Riflessione / Maria, Arca dell’Alleanza, specchio dell’anima, custode del divino

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Maria Arca dell'Alleanza

Nel mese mariano, la figura della Vergine si offre come riflesso perfetto della Presenza. Come antica Arca, Maria custodisce il Verbo e invita ogni anima a diventare dimora viva della Parola.

Il cuore di maggio si illumina nel pronunciare il nome di Maria. La figurazione mariana si associa al segno visibile della presenza salvifica e alla trascendenza divina nella Storia. Maria è l’Arca vivente dell’Alleanza, custode della Parola fatta carne, nonché simbolo ed esempio per ogni credente. I parallelismi biblici tra l’Antica Arca e la Vergine aprono una riflessione teologico-spirituale che intreccia Scrittura, Tradizione e Contemplazione.
Maria diventa specchio in cui riflettersi per rigenerare, nel tempo dello spirito, il valore del custodire, del servire e dell’andare “in fretta” verso l’altro. In Lei, si compie la promessa. Con Lei, ogni cuore può diventare dimora viva di Dio.

Foederis Arca, Arca della Nuova Alleanza

Nel mese che riecheggia di fragranze mariane, la devozione si adorna di luce e si immerge nel mistero dell’Incarnazione. Il popolo di Dio eleva lo sguardo a Colei che, erga omnes, è invocata come Foederis Arca, Arca della Nuova Alleanza. Non si parla solo di un’intitolazione elegiaca, bensì di un riconoscimento teologico profondo e spirituale, che affonda le radici nella Scrittura, nella liturgia e nella memoria vivente della Chiesa.

Nel segno definitorio dei Padri della Chiesa, Maria diviene “Sposa dello Spirito Santo”. Nondimeno, secondo san Massimiliano Kolbe, tra i massimi studiosi mariani del XX secolo, «Lo Spirito Santo la compenetra in modo così ineffabile che la definizione di ‘Sposa’ dello Spirito Santo è una somiglianza assai lontana della vita dello Spirito Santo in Lei e attraverso Lei». In relazione a questa visione, l’azione dello Spirito Santo opera in Maria fin dal primo istante del suo concepimento, preservandola dal peccato, anche da quello originale, in virtù del dogma dell’Immacolata Concezione (Immaculata Conceptio). Unica tra tutte le creature umane, Maria è candida, senza ombra di colpa. È per questo che l’Arcangelo Gabriele la saluta con le parole: «Ave, o Maria, piena di grazia» (Lc 1,28). Colei che è gratia plena, la più pura tra tutte le creature, è destinata a divenire “Dimora dello Spirito Santo” e nuova “Arca dell’Alleanza”.Arca dell'Alleanza

L’arca dell’Alleanza, significazione nell’ Antico e Nuovo Testamento

Nell’Antico Testamento, l’Arca dell’Alleanza rappresentava il luogo sacro della presenza divina. Al suo interno, si custodivano le tavole della Legge, segno dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Nel Nuovo Testamento, questa funzione viene assunta in pienezza dalla Vergine Maria, che si fa grembo e custode del Verbo incarnato. Come ha affermato Benedetto XVI, “il simbolo ha ceduto il posto alla realtà”: Maria è la nuova Arca vivente, che porta nel suo seno non la Legge, ma il Legislatore stesso.

Maria accoglie in sé la Parola vivente, il Cristo, incarnazione definitiva della volontà salvifica di Dio. In lei si compie la nuova ed eterna alleanza, realizzata mediante l’offerta del corpo e del sangue di suo Figlio: dono ricevuto da Maria nella carne, nella fede e nello spirito.

Nell’arca, secondo la tradizione di Israele, si concentravano i due cardini fondamentali della fede: la Parola di Dio e la sua presenza. Dio si rendeva presente nel cammino del popolo attraverso l’Arca, che ne precedeva i passi verso la terra promessa (cf. Nm 10,33-36). Collocata infine nel Santo dei Santi del Tempio da Salomone, essa divenne il segno visibile della dimora divina in mezzo al popolo (cf. 2Sam 6; 1Re 8).

In parallelo, l’evangelista Luca mostra Maria come nuova Arca dell’Alleanza. Il suo viaggio verso la casa di Elisabetta (cf. Lc 1,39-56) ricalca il trasporto dell’Arca da parte di Davide verso Gerusalemme. Le esclamazioni “Come potrà venire da me l’Arca del Signore?” (2Sam 6,9) e “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1,43) rivelano una continuità teologica profonda tra Antico e Nuovo Testamento. Entrambe le scene sono segnate dalla permanenza di tre mesi, da un’esultanza interiore, e da una rivelazione della presenza divina.

Il cammino dell’Arca conduceva al Tempio, come quello di Maria alla croce, dove Gesù – Parola fatta carne – realizza l’alleanza definitiva. Da lì, da quel sacrificio, inizia l’esodo della Chiesa verso la comunione eterna con Dio. Un cammino accompagnato dalla presenza costante del Risorto, nuova guida dell’umanità.

La Visitazione di Philippe de Champaigne
Philippe de Champaigne, La Visitazione -1643

Dal Sinai a Nazaret: la trasfigurazione di un simbolo

L’Arca di acacia rivestita d’oro, ornata di cherubini, fu costruita per contenere la Parola di Dio scolpita su pietra. Ma nella nuova Alleanza, è il corpo di Maria a diventare il “tabernacolo non fatto da mano d’uomo”, in cui la Parola si fa carne (Gv 1,14).

Come l’antica Arca, anche Maria è associata alla guida, alla protezione e al cammino. Non a caso, l’evangelista Luca descrive Maria “in fretta” verso la casa di Elisabetta (Lc 1,39), rievocando l’itineranza dell’Arca che accompagnava il popolo d’Israele nell’esodo. E la gioia danzante del piccolo Giovanni nel grembo di Elisabetta richiama la danza di Davide davanti all’Arca ritrovata (2Sam 6,16).

Specchio in cui riflettersi

Maria non è solo colei che porta Dio, ma anche colei che riflette, come uno specchio purissimo, la sua luce. È per questo che ogni credente può, e deve, guardarsi in Lei. Nella sua docilità, nel suo silenzio operoso, nella sua prontezza d’animo, Maria insegna a vivere custodendo la Parola e lasciandola germogliare nella vita quotidiana.

Come osservava san Giovanni Damasceno, “era necessario che Colei che ha portato il Logos, abitasse nei tabernacoli del Figlio suo”. È la logica dell’assunzione: Maria viene glorificata perché ha saputo accogliere, servire e donare.

Ma in quella gloria celeste c’è posto per ogni anima che, come lei, diventa “arca” del divino. Ogni gesto di amore, ogni frammento di Vangelo vissuto, ogni parola che risuona nel cuore è un piccolo seme di eternità.

Fragranza di grazia, invito alla speranza

Maria è, dunque, specchio in cui riflettersi, profumo in cui respirare la dolcezza del cielo, paradigma in cui ritrovare la direzione del nostro pellegrinaggio interiore. In Lei, si coniugano la forza della fede e la delicatezza del servizio, la bellezza della lode e la concretezza della carità.

Come l’Arca, Maria non trattiene Dio per sé, ma lo consegna al mondo. Ogni volta che corriamo verso gli altri, con spirito di servizio e cuore spalancato alla grazia, diventiamo anche noi piccoli portatori della Presenza divina.

In questo mese di maggio, lasciamoci dunque interrogare: quali parole porto dentro di me? Quale alleanza custodisco? Il mio cuore è tabernacolo o soltanto ripostiglio?

Maria, Arca dell’Alleanza, non è solo una verità di fede, ma anche è un invito a lasciarsi trasfigurare, a divenire, in un perpetuo andare, dimora viva del Verbo e presenza ardente di carità nel mondo.

In cammino con Maria, Arca dell’Alleanza

La luce mariana ci invita a un cammino non solo devozionale, ma profondamente trasformativo. Maria, nuova Arca dell’Alleanza, non è soltanto icona di contemplazione, bensì è un orizzonte aperto.

In una chiosa riepilogativa, si ribadisce ancora che Maria è grembo accogliente, custode attiva della Presenza. In Lei, la Parola si fa carne; in Lei, l’Alleanza trova dimora viva e ardente.

Ma anche noi, come ‘piccole arche itineranti’, siamo chiamati a custodire la Parola, ad accendere frammenti di luce, ad abitare lo spazio della grazia. Ogni cuore può diventare tabernacolo; ogni gesto di carità, “arca che trasporta il Dio vivente nel mondo”.
Come Maria, siamo chiamati a muoverci “in fretta”, non per fuggire, ma per portare speranza. È bene, invero, non lasciarsi sopraffare dalle ansie, dalle paure e dalle distrazioni del mondo. Le preoccupazioni, spesso travestite da urgenze, sono zavorre che appesantiscono il passo e allontanano dalla Presenza divina.

Maria, invece, ci insegna a camminare leggeri, a procedere “in fretta” per amare più “in fretta”, per servire senza indugi, per “scegliere il bene come destinazione certa”.

Il profumo della fede, che Maria diffonde col suo “sì” silenzioso e coraggioso, insegna che il cammino spirituale non è evasione, ma discesa nel quotidiano, nel dolore altrui, nella concretezza dell’amore. Così, se sapremo riflettere il suo volto, anche noi potremo diventare “segno” e “presenza”, nella liturgia della vita.

Infine, si propone un’esortazione: Maria, Arca luminosa, donaci il coraggio di custodire l’essenziale, di portare la Parola oltre le paure, di essere voce di Speranza per chi ancora cammina nel buio. E come Te, insegnaci a servire, a lodare, a credere … anche quando il cammino si fa notte.

 

Luisa Trovato