Vangelo domenica 23 ottobre / E’ necessario un cuore umile per accogliere la grazia di Dio

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parabola del pubblicano e del fariseo

Canto al Vangelo domenica 23 ottobre ( Cfr,2 Cor 5,19 )

Alleluia, alleluia. Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. Alleluia

 Vangelo domenica 23 ottobre ( Lc 18,9 – 14 )

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore.

Riflessione sul vangelo domenica 23 ottobre

La Liturgia di questa domenica presenta il brano del Vangelo di Luca nel racconto della parabola del pubblicano e del fariseo che salirono al Tempio per pregare.
Gesù racconta questa parabola per alcuni che si ritenevano giusti e disprezzavano gli altri.parabola del pubblicano e del fariseo

Il fariseo della parabola stando in piedi nel tempio, nella sua preghiera elencava tutti i suoi meriti guardando il pubblicano con disprezzo. In realtà non parlava con Dio ma con il proprio io.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Gesù con il racconto di questa parabola evidenzia l’importanza dell’umiltà, condizione necessaria per accogliere la grazia di Dio. Attraverso questa parabola Gesù presenta i due possibili atteggiamenti che l’uomo può assumere nella preghiera: quello superbo del fariseo o quello umile  del pubblicano.

Gesù loda la preghiera dell’umile che davanti a Dio riconosce la propria miseria confidando nella di lui misericordia.
Il cristiano deve costantemente chiedere la grazia della povertà di spirito, di quella povertà cioè che rende consapevoli della propria miseria e di essere bisognosi dell’amore misericordioso di Dio.

Il povero in spirito tutto spera in Dio e in ogni cosa confida nel suo amore. Come prega il Salmista biblico nel Salmo Responsoriale di questa domenica: “Il povero grida e il Signore lo ascolta. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode”.

Letizia Franzone

 

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