Ue / Dalla Dichiarazione di Schuman il processo di unificazione europea compie 75 anni

0
42
Ue

“La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”.

Sembrano proprio alcune delle affermazioni di uomini politici europei, standardizzate al punto di risuonare persino stereotipate, che si rincorrono in questi giorni in cui le speranze di giungere a una pace duratura in Ucraina appaiono destinate se non a naufragare, quanto meno ad arenarsi. Adempiendo a una sorta di vuoto rituale, dovuto più che creduto, forse pure da chi le proferisce.Unione europea

Il processo di unificazione europea compie 75 anni

Ma in realtà rispondono a un sincero auspicio, non ancora realizzato, che compie oggi 75 anni. Esse segnano l’inizio del processo di unificazione europea, con la proposta del Ministro degli Esteri francese Robert Schuman, di dare vita alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Accolta lo stesso 9 maggio 1950 dal cancelliere tedesco Konrad Adenauer. E seguita il giorno seguente, dall’adesione del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.
Da allora, dopo i primi decenni di ampia armonizzazione delle procedure, da cui ogni paese aderente ha tratto evidenti benefici, negli ultimi anni il percorso di progressiva unificazione si è rivelato più accidentato. Man mano che le normative si facevano sempre più stringenti e autarchiche, è divenuto sempre più difficile riconoscere a molte di esse un valore fondativo e così accoglierne il tenore cogente.

Così ci si interroga su dove, come e quando, abbia iniziato a smarrirsi lo slancio ideale iniziale. Se molteplici e concorrenti possono essere le ragioni di un declino stesso dell’idea unitaria, che giorno per giorno pare smarrirsi nella percezione comune, una ne costituisce la causa prima.  L’abbandono, prima, e il disconoscimento, poi, delle proprie radici cristiane. Invece di evolvere in Europa dei popoli, è così degradata in Europa dei poteri: finanziario, burocratico, lobbystico.

Schuman De Gasperi Adenauer
Da sx: Schuman, De Gasperi, Adenauer

L’idea di unificazione europea di tre grandi leader

Oggi più che mai va ribadito che la vera idea di Europa comune e poi unita, è di quei tre grandi.  Leader impareggiabili del cattolicesimo democratico, accomunati da un vissuto molto simile.  Invisi ai regimi dittatoriali da cui dovettero rendersi irreperibili per la loro incolumità. Forti di una profonda cultura umanistica e d’un indefesso impegno politico che traeva linfa dal Vangelo. Figli di terre, Alsazia e Lorena i primi due, Trentino il nostro, che per le alterne vicende di conflitti senza fine avevano visto la loro gente spesso cambiare ordinamenti e bandiere. Restando però sempre ancorata a valori etici non scalfibili dai ripetuti mutamenti delle linee di confine.

Emblematiche le loro massime, a testimonianza di una visione frutto di una fede indefettibile. Schuman: “La democrazia è nata e si è sviluppata con il cristianesimo. Essa è nata quando l’uomo, secondo i valori cristiani, è stato chiamato a valorizzare la dignità della persona, la libertà individuale, il rispetto dei diritti degli altri e l’amore verso il prossimo”.

Adenauer: “Uno dei principi fondamentali del Cristianesimo è l’amore del prossimo e il rispetto del prossimo. Ora, questo principio non vale soltanto per l’individuo, ma anche per l’atteggiamento dei popoli, gli uni nei confronti degli altri”.

Robert Schuman
Robert Schuman

De Gasperi: “Se affermo che all’origine di questa civiltà europea si trova il cristianesimo, intendo parlare del retaggio europeo comune. Di quella morale unitaria che esalta la figura e la responsabilità della persona umana col suo fermento di fraternità evangelica”. Cristallino il loro idem sentire.  Che si fonda su un principio di fratellanza di tutti i popoli europei in quanto Societas Christi.

L’identità dell’Europa secondo San Giovanni Paolo II

Come ricorda San Giovanni Paolo II l’identità dell’Europa come patria comune si forma grazie alla evangelizzazione, che ha dato l’avvio alla civilizzazione dei suoi popoli e alle loro culture.  E’ il processo di inculturazione della fede cristiana nel pensiero greco-romano, che per il Santo Padre ha abbrivio nel discorso di Paolo all’Aeropago, sulla resurrezione della carne (At 17,32). Se salutato dai più con scetticismo, viene accolto da Dionigi l’Aeropagita e altri che aderiscono e credono. Figure antesignane del futuro cittadino europeo moderno (Pensando Europa, 2005). Che può prefigurarsi e sentirsi tale, solo nell’accezione di un’identità maturata in due millenni. Per cui senza di essa, patrimonio comune pure ai non credenti, l’Europa semplicemente non è!

Per questo il destino dell’U.E. riposa nella volontà di perseguire l’idea originaria di Schuman.  “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. Un passo dopo l’altro, tra successi, spinte in avanti e repentine retromarce, per poi ritornare ad avanzare verso l’unità”. In ciò nutriamo fiducia; tutti sotto la corona di dodici stelle splendenti su quello sfondo azzurro.

Giuseppe Longo