La svolta possibile

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È giunto il momento, sulla spinta dell’emergenza economica e finanziaria, per un discorso chiaro su un livello di governo ormai decisivo: come “internalizzare” le linee europee e soprattutto come contribuire alla loro stessa definizione.

“Ormai, e lo vediamo nei singoli casi concreti, il governo dell’Italia si fa in gran parte a Bruxelles, con un’attiva partecipazione italiana”. Il presidente del Consiglio, intervenendo al tradizionale appuntamento di Cernobbio, ha indicato un elemento decisivo, per orientarsi nel dibattito politico di fine-estate. In precedenza il ministro per lo Sviluppo economico, sempre dinanzi alla stessa platea, aveva detto: “Abbiamo preso gli obiettivi dell’Ue e li abbiamo internalizzati”.

Questi sono dati di fatto. Ciò non significa sminuire il livello nazionale, ma collocarlo in un quadro più ampio e più complesso, che peraltro si definisce, a livello istituzionale, con il principio di sussidiarietà, per cui tutti i livelli istituzionali devono essere tenuti nella loro considerazione. E devono essere ben governati. Questo comporta nuove responsabilità e nuove linee d’impegno, sia a livello strategico, per lavorare su più livelli, sia nel concreto della governance, cioè della soluzione dei diversi problemi ai diversi livelli. Primo, oggi, quello del lavoro.

È insomma giunto il momento, sulla spinta dell’emergenza economica e finanziaria, per un discorso chiaro su un livello di governo ormai decisivo: come “internalizzare” le linee europee e soprattutto come contribuire alla loro stessa definizione.

Quella che qualcuno già chiama la “terza Repubblica”, che sta cominciando, non può che partire da lì, se vuole avere ragionevoli chance di sviluppo. Se la campagna elettorale dei prossimi mesi darà delle risposte, definirà delle linee serie in questa direzione, potrà davvero rappresentare una svolta.

Sempre rivolgendosi al convegno di Cernobbio il presidente della Repubblica ha aggiunto due cose. La prima è che “non ci facciamo illusioni sulla sufficienza dei risultati ottenuti”. La seconda è che “c’è da auspicare una costruttiva conclusione della legislatura in corso”. E qui c’è il passaggio della riforma elettorale.

A proposito della quale può valere un’altra considerazione scaturita sulle rive occidentali del lago di Como. “Spesso – ha detto il presidente del Consiglio – si è pensato che gli italiani siano ingovernabili, io penso che la domanda di governo c’è presso gli italiani, ma qualche volta è mancata l’offerta di governance all’altezza dei problemi”.

È una sollecitazione forte: il problema politico più rilevante oggi non è dal lato della domanda, ma dell’offerta.

Qui pescano i cosiddetti populismi, un po’ in tutta Europa. Rappresentano domande che non trovano risposta, o la trovano per scorciatoie che diventano vicoli ciechi. La risposta non può che essere uno sviluppo della democrazia. Si ritorna così alla questione decisiva, della stoffa della classe politica e del senso di responsabilità, individuale e di gruppo.

Con l’autunno, che sta per iniziare, dovranno arrivare le risposte, a partire dalla legge elettorale.

Francesco Bonini

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