Inquinamento da plastica: quali soluzioni concrete?

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L’inquinamento da plastica è un fenomeno che ha raggiunto dimensioni gigantesche e che necessita di soluzioni urgenti. L’aspetto più rischioso di questo materiale è che esso si scompone in dannosissime microplastiche. Queste sono, secondo la definizione dell’ARPA, tutti i frammenti plastici di dimensioni comprese tra 5mm e 330 µm. Il report Global Plastics Outlook del 2020, curato dell’Ocse, mostra come le tecnologie implementate per rendere le plastiche più sostenibili (come la biodegradabilità) sono più che triplicate tra il 1990 e il 2017, ma nonostante ciò le microplastiche sono presenti ovunque, persino nel nostro sangue.

L’OCSE evidenzia come «la riduzione dell’inquinamento da plastica richiederà un’azione e una cooperazione internazionale per ridurre la produzione di plastica, anche attraverso l’innovazione, una migliore progettazione dei prodotti e lo sviluppo di alternative rispettose dell’ambiente, nonché sforzi per migliorare la gestione dei rifiuti e aumentare il riciclaggio. Divieti e tasse sulla plastica monouso esistono in più di 120 Paesi, ma non stanno facendo abbastanza per ridurre l’inquinamento generale.

La maggior parte delle normative si limita a articoli come i sacchetti di plastica, che costituiscono una piccola parte dei rifiuti di plastica e sono più efficaci nel ridurre i rifiuti che nel limitare il consumo di plastica. Le tasse sulle discariche e sull’incenerimento che incentivano il riciclaggio esistono solo in una minoranza di Paesi. Le prospettive invitano a un maggiore utilizzo di strumenti quali i regimi di responsabilità estesa del produttore per imballaggi e beni durevoli, le tasse sulle discariche, il rimborso del deposito e i sistemi Pay-as-You-Throw».

Inquinamento da plastica: quali soluzioni? / Gli interventi della politica

A settembre 2018 gli eurodeputati hanno approvato una strategia contro le plastiche il cui obiettivo è aumentare i tassi di riciclaggio dei rifiuti di plastica nell’UE. Inoltre, è stato richiesto alla Commissione di introdurre in tutta Europa il divieto di aggiungere intenzionalmente microplastiche nei prodotti cosmetici e nei detergenti. La richiesta è anche quella di muoversi a favore di misure che minimizzino il rilascio delle microplastiche dai tessuti, dagli pneumatici, dalle pitture.

“A partire dal 3 luglio 2021 piatti, posate, cannucce, bastoncini per palloncini e cotton fioc di plastica monouso non potranno più essere immessi sui mercati degli Stati membri dell’UE” recita il sito della Commissione Europea. Aggiunge anche che la misura si estende anche ad alcuni prodotti durevoli. Fra questi tazze, contenitori per alimenti in polistirene espanso e tutti i prodotti in plastica oxo-degradabile. Questa è un tipo di plastica comune che si rompe facilmente in piccolissimi pezzi a causa degli additivi contenuti. Nei primi di marzo del 2022 è avvenuta la firma del trattato di Nairobi. Esso è stato siglato da 175 Paesi, per ridisegnare e ripensare l’intero ciclo di vita della plastica.

Inquinamento da plastica: quali soluzioni? / Le invenzioni tecnologiche

Nel 2022 i ricercatori della Sichuan University in Cina hanno implementato un pesce robotico capace di immagazzinare microplastiche. Nel frattempo i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Boston hanno progettato un sistema biodegradabile basato sulla seta per sostituire la microplastica aggiunta a prodotti agricoli, vernici e cosmetici.

In tutto ciò, il giovane irlandese Fionn Ferreira (nella foto), ventiduenne e studente di chimica della Groningen University, ha trovato un’efficace soluzione al problema della microplastica. A soli 12 anni ha costruito uno spettrometro, che utilizza la luce ultravioletta per sondare la presenza di microplastica nei liquidi. Un giorno ha notato che nella spiaggia sotto casa vi erano dei residui di una perdita di olio, che contenevano grandi quantità di microplastiche. Così capì che poteva utilizzare l’olio per attrarre i minuscoli frammenti plastici. Ha messo quindi a punto un particolare ferrofluido, magnetico ma non tossico, ottenuto dalla miscela di olio vegetale e polvere di ossido di ferro.

Dopodiché basta usare un magnete per rimuovere la soluzione, lasciando attorno solo acqua pulita. Dopo 5.000 test, questa tecnologia si è rivelate efficace all’87% per rimuovere le microplastiche. Nel 2019 Ferreira ha vinto 50.000 dollari nell’ambito della Google Science Fair. Ha poi ottenuto un grande investimento dalla Footprint Coalition, di cui l’attore Robert Downey Jr. è il fondatore. Il giovane sta oggi lavorando per creare un sistema capace di pulire l’acqua di passaggio. Fra le idee in ballo anche quella di una tecnologia che consenta ai mezzi acquatici (navi, barche) di eliminare le microplastiche durante la normale navigazione.

Inquinamento da plastica: quali soluzioni nella vita quotidiana?

“Water pollution by plastics and microplastics: a review of technical solutions from source to sea” è lo studio del Programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep) e dell’International water management institute (Iwmi), pubblicato a dicembre del 2020. Esso offre una serie di soluzioni tecnologiche utili ad fronteggiare il problema. Sembrerà banale, ma fra le migliori tecnologie per i trattamenti a monte, il Rapporto riporta il semplice uso di particolari filtri per le lavatrici.

Nel mondo vengono utilizzati più di 800 milioni di questi elettrodomestici, che producono circa il 35% delle microplastiche presenti negli oceani a causa del lavaggio di tessuti sintetici. La nostra lavatrice può arrivare a rilasciare circa 700.000 fibre di microplastica. Essendo lunghe meno di un millimetro, non vengono trattenute dai filtri standard presenti nell’apparecchiatura. Per cui sarebbe una buona pratica quella di usare dei filtri appositi, oltre a provare il più possibile ad acquistare indumenti di qualità e di origine naturale.

Cotone, lana, lino, canapa sono i tessuti più sostenibili che dovremmo indossare. Un’altra gigantesca sorgente di microplastiche è rappresentata dal consumo degli pneumatici. Per spostarsi, di fatti, conviene usare il più possibile la bicicletta, i mezzi pubblici o il car-sharing. Infine, per quanto riguarda la scelta dei prodotti, possiamo scegliere delle opzioni più sostenibili. Ad esempio utilizzare dei detersivi il cui flacone può essere ricaricato una volta esauriti. Oppure evitare prodotti che contengono già microplastiche di base nella loro composizione (alcuni prodotti di cosmesi arrivano ad avere microplastiche per il 90% del loro contenuto). Basta fare attenzione all’etichetta, secondo l’ONU: se contengono polyethylene (Pe), polymethyl methacrylate (Pmma), pylon, polyethylene terephthalate (Pet), polypropylene (Pp) meglio evitare l’acquisto. E’ preferibile optare per cosmetici ecologici e certificati.

                                                                                       Maria Maddalena La Ferla

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