Il cavolo trunzo di Aci, antica varietà autoctona siciliana, oggi Presidio Slow Food, è diventato simbolo di rinascita agricola e identitaria nonché eccellenza per il territorio etneo. Da ortaggio quasi scomparso negli anni ’80, è tornato a essere coltivato grazie alla tenacia di agricoltori e associazioni che ne hanno riscoperto il valore culturale, nutrizionale e gastronomico. Oggi il cavolo trunzo racconta una Sicilia che guarda al futuro con consapevolezza, tra sostenibilità, innovazione e radici da custodire.
Una storia di resilienza che nasce dalla terra lavica e arriva, con orgoglio, fino alla tavola. Come testimonia anche la presenza al G7 di Siracusa nel padiglione espositivo in rappresentanza della Regione Siciliana (nella foto), nel settembre 2024, grazie alla promozione costante da parte del GAL Terre di Aci, attivissimo nella valorizzazione dei prodotti identitari del comprensorio delle Aci.
Eccellenze Slow Food / Storia, sapori e rinascita del Cavolo Trunzo di Aci
Profondamente legato all’origine vulcanica dei terreni etnei, il Cavolo Trunzo di Aci beneficia di suoli ricchi di minerali che ne favoriscono la crescita. È una varietà autoctona che si coltiva tra Acireale e i comuni limitrofi, alle pendici dell’Etna. Si presenta con una forma rotonda, foglie carnose e gambi robusti, attraversati da striature violacee. Il suo sapore è intenso, con un retrogusto dolce e una nota aromatica, fresca e sapida. Ricco di minerali e vitamine, svolge un’azione depurativa ed è caratterizzato da un basso apporto calorico.
Questa unicità organolettica si riflette anche in cucina, dove il cavolo trunzo si presta a molteplici preparazioni. Prodotto dalle origini umili e radici contadine, ha dominato per secoli le tavole delle terre di Aci. Nel tempo ha ceduto il passo ad altre varietà, ma oggi, grazie all’interesse crescente di chef e agricoltori attenti, sta vivendo una stagione di rinascita e valorizzazione. Si distingue inoltre per la sua sostenibilità: ogni parte dell’ortaggio viene utilizzata, riducendo gli sprechi e promuovendo un consumo più consapevole e rispettoso dell’ambiente.
Il cavolo trunzo, legato al suolo lavico dell’Etna, vanta una storia affascinante che intreccia cultura, linguistica e tradizioni locali. Le sue origini risalgono alla dominazione spagnola in Sicilia e compaiono persino nei racconti di viaggio di Goethe. Al centro di un dibattito linguistico, il nome “trunzo” si presta a diverse interpretazioni. Secondo alcuni, deriverebbe dallo spagnolo trompicar (“inciampare”), per via della consistenza fibrosa della pianta. Altri lo ricollegano a troncho (“ceppo” o “gambo”), in riferimento alla forma ingrossata del fusto. Non manca infine la lettura dialettale: “trunzo” come sinonimo di “testa dura”, appellativo ironico con cui i catanesi canzonano, ancora oggi, gli abitanti delle Aci.
Eccellenze Slow Food / Il rilancio del Cavolo Trunzo di Aci
La riscoperta del cavolo trunzo è una storia di tenacia e visione, portata avanti da piccoli produttori che ne hanno impedito l’estinzione e promosso una filiera sostenibile. Tra i protagonisti del rilancio figurano Enzo Pennisi (nella foto sotto), responsabile del Presidio Slow Food, Salvatore Marino, capofila dell’ATS Cavolo Trunzo delle Aci, e Giovanni D’Avola. Grazie al loro impegno, l’ortaggio è passato da prodotto dimenticato a simbolo di un’agricoltura consapevole, attenta alla biodiversità e ai saperi locali. Come raccontato recentemente anche dal Gambero Rosso, il riconoscimento come Presidio Slow Food ha rappresentato un punto di svolta, aprendo la strada a progetti di ricerca e valorizzazione condotti in collaborazione con l’Università di Catania.
Gli obiettivi sono molteplici: rafforzare la filiera, estendere la coltivazione oltre il comprensorio delle Aci – verso territori come Adrano e Milo – avviare processi di trasformazione e ottenere un marchio di qualità europeo. La produzione, suddivisa in tre cicli stagionali, conta oggi circa ventimila piantine l’anno, destinate principalmente al mercato locale. Una cifra contenuta, che però racconta una sfida ambiziosa: riportare il cavolo trunzo sulle tavole, dentro e fuori la Sicilia.
Nel suo viaggio dalla marginalità al riconoscimento, il cavolo trunzo di Aci si è fatto portavoce di una Sicilia che riscopre sé stessa attraverso la terra. Simbolo di resilienza e identità, racconta un territorio capace di custodire le proprie tradizioni e, al tempo stesso, reinventarsi. La sua rinascita non è solo agricola, ma culturale. Un intreccio virtuoso di memoria, innovazione e visione, che restituisce dignità ai saperi contadini e apre nuove prospettive per un’alimentazione più consapevole, autentica e sostenibile.
Mariachiara Caccamo