Giarre / A 50 anni dalla morte, ricordato al liceo Amari il filosofo Michele Federico Sciacca

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Nell’anno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della morte, la novella città di Giarre ricorda uno dei suoi figli più insigni, Michele Federico Sciacca.
Docente prestigioso, saggista prolifico e conferenziere facondo, con un’attività inesauribile ha arricchito dagli anni trenta il dibattito culturale del nostro paese e oltralpe. Concorrendo a colmare il vuoto lasciato dalla perdita di Giovanni Gentile, a cui il filosofo giarrese, che pure sovente argomentava da prospettive divergenti, era legato da grande stima, ricambiata e suffragata dagli scritti a lui dedicati. Lapide in memoria di Michele Federico sciacca

Nell’ambito delle iniziative celebrative, per il convegno svoltosi a cura della Società Giarrese di Storia Patria, non a caso si è scelto il Liceo classico Michele Amari. Nell’atrio, in occasione del congresso internazionale di filosofia del 1980, è stata apposta a futura memoria una lapide con epigrafe intitolata proprio a lui, Greco di Sicilia. Tema del convegno: Il filosofo giarrese e la testimonianza di due discepoli.locandina evento

 La relazione del prof. Paolo Amato

Dopo i saluti istituzionali del preside del liceo ospitante, prof. Lutri, del sindaco dott. Cantarella e del presidente del sodalizio prof. Torrisi, le relazioni di due ex allievi del Maestro.
Il prof. Paolo Amato, pedagogista e giornalista, si è soffermato sul tema Sciacca, il professore, l’uomo, l’amico dei giovani, dando rilievo agli aspetti biografici più significativi della sua figura. Frutto pure di una conoscenza e frequentazione diretta col filosofo, avviata in occasione degli incontri al Centro Studi Luigi Sturzo di Catania.

Sin da allora si rivelava il tenore profetico delle sue teorizzazioni, in cui preconizzava una società che, venuto meno il ruolo guida di una politica fondata sull’etica, assumesse caratterizzazioni sempre più tecnocratiche. Un logos scomodo che, malgrado il prestigio goduto in vari ambiti accademici internazionali, grazie a un ingente novero di scritti e pubblicazioni, pure a rivisitazione del pensiero di Antonio Rosmini, gli è valso la progressiva rimozione dalle correnti main stream e l’ostracismo dei maître à penser del politically correct.
Delle lezioni frequentate e delle conversazioni con lui intrattenute il prof. Amato conserva ancora il sentore di quella voce arrochita ma avvolgente. Voce con cui coinvolgeva l’interlocutore man mano che il suo eloquio pressochè inarrestabile si dispiegava. Professore che faceva amare lo studio; filosofo che guidava alla ricerca della verità; uomo sempre pronto a donare il proprio affetto.Tavolo dei relatori

La relazione del prof. Roberto Rossi

Il tema Michele Federico Sciacca, filosofo in Rosmini è stato invece sviluppato dall’altro allievo del Maestro, il prof. Roberto Rossi, docente emerito alla Pontificia Università Lateranense presso Roma.
A Sciacca si ascrive infatti l’indiscusso merito di aver riportato in auge il filosofo di Rovereto, dopo quasi un secolo di oblio ascrivibile alla non comprensione, se non mistificazione, del suo pensiero. In parallelo al progressivo distacco dagli ideali giovanili dell’idealismo trascendentale tedesco e da Kant e Fichte in primo luogo, la riscoperta di Antonio Rosmini ha così concorso alla formazione più matura del filosofo giarrese, che lo porterà ad assurgere quale uno dei massimi esponenti dello spiritualismo cristiano.

Peraltro pure Rosmini aveva subito un ostracismo persino più severo di quello destinato a Sciacca, per la cd. trappola kantiana in cui il suo pensiero era stato ingiustamente relegato. Da cui proprio gli scritti di Sciacca contribuiranno ad affrancarlo, quale nuovo e originale Agostino. Per Rossi il pensiero di Sciacca matura e si sviluppa in ciò che può definirsi l’elogio dello squilibrio.

E’ lo squilibro infatti che induce l’uomo a provare a trascendere la propria routinaria quotidianità e ad interrogarsi sulla propria natura e sulla propria identità. Tale stato esistenziale è solo dell’uomo. Infatti nessuna altra creatura perfetta, nel senso della compiutezza della sua natura, si pone tali quesiti.
L’uomo invece, cosciente della propria incompletezza e imperfezione, anela a quel che è fuori di lui.Liceo Amari pubblico

La ricerca della verità

Ma desiderio o nostalgia di ciò che non si è, non può che promanare… da ciò che non si è. Da Dio. Indi chiosa Rossi, in Sciacca la verità non può essere ristretta alla sola dimensione politica e sociale. Va quindi ricercata. Perciò, come era spesso solito asserire Michele Federico Sciacca, la filosofia non asciuga lacrime, né dispensa sorrisi, ma dice la sua parola sulla “verità” delle lacrime e dei sorrisi.

Nell’impossibilità di contornarlo in confini ristretti, cosa resta allora del suo retaggio culturale e etico?
In una società che ama definirsi liquida, in cui l’accezione della libertà sembra connotarsi sempre più di un tenore autoreferenziale, avulso da fondamenti etici oggettivi e come tali condivisi da tutti, personalissimo, eppure rivolto ad ognuno di noi, riecheggia attuale il monito del pensatore giarrese. “Chi reclama la libertà non deve dimenticare che essa comporta maturità intellettuale e spirituale”.

Giuseppe Longo