Trentatrè anni. Tanti ne sono passati da quel tardo e tragico pomeriggio di sabato 23 maggio 1992 quando, con un carico di tritolo nascosto in una galleria sotto l’autostrada A29, che collega Palermo con Mazara del Vallo, nei pressi di Capaci, vennero barbaramente trucidati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Laura Morvillo, anch’essa giudice, e tre uomini della loro scorta, tre valorosi servitori dello Stato: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
E si è parlato proprio di loro nel convegno che, nella mattinata del 23 maggio, in occasione della Giornata della Legalità, si è tenuto nella gremitissima Aula magna dell’Istituto Tecnico Industriale “Archimede” di Catania.
Il convegno era organizzato dallo stesso Istituto, in collaborazione con l’Associazione nazionale antimafia “Alfredo Agosta”, e con il Rotary club Catania Europa “Etica e Legalità”. Vi hanno partecipato l’ingegnere Carmelo La Rosa, presidente dell’Associazione Agosta; il dott. Luciano Sfogliano, del Rotary Club Catania Europa; il colonnello Claudio Papagno, comandante del Reparto operativo del Comando provinciale Carabinieri di Catania; e il dott. Angelo Busacca, avvocato generale presso la Corte d’Appello del Tribunale di Catania.

Convegno sulla legalità / L’intervento della professoressa Vetri
Ad aprire i lavori la dirigente scolastica dell’Archimede, prof.ssa Fortunata Daniela Vetri. Dopo i saluti di rito, la professoressa si è particolarmente soffermata sul senso dato alla Giornata della Legalità.
“Bisogna che i giovani apprendano ed apprezzino il valore della legalità, il significato intrinseco che ha la stessa parola – ha precisato la dirigente. La lotta alla mafia deve partire proprio dai più giovani, dalle nuove leve della società che devono opporre un netto rifiuto alla illegalità mafiosa ed impegnarsi sempre per una società giusta e più solidale nei confronti di tutti”.
Concetti, questi, ribaditi anche dal dott. Luciano Sfogliano del Rotary Club Catania Europa, il quale, nel suo apprezzato intervento, si è particolarmente soffermato sul binomio “Etica e Legalità, che dovrebbero camminare di pari passo nel nostro vivere quotidiano, in tutti i campi. Molte volte, purtroppo, così non è, visti i molteplici aspetti delle infiltrazioni mafiose persino nei gangli vitali della nostra società”
Convegno sulla legalità / Intervento dell’ing. La Rosa
Molto ben articolato e ricco di spunti di riflessione anche l’intervento dell’ing. La Rosa, presidente dell'”Agosta”, il quale ha presentato un lungo excursus sulla nascita e sugli obiettivi della sua Associazione.
Partendo dal barbaro omicidio – il 18 marzo 1982 a Catania – del luogotenente dei Carabinieri Alfredo Agosta, uomo integerrimo da sempre in prima linea nella lotta alla criminalità mafiosa, il presidente La Rosa ha poi illustrato le finalità che l’Associazione “Agosta” si prefigge. Evidenziando il prezioso lavoro che quotidianamente essa svolge non solo nel campo educativo giovanile, ma anche con i suoi sportelli antiracket ed antiusura. Oltreché nella lotta contro la violenza sulle donne, contro la mafia ambientale, ed in altri settori, e i tanti servizi offerti nei vari campi del sociale.

La relazione del colonnello Papagno sui giudici Falcone e Borsellino
Si è avuta poi l’ampia e documentata relazione del colonnello Claudio Papagno, il quale, servendosi anche di alcuni strumenti multimediali che tanta attenzione hanno destato nel numeroso pubblico presente, ha illustrato vita, pensiero e lavoro dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questi assassinato alcuni mesi dopo Falcone, nella strage di Via D’Amelio, a Palermo, il 19 luglio dello stesso 1992. Ha ripercorso le loro origini nei quartieri più popolari di Palermo, gli studi, le carriere, la loro vita certamente non facile soprattutto in campo lavorativo, e tutti gli ostacoli che hanno dovuto superare. Sino ad arrivare allo spargimento del loro sangue e di quello degli uomini delle loro scorte.
Lo stesso Colonnello Papagno poi, dall’alto della sua esperienza professionale, nel corso della sua seguitissima relazione, ha elencato cause e rimedi nella lotta alla mafia. Fra le attività mafiose, in primis, le estorsioni agli imprenditori ed ai commercianti, i cui proventi vengono poi reinvestiti nell’acquisto e nello spaccio di droga, che tanta morte semina in tutte le classi sociali.
Poi la mafia che s’infiltra nel vivere quotidiano delle nostre città; i furti d’auto con il cosiddetto “cavallo di ritorno”, oppure con la cannibalizzazione delle autovetture rubate per poi rivenderne sul mercato nero, a prezzi stracciati, i pezzi di ricambio.
Basti pensare che nella sola città di Catania si consumano quasi 1500 furti di auto all’anno. E tanti altri reati spesso consumati nella totale complicità omissiva degli stessi cittadini per omertà o vigliaccheria.

La soluzione? Denunciare, denunciare, denunciare – ha tenuto a precisare lo stesso Comadante Papagno. – E questo da parte di tutti, visto che “l’unione fa la forza”. Riscoprendo altresì la capacità di indignarsi per le malefatte criminali mafiose che vanno sempre, senza paura alcuna, denunciate alle competenti autorità. Non bisogna, poi, dimenticare l’eredità di Giovanni Falcone il quale diceva spesso che “la mafia è un fenomeno umano. E, come tutti gli altri fenomeni umani, ha avuto un inizio ed avrà una fine. Gli uomini passano ma le idee restano e comminano sulle gambe delle persone oneste rimaste”.
Convegno sulla legalità / L’Intervento del dott.Busacca
A concludere i lavori, infine, l’avvocato generale, ovvero vice Procuratore generale, presso la Corte d’Appello di Catania, dott. Angelo Busacca. Egli ha sottolineato che convegni come quello dell’Archimede di Catania servono a creare dei veri e propri “anticorpi” dapprima contro la mentalità e poi contro la criminalità mafiosa.
Dall’alto della sua esperienza dapprima come Sostituto e poi come Procuratore della Repubblica, facendo riferimento anche ai propri ricordi personali, lo stesso dott. Busacca ha poi dato ampio spazio alle figure sia di Giovanni Falcone che di Paolo Borsellino. Ma anche di tanti altri magistrati ed uomini delle Forze dell’Ordine che hanno speso l’intera vita a servizio della collettività combattendo l’illegalità in tutte le sue forme e manifestazioni.
Busacca ha infine fatto un ampio excursus sulle varie cause che generano il fenomeno mafioso. “Cause familiari, sociali, disagi per cui tante volte i giovani diventano facile preda della malavita a cui, non poche volte, prestano persino la loro manovalanza. Ed ecco perchè – ha concluso – bisogna sempre più lavorare con i giovani e per i giovani. Per cercare di sradicare definitivamente dai nostri territori sia la mentalità mafiosa, che la sua perversa attività criminale”.
E’ seguito, dietro input degli stessi studenti presenti, un interessantissimo dibattito. A dimostrazione di come questi convegni dèstino molto interesse e siano particolarmente apprezzati proprio da quel mondo giovanile cui sono destinati. Proprio per combattere la mentalità mafiosa e continuare a lavorare per una società più equa, più giusta, più solidale.
Giuseppe Portale