Palermo-Dakar / Il valore della solidarietà senza confini: viaggio in moto di 15mila Km

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assoc Don Bosco 2000
Attività dell'associazione Don Bosco

Si è recentemente conclusa l’impresa “Palermo-Dakar” di Agostino Sella e Marco Canzonieri. Un viaggio solidale che ha attraversato sette stati: 10.112 km percorsi in moto e circa 4.000 km in nave, per un totale di 28 tappe. Un potente esempio di solidarietà senza confini, partito dall’Ostello del Borgo di Piazza Armerina dove l’associazione Don Bosco 2000 ha sede e di cui fanno parte i due motociclisti.
Un’impresa straordinaria nata con un grande obiettivo: raccogliere fondi per la costruzione di un nuovo dispensario medico a Tambacounda, nella regione orientale del Senegal dove, da quasi un decennio, l’associazione offre supporto educativo e sanitario alla popolazione locale.

Associazione Don Bosco 2000

L’Associazione Don Bosco 2000, di cui Agostino Sella è presidente,  nasce il 30 novembre 1998 a Piazza Armerina,  in una struttura originariamente destinata all’accoglienza di pellegrini e turisti. L’obiettivo principale che l’associazione si prefigge è un’accoglienza calorosa e l’impegno nell’opera di integrazione, sempre in stretta connessione con i paesi di origine per favorire l’incontro tra la carità e lo sviluppo.

Oggi, l’associazione, che conserva lo spirito missionario salesiano con cui è nata, simbolicamente rappresentato dalla gestione degli oratori, ha in organico oltre 130 collaboratori. Tra questi più di 40 sono migranti che hanno completato efficacemente il loro percorso di accoglienza e sono diventati risorse chiave dell’associazione.

Architetto di professione ma di vocazione salesiana, Agostino Sella da circa 15 anni, si occupa ormai di accoglienza migranti e cooperazione per lo sviluppo in Africa, in particolare in Senegal, Gambia e Mali. Da un sogno condiviso con la moglie, ovvero quello di creare un oratorio, è nata successivamente l’associazione Don Bosco 2000.

Agostino Sella e Marco Canzonieri
Agostino Sella e Marco Canzonieri

Agostino come è nata l’idea di intraprendere questo viaggio straordinario Palermo-Dakar?

Dal desiderio di Marco Canzonieri, uno dei membri del nostro consiglio direttivo, di andare in moto a Tambacounda, dove abbiamo già una missione. Inizialmente mi sembrava un’idea folle. Poi però mi sono fatto coinvolgere e abbiamo pensato di farlo diventare un viaggio solidale per raccogliere fondi utili al nostro progetto. Cioè costruire un dispensario medico in un villaggio della regione di Tambacounda, una delle zone più povere dell’Africa subsahariana.

Lì noi abbiamo, infatti, già una missione, un oratorio e un dispensario che però è piccolo se si considera che ci viene gente da circa una cinquantina di villaggi che ci sono intorno. Il tragitto consta di circa 40/50 km a piedi quindi molte volte, chi viene al dispensario poi non può facilmente tornare nei villaggi, soprattutto le donne con i bambini che rimangono a dormire fuori. Per questo motivo abbiamo pensato di allargare il dispensario.

Palermo-Dakar: qual è stata la sfida più grande affrontata durante il viaggio, dai problemi logistici alle difficoltà legate ai diversi territori attraversati?

Non essendo più un giovanotto, pensavo che il primo problema sarebbe stato fisico: pensavo che avrei sofferto parecchio con la schiena dovendo affrontare un viaggio così lungo in moto. Non è stato così, in realtà non ho sofferto affatto.
Per quanto riguarda il territorio, io l’Africa la conosco bene perché ci sono stato diverse volte, quindi non avevo paura di brutte sorprese.

Gli unici veri problemi li abbiamo avuti alle dogane, in particolare tra il Marocco e la Mauritania, dove i controlli sono troppo minuziosi quasi ossessivi;  qualche problema con i visti, che spesso abbiamo ottenuto in extremis, e poi qualche problema per alcuni tratti di strada non asfaltata. Comunque tutti problemi che erano stati messi in conto.

Agostino Sella
Agostino Sella, presidente Associazione Don Bosco 2000

Durante il viaggio altri  motociclisti si sono uniti spontaneamente alla missione. Te l’aspettavi? Come hai vissuto questa cosa?

Devo dire, intanto, di aver scoperto tutto un mondo dei Bikers che non conoscevo. Quando siamo saliti sulla nave che da Genova ci portava a Tangeri (Marocco), c’erano a bordo diversi motociclisti, circa un centinaio. Tra questi, due di Pordenone che dovevano andare a Dakar. Allora visto che loro non avevano molta esperienza dell’Africa e noi non eravamo motociclisti particolarmente attrezzati, abbiamo deciso di fare squadra e viaggiare insieme fino a Dakar. Ma, a quel punto, hanno deciso di venire con noi fino a Tambacounda, hanno partecipato alla missione ed hanno condiviso con noi la splendida accoglienza che ci ha rivolto la comunità locale. Insomma, è nata così una bellissima amicizia che speriamo continui anche con altre attività.

Palermo-Dakar: quale emozione o quale incontro è stato memorabile  lungo il tragitto?

Durante il viaggio ho preso nota di tutto quello stavo vivendo, pubblicando quotidianamente sulla mia pagina social e su quella dell’associazione. Di cose ne ho annotate davvero tante. Fra tutte, mi è rimasta particolarmente impressa nella mente l’immagine che mi si è presentata quando abbiamo dovuto attraversare il deserto, di notte, al confine con la Mauritania.

Nell’oscurità della sera, spiccavano le luci soffuse dentro alle tende accampate nel deserto e le sagome della gente che ci stava dentro: le famiglie nei loro gesti ordinari come quello della riunirsi per la cena o quello di una donna che allattava il suo bambino. Il deserto è un luogo, uno scenario che noi non conosciamo, un contesto culturalmente molto lontano dal nostro. Ecco, tutto questo mi è rimasto impresso, forse anche più della bellissima accoglienza che abbiamo ricevuto a Tambacounda.

assoc Don Bosco 2000
Attività dell’associazione Don Bosco

Cosa significa per te il concetto di solidarietà senza confini?

Molti di  noi, oggi, godiamo tutto sommato di tante comodità: il telefonino, la scuola gratuita, il pronto soccorso, il ristorante. Tante agiatezze, tanti confort che ormai diamo per scontati. In Africa non è così; là ci sono ancora popoli che vivono con niente, villaggi in cui per andare a prendere l’acqua bisogna fare kilometri di strada a piedi. In Africa si muore per dissenteria o per la malaria.
Quindi io credo che abbiamo una responsabilità verso questa gente meno fortunata di noi. Ma abbiamo prima bisogno di prendere consapevolezza di queste realtà che sembrano così lontane e così  poco reali, se non le tocchi con mano. E poi, quantomeno, dovremmo impegnarci a garantire il diritto alla vita, alle cure, ad una vita dignitosa.

Quali sono i prossimi passi per la realizzazione del dispensario?

I lavori inizieranno a giugno, appena avremo finito con tutta la parte burocratica. Stiamo cercando di fare tutto bene, insieme alle autorità locali, in modo da non avere problemi dopo.

Se potessi trasmettere un messaggio a chi desidera contribuire alla causa, cosa diresti?

Si può sostenere il nostro progetto attraverso il sito dove si possono fare delle donazioni. Qui, in Italia, 10 euro sono una cifra irrisoria. In Africa, con 10 euro si può salvare una vita.

 

                                                                                                     Cristiana Zingarino