione sociale che La Pira ci consegna un ideale testimone: “Nella revisione dei problemi politici si richiede ai cristiani lo stesso ardimento apostolico dei santi”.

                                                                                                                             L.V.