L’esordio della Santa Sede alla Biennale di Venezia

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images“Un germoglio”. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, utilizza uno dei simboli messianici fondamentali per definire l’esordio della Santa Sede alla 55ª edizione della Biennale d’arte di Venezia (1° giugno – 24 novembre). Il tema prescelto quest’anno per la rassegna internazionale – “Il palazzo enciclopedico” – s’ispira all’omonimo museo immaginario che secondo il progetto depositato all’ufficio brevetti statunitense nel 1955 da Marino Auriti, avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità. Presentando il 14 maggio in sala stampa vaticana il padiglione con cui la Santa Sede sarà presente all’evento, il cardinale Ravasi lo annuncia come “un punto di partenza significativo” per ripristinare il “dialogo interrotto” tra arte e fede, quella “sorta di divorzio, non sempre consensuale”, consumatosi “soprattutto nel secolo scorso”.
Non si parte da zero. La Santa Sede non ha tuttavia “alle spalle il vuoto” in tema di organizzazione e partecipazione a grandi eventi culturali, precisa Ravasi richiamando la presenza del Vaticano alle grandi esposizioni internazionali, a partire dalla Prima esposizione universale di Londra, nel 1851; il celebre discorso di Paolo VI agli artisti nella Cappella sistina (1964); l’incontro, nella stessa Sistina, di Benedetto XVI con 300 artisti il 21 novembre 2001 e il successivo, nel luglio 2011, in occasione del suo 60° di sacerdozio.  Una viva e costante attenzione da parte della Chiesa che ha fatto sì che il “divorzio tra arte e fede” non sia stato “totale e assoluto; si continuarono a mantenere i rapporti” e “gli ‘alimenti’ furono ancora passati, da una parte e dall’altra”. A Venezia, assicura il cardinale, “vogliamo tentare un dialogo autentico tra la componente religiosa” con i sui grandi simboli e “un’arte che ha nuovi codici linguistici e tipologie d’espressione”. Arte e fede, insomma, “come nella più antica e nobile tradizione, sorelle nello stesso cammino della cultura”. “Questa esperienza nasce sotto l’ombra e il pontificato di Benedetto XVI, che ne era stato informato”. Sulla sua eventuale prosecuzione, conclude Ravasi in risposta ai giornalisti, “vorrei sentire l’opinione di Papa Francesco”.  
La storia dell’uomo. “In principio” è il tema del padiglione vaticano, incentrato sui primi undici capitoli della Genesi e articolato in creazione, de-creazione e ri-creazione, affidati, rispettivamente, allo storico gruppo milanese “Studio azzurro”, al fotografo ceco Josef Koudelka e al pittore australiano Lawrence Carroll, spiega Micol Forti, direttrice della Collezione arte contemporanea dei Musei vaticani che il prossimo 23 giugno “compie” 40 anni. “A darci il benvenuto è un capolavoro di Tano Festa, un ‘aggancio’ alla volta della Cappella sistina in cui c’è tutta la storia dell’uomo”, anticipa Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani, riferendosi alla “trilogia” dell’artista romano – raffigurante la figura di Adamo nella scena della creazione, il serpente, e il solo volto di Adamo – che verrà esposta in apertura del padiglione, ospitato nelle sale d’armi dell’Arsenale accanto a quello di un altro esordiente, coincidenza che oggi appare “provvidenziale”, l’Argentina. Da Ovidio Jacorossi, che mette a disposizione il trittico, l’intenzione di lasciarlo alla citata Collezione vaticana.
Luogo di partecipazione. Di “Biennale – ricerca”, per sua natura “luogo di partecipazione dove l’opera d’arte è considerata come frutto dell’anelito e dell’urgenza dell’artista”, parla il presidente della rassegna Paolo Baratta, secondo il quale la presenza della Santa Sede “può concorrere in modo del tutto speciale a sostenere”, di fronte al “’dilagare’ dell’arte contemporanea”, una “intelligente e selettiva attenzione e una qualificata committenza”. Dopo le notizie diffuse nei mesi scorsi da alcuni media su presunti “sperperi” vaticani, definite già a suo tempo “del tutto infondate” dal cardinale Ravasi che anche oggi ha ribadito che l’operazione Biennale è stata condotta con criteri di economicità e sobrietà, a fare chiarezza è monsignor Pasquale Iacobone, responsabile del Dipartimento Arte e fede del Pontificio Consiglio della cultura: “Il costo complessivo, che comprende l’affitto del padiglione e l’allestimento della mostra, consiste in 750mila euro, interamente sostenuti da alcuni sponsor”.

a cura di Giovanna Pasqualin Traversa

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