Giornata della donna, la presidente nazionale del Cif, Maria Pia Campanile Savatteri: “Noi, cittadine. E credenti”

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Oggi si celebra la Giornata internazionale della donna. Per il 2013 il Centro italiano femminile (Cif) ha scelto come tema “Donne insieme per il rinnovamento del Paese nella democrazia e nella responsabilità”. “Come cittadine della nostra Italia e come credenti – chiarisce il Cif -, le donne sono chiamate, oggi più che mai, a dare e a infondere fiducia e speranza al necessario cambiamento di cultura morale e politica del Paese, rifuggendo da populismi e tentazioni di resa e di abbandono, proponendo e alimentando la partecipazione responsabile e la formazione della cittadinanza democratica nell’unico interesse del bene comune. Solo così si può restituire valore e significato al termine democrazia che viene pronunciato troppo spesso impropriamente e riduttivamente per indicare forse un metodo, ma non più un progetto di società a servizio della persona, a cominciare dalla più debole”. A Maria Pia Campanile Savatteri, presidente nazionale del Cif, abbiamo posto alcune domande.
L’Italia oggi certamente sta attraversando un momento di grave crisi non solo economico-finanziaria, ma anche istituzionale e morale. Quali sono, a suo avviso, i valori da cui ripartire per un rilancio del nostro Paese?
“Occorre ripartire dai valori etici e morali e da un comportamento che deve essere corretto a qualunque livello. Purtroppo, invece, oggi sembra straordinario comportarsi bene persino nelle cose più piccole. Dovremmo insegnare i valori innanzitutto ai nostri giovani, cominciando dal valore della vita e dal valore dell’essere presenti con responsabilità dovunque ci si ritrovi, in politica, nel lavoro, in famiglia. Si privilegia di più l’apparire che l’essere. Abbiamo perso i punti di riferimento fondamentali del nostro vivere. C’è un’inversione tra quelli che sono i bisogni fondamentali e i bisogni relativi. Ormai siamo più legati all’avere, mentre consumiamo in un fiat le relazioni che non sono più autentiche o che non riusciamo più a costruire nella loro autenticità. È più facile oggi sentir parlare di emozioni che si consumano in un attimo e non invece di una relazione affettiva che giorno per giorno deve essere sostenuta. Dobbiamo, allora, rieducare i nostri giovani anche all’affettività. Poi ci sono i valori di dignità, uguaglianza, solidarietà, sussidiarietà contenuti e proclamati nella nostra Costituzione, valori guida capaci di dare rinnovato impulso, anche oggi, nell’attuale fase di transizione sociale e politica, a una crescita sostenibile attuata attraverso la ‘buona via’ della responsabilità, della qualità delle relazioni, delle necessarie innovazioni”.
Il Cif è un’associazione di ispirazione cristiana che ha il proprio riferimento principale nel magistero della Chiesa: quale può essere il contributo dell’Associazione oggi di fronte alle sfide che ci troviamo davanti?
“Innanzitutto, dobbiamo tornare al principio: noi siamo creature volute da Dio a sua immagine e somiglianza. Acquisire questa consapevolezza, che parte dall’antropologia biblica, è un impegno sul quale negli ultimi tempi stiamo insistendo moltissimo. Serve, infatti, a puntare l’attenzione sulla questione antropologica e sul rapporto uomo-donna. Come Cif siamo impegnate a sottolineare la radice della identità differente della donna rispetto all’uomo. Identità femminile che si traduce nella capacità fisica di dare la vita, di resistere nelle avversità, di conservare un senso tenace del futuro, come già scriveva nel 2004 l’allora cardinal Joseph Ratzinger, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella ‘Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo’, lettera approvata da Giovanni Paolo II. Si tratta di quella forza in più che come donne dobbiamo portare in famiglia, nella società e nella stessa Chiesa. Al contrario, ci sono tendenze culturali oggi veramente preoccupanti come la cancellazione delle differenze naturali. C’è anche rivalità tra i sessi, che ha fatto diventare quasi la donna antagonista dell’uomo e che spesso si traduce in violenza sulle donne. È necessaria, perciò, una nuova presa di consapevolezza della vera identità dell’uomo e della donna, che invece nel tempo si è andata oscurando fino a perdersi. Per questo dico che bisogna ripartire dal principio”.
 La Giornata internazionale della donna spesso è stata interpretata come un momento di rivendicazione dei diritti in modo estremo da parte del movimento femminista. Invece, nella nostra ottica cristiana, come deve coniugarsi l’impegno delle donne nella società attuale, come donne, come credenti e come cittadine?
“È importante far capire il senso della partecipazione, facendo comprendere che la donna è anche una cittadina, che ha il diritto e dovere di occuparsi dello spazio in cui vive e dell’interesse della polis. Questo aspetto è una delle priorità del nostro impegno come Cif. Noi siamo l’unica Associazione esclusivamente femminile nell’area ecclesiale: è, quindi, fondamentale questo nostro impegno di promozione e di sollecitazione alla conoscenza affinché la donna sia anche consapevolmente una cittadina e come tale si comporti all’interno della polis. L’essere credenti dà un quid in più a questo nostro essere cittadine, occupandoci del luogo in cui ci troviamo e soprattutto occupandoci dell’altro, nella responsabilità e nell’accoglienza: due caratteristiche, queste, di tipo proprio femminile”.
 Oggi si rischia di vivere in un mondo nel quale molte persone sono impegnate a difendere il loro piccolo particolare, mentre manca una visione più ampia di bene comune: in questo senso quale può essere il contributo della donna per un’assunzione di responsabilità e di un risveglio delle coscienze?
“Se le donne continuassero a fare la propria parte nell’attenzione all’altro e sviluppassero delle relazioni sempre più autentiche che sono loro specifiche, nella reciprocità e nella complementarità con l’altro, già faremmo dei passi avanti per la realizzazione del bene comune. Io insisto soprattutto sulla necessità di sviluppare autentiche relazioni tra le persone. Vedo questa difficoltà che viviamo tutti. Anche all’interno della politica, c’è questa difficoltà di spendersi nell’interesse del bene comune e anche di esprimersi, pure nel linguaggio, in maniera corretta e rispettosa dell’avversario”.
 Le donne da sempre hanno svolto un ruolo fondamentale in famiglia: di cura, di educazione, di trasmissione di valori. Come si può aiutare anche oggi la donna a continuare a vivere fino in fondo il suo ruolo in famiglia, conciliandolo con gli impegni di lavoro? Quali politiche sono necessarie?
“Più che di conciliazione dobbiamo pensare a un’armonizzazione tra i tempi della vita familiare e del lavoro. Su questo occorre insistere: servono politiche davvero a sostegno della famiglia, andando verso un nuovo welfare e un modo diverso di pensare il rapporto di cura che va condiviso tra uomini e donne. Si dice che la donna per esempio è anche brava in economia perché già fa quadrare i bilanci familiari e sa cosa serve nel quotidiano. Abbiamo invocato la presenza delle donne in politica, adesso nell’ultima tornata elettorale molte sono state elette. Mi auguro che sappiano e possano fare la loro parte in quanto donne e non sia ancora una volta un ripetere un modello maschile. Anche perché le donne potrebbero portare avanti politiche mirate a favore della famiglia e delle donne all’interno della famiglia e della società. Per questo, le donne del Cif ‘insieme’, in tutte le sedi, celebreranno l’8 marzo per sottolineare che per la qualità della nostra democrazia è urgente una più ampia presenza delle donne negli organismi decisionali perché possano contribuire, con la peculiarità dei propri talenti e la molteplicità delle competenze acquisite, al buon governo del Paese”.
                                                                                  a cura di Gigliola Alfaro

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